Atto n. 1-00246

Pubblicato il 25 febbraio 2010, nella seduta n. 342
Esame concluso nella seduta n. 343 dell'Assemblea (02/03/2010)

BRICOLO , BODEGA , MAZZATORTA , ADERENTI , BOLDI , CAGNIN , DIVINA , FILIPPI Alberto , FRANCO Paolo , GARAVAGLIA Massimo , LEONI , MARAVENTANO , MAURO , MONTANI , MONTI , MURA , PITTONI , RIZZI , STIFFONI , TORRI , VACCARI , VALLARDI , VALLI

Il Senato,

premesso che:

l'immigrazione rappresenta per il nostro Paese, in virtù delle sue caratteristiche geo-morfologiche e della sua collocazione geografica, un fenomeno di primario impatto sociale, politico ed economico, che richiede l'implementazione di politiche mirate, modulate nel lungo periodo;

fino alla XV Legislatura, gli interventi legislativi che hanno caratterizzato la politica nazionale in materia di immigrazione rappresentano la risultante di un approccio parziale e limitato al fenomeno, finalizzato a regolarne gli effetti di più evidente impatto sociale, ma privo di una sensibilità alla programmazione dei flussi di ingresso, in una prospettiva di intervento integrata alle azioni sul piano internazionale e comunitario;

ormai da alcuni anni l'Unione europea ha evidenziato l'importanza di un approccio globale alla materia dell'immigrazione, fondato su un solido partenariato con i Paesi terzi ed integrato con le altre politiche dell'Unione; in particolare, la comunicazione del giugno 2008 dal titolo "Una politica d'immigrazione comune per l'Europa" ha evidenziato come per gestire efficacemente i flussi d'ingresso le questioni migratorie debbano essere integrate nella cooperazione allo sviluppo e nelle altre politiche esterne dell'Unione;

nell'ambito di questo approccio globale al tema dell'immigrazione, l'Unione europea ha espressamente individuato tra i suoi compiti l'assistenza per rafforzare la gestione delle frontiere nei Paesi terzi, potenziare le capacità delle guardie di frontiera e dei funzionari addetti all'immigrazione, finanziare campagne d'informazione sui rischi dell'immigrazione irregolare, sviluppare l'uso di tecnologie biometriche per rendere più sicuri i documenti di viaggio o d'identità;

con il Patto europeo sull'immigrazione e sull'asilo, adottato il 16 ottobre 2008 (doc. 13440/08), il Consiglio europeo ha ribadito la propria determinazione a combattere l'immigrazione clandestina, in particolare assicurando il ritorno nel loro Paese di origine o in un Paese di transito degli stranieri in posizione irregolare, e quindi impegnando gli Stati membri ad assicurare l'applicazione effettiva del fondamentale principio per cui "gli stranieri in posizione irregolare nel territorio degli Stati membri devono lasciare tale territorio";

a dispetto di queste ferme prese di posizione nei confronti dell'immigrazione, il contributo dell'Unione europea nella lotta all'immigrazione clandestina non appare, ad oggi, ancora sufficiente, soprattutto per i Paesi frontalieri del Mediterraneo, come l'Italia, maggiormente esposti al problema dell'immigrazione clandestina via mare;

come ribadito dal Ministro dell'interno Maroni in occasione della presentazione del progetto "Across Sahara II" (l'iniziativa di cooperazione con Libia e Niger per la gestione delle frontiere dell'immigrazione) non si può arginare la clandestinità solo con le forze di polizia, poiché il fenomeno va affrontato sviluppando nei Paesi di origine condizioni economiche che trattengano e che prevengano i flussi migratori;

dall'inizio della XVI Legislatura, la maggioranza di Governo ha adottato numerosi provvedimenti volti a gestire con responsabilità i flussi migratori - anche a seguito dell'accoglimento dell'ordine del giorno che ha impegnato il Governo a non emanare per il periodo di due anni nuovi decreti flussi - da un lato, introducendo misure di rigore a tutela della sicurezza pubblica e, dall'altro, promuovendo strumenti idonei a favorire l'integrazione e a garantire una pacifica convivenza tra cittadini e immigrati regolari;

a tale proposito, oltre alle misure finalizzate a rendere effettiva la distinzione tra immigrazione regolare e irregolare (quali l'introduzione di "un'aggravante di clandestinità", l'incremento delle sanzioni per il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori privi di titolo di soggiorno valido, l'introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, la riforma della disciplina delle espulsioni), di primario rilievo appare l'introduzione dell'accordo di integrazione ad opera della legge 15 luglio 2009, n. 94, destinato ad essere un valido strumento a disposizione degli stranieri che vogliono lavorare ed inserirsi nella nostra società;

nel commentare il meccanismo dell'accordo di integrazione, che sarà a breve operativo grazie all'adozione di un atto amministrativo attuativo dell'articolo 4-bis del testo unico sull'immigrazione (di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e successive modificazioni ed integrazioni), anche esponenti sensibili all'assistenza umanitaria agli immigrati - come monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes - hanno riconosciuto come il permesso a punti, nei Paesi in cui è stato sperimentato (Germania, Canada, Svizzera, Australia), sia risultato efficace;

particolarmente efficace si è rivelata, nell'ultimo anno, la politica di "riconsegna" alla Libia degli immigrati irregolari, la quale ha portato alla riduzione degli sbarchi pari al 90 per cento rispetto all'anno precedente, evitando così il dramma delle tanti morti in mare;

secondo il rapporto sull'immigrazione irregolare "Cittadini senza diritti. Rapporto Naga 2009. Ingombranti inesistenze", il tempo medio di permanenza in Italia degli stranieri irregolari è notevolmente aumentato negli ultimi anni: nel 2003 i cittadini stranieri incontrati dal Naga presenti in Italia da meno di un anno erano pari al 53 per cento del totale degli stranieri; nel 2008 essi erano pari solo al 25 per cento, mentre i cittadini stranieri presenti in Italia da quattro o più anni erano pari al 30 per cento; tali dati confermano come il problema dell'immigrazione irregolare riguardi non solo i flussi di ingresso, ma anche la permanenza sul territorio nazionale,

impegna il Governo:

a strutturare la politica nazionale in materia di immigrazione secondo l'approccio globale promosso dall'Unione europea, proseguendo ed implementando la politica della cooperazione bilaterale e multilaterale finalizzata a prevenire i flussi dell'immigrazione irregolare e sostenendo nel contempo la dimensione "migrazione e sviluppo";

a proseguire nell'attuazione delle nuove misure di contrasto all'immigrazione clandestina introdotte, da ultimo, dalla legge 15 luglio 2009, n. 94;

a garantire l'attuazione delle misure, volte ad una migliore integrazione degli stranieri, contenute nella medesima legge, tra cui l'accordo di integrazione ed il test di lingua per l'ottenimento del permesso di soggiorno CE per lungo-soggiornanti, al fine di rendere effettivi tali strumenti come meccanismi che orientino gli stranieri regolari verso comportamenti responsabili e che, contestualmente, ne promuovano un'integrazione nella realtà italiana;

a monitorare il rapporto tra l'immigrazione ed il lavoro, al fine di evitare che, nell'attuale congiuntura di crisi economica, siano adottate politiche di gestione dei flussi di ingresso che non corrispondano alle effettive esigenze del mercato e che siano adottati provvedimenti di regolarizzazione degli stranieri irregolari che, oltre a non corrispondere alle medesime esigenze, sono vietate dal citato Patto europeo per l'immigrazione e l'asilo.