Atto n. 3-02734 (con carattere d'urgenza)

Pubblicato il 5 aprile 2016, nella seduta n. 603
Svolto nella seduta n. 680 dell'Assemblea (15/09/2016)

MARINELLO - Ai Ministri della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

il regolamento concernente la produzione e la commercializzazione del sale alimentare, approvato con decreto ministeriale 31 gennaio 1997, n. 106, definisce sale alimentare "il prodotto ottenuto dall'acqua di mare, dai giacimenti salini sotterranei oppure dalle salamoie naturali" (art. 2, comma 1) e dispone inoltre che "Il sale di altre origini, in particolare il sale ottenuto come sottoprodotto da procedimenti industriali, non può essere destinato all'alimentazione umana" (art. 2, comma 2);

d'altra parte, le esigenze di numerose industrie (chimiche, elettrolitiche, medicali, eccetera) richiedono l'impiego di un sale denominato ricristallizzato o iperpuro, che è prodotto con procedimenti industriali e quindi caratterizzato da proprietà incompatibili con l'alimentazione umana; tale sale ricristallizzato, pur provenendo da giacimenti salini sotterranei, non è estratto nella sua naturale consistenza mineraria, ma è ottenuto in forma di salamoia artificiale, attraverso l'immissione nel giacimento salino di acqua industriale che scioglie sale e terriccio di copertura sino a saturarsi; quindi la salamoia satura viene "depurata" mediante l'impiego di reattivi chimici, quali il carbonato di sodio e l'idrossido di sodio che, separando il cloruro di sodio dai fanghi trascinati dalla salamoia, eliminano tuttavia anche gli altri sali (magnesio, calcio, potassio, zolfo), che sono elementi naturalmente propri del minerale e caratterizzati da una fondamentale efficacia nutrizionale; il processo si conclude con una successiva evaporazione dell'acqua e concentrazione della salamoia, ottenendo cloruro di sodio puro (99,9 per cento);

il sale così ottenuto non sembra integrare i requisiti prescritti dall'art. 3 del regolamento per essere destinato all'alimentazione umana; tale sale ricristallizzato, infatti, contiene quantità maggiori di sodio, elemento nocivo per la pressione arteriosa, ed è privo dei micro elementi che da una parte sono necessari ad un'equilibrata nutrizione e dall'altra danno gusto al sale naturale, estratto tal quale da miniera o da salina marittima e preparato per l'uso alimentare soltanto con selezioni granulometriche e cromatiche che non ne alterano la composizione naturale;

considerato che:

il sale ricristallizzato non sembra rientrare nell'esplicito divieto di impiego nell'alimentazione umana recato dall'art. 2, comma 2, citato, in quanto non può essere definito come "sottoprodotto"; cionondimeno, l'impiego di tale sale ricristallizzato per scopi alimentari porta con sé una serie di controindicazioni per il funzionamento fisiologico dell'organismo umano, potendo potenzialmente provocare effetti indesiderati per la salute dovuti al maggiore contenuto di sodio (maggiore dello 0,2 per cento) ed alla maggiore quantità che se ne consuma per compensare la perdita di sapore rispetto al sale naturale; a fini esemplificativi, si potrebbe immaginare il caso di bere acqua distillata (pura), che si adopera in casa per il ferro da stiro a vapore, al posto dell'acqua potabile, ricca di oligominerali naturali;

le informazioni che l'articolo 5 del regolamento obbliga a riportare nell'etichettatura e nelle confezioni del sale alimentare sembrano non solo manifestamente insufficienti per garantire la tutela del consumatore, ma anche fuorvianti: il consumatore non sa di poter ingerire sale prodotto chimicamente, poiché per una completa informazione non basta sapere, come semplicemente richiede il regolamento, che il sale ricristallizzato proviene da giacimenti sotterranei se non si apprende che non è stato estratto così come un mare incontaminato lo ha depositato 6 o 7 milioni di anni addietro;

il consumatore deve sapere che il sale ricristallizzato, naturalmente formatosi nel giacimento, è stato disciolto in acqua industriale, formando una salamoia che non ha i requisiti prescritti per l'uso nell'alimentazione umana, e che è stato poi "depurato" industrialmente mediante l'impiego di reattivi chimici, eliminando fanghi ma anche magnesio, solfati, calcio, potassio, con correlativo incremento del contenuto di sodio;

la carenza di informazioni circa i processi di lavorazione del sale da una parte tradisce la marcata propensione dei cittadini per il consumo di prodotti naturali e non ottenuti industrialmente, dall'altra mette in discussione la garanzia della tutela della salute, evidenziando ormai l'inadeguatezza, per tale profilo, del regolamento n. 106 del 1997,

si chiede di conoscere quali concrete e sollecite misure i Ministri in indirizzo intendano adottare per regolare la produzione e la commercializzazione del sale alimentare, al fine di garantire una corretta informazione dei cittadini consumatori e quindi tutelare il loro diritto alla salute.