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Il Presidente: Discorsi

XX riunione dell'Associazione dei Senati d'Europa

Intervento del Presidente del Senato nella discussione sul dialogo euroafricano

Signor Presidente, gentili colleghi,

ho trovato di grande interesse gli interventi e il dibattito della prima Sessione del nostro incontro e vorrei innanzitutto ringraziare il Presidente Larcher per avere inserito nell'Agenda dei lavori il tema del "Dialogo euro-africano delle Seconde Camere". Porto ai colleghi, in particolare ai colleghi dei Senati africani che incontro per la prima volta, il saluto e l'amicizia del Senato italiano.

Europa, Mediterraneo ed Africa sono legate da una comune prospettiva; sono infatti convinta che gli equilibri globali - e a maggior ragione quelli europei - saranno determinati in misura rilevante anche da ciò che accadrà nei prossimi decenni nel continente africano. Gli indicatori demografici e parlano chiaro: si stima che la popolazione africana passerà da 1 miliardo 200 milioni di oggi a 4 miliardi di individui a fine secolo. Un africano su due ha oggi meno di 18 anni; dunque una popolazione numerosa e giovanissima. Una risorsa umana rilevantissima, che si aggiunge alla ricchezza naturale del continente africano.

Un futuro di sviluppo, non un destino di migrazione, deve attendere una popolazione così giovane e numerosa.
Il continente africano è oggi teatro di dinamiche complesse sul piano dello sviluppo politico, economico e sociale. Mentre alcuni paesi stanno conoscendo notevoli tassi di sviluppo significativi- pur in presenza di disuguale distribuzione della ricchezza - una parte del continente è ancora esposta alle conseguenze dell'insufficienza alimentare, delle malattie, dei problemi ambientali, del sottosviluppo.

Sul piano politico però, è incoraggiante che leclassi dirigenti africane avvertano sempre più l'urgenza di superare la sola dimensione nazionale per far crescere politiche di integrazione e di dialogo a livello continentale e subcontinentale.
Da questo punto di vista guardo con grande interesse e rispetto alla recentissima entrata in vigore, solo pochi giorni fa, dell'Accordo per la realizzazione di un'area africana di libero scambio, sottoscritto finora da 48 su 54 paesi dell'Unione Africana. Questo Accordo ha in sé il potenziale per trasformare radicalmente l'economia africana, perché rilanciando il commercio interno creerebbe la più grande area di libero scambio al mondo, con un bacino di quasi un miliardo di consumatori.
Quindi, da un lato, ci sono fenomeni di orgoglioso rilancio dello sviluppo e dell'integrazione africana.
Dall'altro lato, rimane la forte preoccupazione per molti casi di fragilità statuale e soprattutto per le questioni di sicurezza. Molti paesi africani sono minacciati dall''integralismo religioso e dal diffondersi dell'azione militare jihadista, foriera di crisi e instabilità in molte parti del continente africano.
Ho già detto che il futuro del mondo è in Africa: lo dimostra l'interesse verso questo continente da parte dei grandi attori mondiali, Cina in primis.

L'Europa più di ogni altro attore mondiale è direttamente interessata al futuro dell'Africa, per la sua vicinanza geografica, per i profondi legami storici e culturali, per evidenti ragioni economiche di reciproco interesse. Tutto ciò che accade in Africa - si tratti di instabilità politica, di conflitti o di crisi ambientali o economiche - ha riflessi immediati per il continente europeo, come i flussi migratori dimostrano. Ma non basta limitare lo sguardo agli effetti ultimi delle dinamiche migratorie, che pure tanta parte hanno avuto nel dibattito politico e nelle inquietudini delle opinioni pubbliche europee di recente.
Sui temi di uno sviluppo sostenibile per il continente africano l'Europa è chiamatafinalmente a darsi una strategia all'altezza della sfida e serve una mobilitazione politica e finanziaria straordinaria, un nuovo Piano Marshall [Màrscial] per l'Africa, ma anche e soprattutto un approccio culturale e politico nuovo che crei sinergie positive fra interventi pubblici e privati e crescita economica e sviluppo sociale nei paesi interessati. Sotto questo profilo il negoziato sul bilancio pluriennale dell'Unione europea ha fatto segnare una partenza con segno positivo e mi auguro che questa tendenza verso maggiori investimenti per l'Africa sarà confermata anche dalle future istituzioni europee.

Africa ed Europa sono sempre più legate da sfide e interessi comuni che richiedono soluzioni comuni, che potranno essere elaborate a patto di lasciarsi alle spalle, da ambo le parti, vecchipregiudizi e diffidenze, legate a visioni paternalistiche o ad antiche recriminazioni postcoloniali.
Per scrivere una storia comune, non dobbiamo avere lo sguardo rivolto al passato, ma al futuro: la sfida è costruire un domani di sviluppo, diritti e benessere per tutti. Europa, Mediterraneo e Africa potranno vincere questa sfida se sapranno unire volontà politica, energie, risorse.

In questo sforzo, un ruolo non secondario spettaproprio ai nostri parlamenti, che insieme alle istituzioni europee e a quelle africane, possano svolgere un ruolo molto rilevante nello stimolare, elaborare e monitorare le nuove politiche di sviluppo.
E per farlo abbiamo bisogno di valorizzare la dimensione intercontinentale della nostra diplomazia parlamentare, conoscere più a fondo le situazioni nazionali e regionali, scambiare informazioni e buone pratiche, moltiplicare gemellaggi e scambi fra i gruppi di amicizia. Intensificando le nostre occasioni di conoscenza e di incontro euro-africano impareremo a superare antichi pregiudizi e a collaborare per il bene comune.
Vi ringrazio per l'attenzione.



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