Open menu Close menu
Salta al contenuto principale
Il Presidente: Discorsi

XIX edizione del Seminario internazionale "Donne, Potere & Economia" della Fondazione Bellisario

Discorso pronunciato nell'Aula Magna dell'Università di Padova

Presidente, signore e signori,

consentitemi preliminarmente di ringraziare la Presidente Golfo e tutti coloro che si sono adoperati per la riuscita di questo appuntamento.Il seminario internazionale Donna, Economia & Potere, rappresenta un'occasione di confronto e di arricchimento di assoluto livello e sono certa che contribuirà a rafforzare la consapevolezza sulle sfide e sugli obiettivi prioritari dell'immediato futuro.

Giunto alla 19esima edizione, questo prezioso momento di confronto ha saputo scegliere anche in quest'occasione alcune parole fondanti che rappresentano una sintesi perfetta del cammino delle donne nella società italiana e non solo: cambiamento e innovazione, sostenibilità, competitività, sviluppo, crescita. Tutte declinate a 360 gradi e tutte inserite in quel contesto europeo che è il nostro naturale terreno di azione, pur con quella obiettiva distanza tra l'Europa che sognavamo e quella che viviamo nella quotidianità.
Una distanza da colmare, con passione, sacrificio e dedizione; così come c'è, a tutti i livelli, una persistente distanza tra il ruolo effettivamente esercitato dalle donne e le potenzialità che potrebbero in realtà essere espresse.

Lo sintetizza perfettamente il tema che avete declinato quest'anno: "Avanti donne: insieme per un futuro migliore'. Approfondito ed analizzato in tutte le sue sfaccettature, rappresenta certamente una base ineludibile per una analisi puntuale dello status quo, primo passo per poter rivolgere lo sguardo a quanto c'è ancora da fare e da cambiare nel nostro Paese.
Solo riconoscendo con obiettività e consapevolezza il ruolo della donna quale motore trainante dello sviluppo di un popolo, si possono effettivamente affrontare tutti i nodi e gli ostacoli che ne impediscono la piena affermazione.
Un processo ambizioso, che avete affrontato in maniera corretta ed efficace anche dal punto di vista metodologico.

Un dibattito costruito su tavoli di discussione mirati, che hanno viste impegnate molte donne e molti uomini provenienti dal mondo dell'economia, dell'imprenditoria ma anche della cultura, della ricerca, delle istituzioni, della politica, dei media, e più in generale dei diversi segmenti che compongono una società libera e orientata al progresso economico, civile e culturale come vuole essere la nostra.
D'altra parte la concretezza e l'ampio respiro dell'iniziativa rispecchiano a pieno la figura stessa di Marisa Bellisario: una donna di grande capacità imprenditoriale e manageriale, tenace e profondamente motivata, apprezzata a livello internazionale e che seppe sempre e comunque vivere questa dimensione senza mai perdere di vista la sua femminilità che, anzi, amava esaltare.

In questi due giorni avete a pieno ripreso lo spirito proattivo di Marisa Bellisario. Non limitandovi al mero confronto e alla condivisione di idee, ma guardando "tangibilmente" al futuro.
Su questo solco vorrei condividere alcune considerazioni. E per farlo vorrei usare due parole chiave, facce di una stessa medaglia ma che al contempo si intersecano: sfida e merito. Ma anche, la sfida del merito.
La storia dell'emancipazione femminile è ricca di esempi di donne che hanno vinto grandi sfide attraverso l'affermazione di sé in tutti i campi.
Alcune di loro sono entrate per sempre nell'immaginario collettivo nazionale, proprio per essere state le prime ad aver infranto quelle barriere che prima di allora sembravano infrangibili.

La stessa storia italiana recente potrebbe essere riletta in questa chiave: dal risorgimento alla resistenza, dalla Costituente agli anni del boom economico, dalle rivendicazioni degli anni 60 e 70 all'ottenimento di una parità sempre meno formale e sempre più sostanziale.
Si tratta quindi di un percorso concluso? Abbiamo raggiunto risultati soddisfacenti o comunque sufficienti?
Assolutamente no. La vera sfida dell'oggi e del domani, sempre da coniugare attraverso la meritocrazia, riguarda a mio avviso la qualità.
Qualità nei ruoli, nelle occupazioni, negli incarichi.
Anche qui tanto è stato fatto, anche in anni recenti. Penso ad esempio alla legge che ha introdotto le quote di genere nei consigli di amministrazione - non a caso parliamo della legge Golfo - e che ha rappresentato certamente una svolta e una sfida vinta.

Il vero traguardo non potrà quindi essere fissato semplicemente con un allineamento delle percentuali di partecipazione femminile al mercato del lavoro alle medie europee, ma attraverso una reale conquista del potere decisionale, dei ruoli di gestione, degli ambiti strategici.
Per farlo, c'è innanzitutto bisogno di rimuovere quegli ostacoli, soprattutto nella fase ascendente dei percorsi professionali, che ne limitano le potenzialità.
Tra questi, penso in particolare alla difficoltà di accesso a servizi per l'infanzia di qualità e a tutti gli strumenti, anche di welfare aziendale, che consentano alle donne di conciliare con tranquillità e senza rinunce la loro condizione di mamme e lavoratrici.

Il compito che investe tutti noi e che chiama direttamente in causa la politica - ma anche le istituzioni nel loro ruolo di garanti dei cittadini e di stimolo rispetto agli organi di governo - è proprio quella di creare le condizioni perché le donne lavorino e lo possano fare anche essendo mogli e madri.
"Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne, sono la colonna vertebrale della società". Sono parole nette, lucidissime, pronunciate da una donna eccezionale, la cui figura straordinaria non posso non richiamare: Rita Levi Montalcini.
Abbiamo il dovere di vincere la sfida più grande, che è la sfida del quotidiano.

Il mio impegno - e desidero fortemente dirlo da questa palco, in questa occasione-, non può che essere quello di incoraggiare il legislatore, e per suo tramite il governo, affinché anche in Italia vengano promosse politiche per la famiglia, la natalità e il lavoro.
Anche perché viviamo una contraddizione sociale ormai preoccupante e insostenibile.
Se da una parte, infatti, troppe sono le donne costrette ad abbandonare il lavoro per dedicarsi ai figli, dall'altra siamo il Paese con un tasso di natalità in costante calo dal 2008 ad oggi.
Secondo i dati Istat, lo scorso anno gli iscritti all'anagrafe sono stati appena 458.151mila, in calo di 15 mila unità rispetto all'anno precedente: il minimo storico per il nostro Paese dall'Unità.

È del tutto evidente che parlare di crescita, di sviluppo e di futuro non ha alcun senso se non si torna a parlare seriamente di natalità, di welfare, di sostenibilità
L'altra parola chiave è merito. Che è al tempo stesso un insieme di qualità ma anche una sfida affinché queste qualità siano riconosciute.
Fronteggiare i tanti, piccoli, sotterranei eppure persistenti stereotipi - o consuetudini stereotipate - costringono le donne a dover triplicare gli sforzi per vedere affermata la propria persona.
La stessa Bellisario, malgrado le sue grandi capacità, fu anche oggetto di pregiudizi che poi vinse attraverso l'impegno, la competenza, affermandosi attraverso il merito.
È un percorso, quest'ultimo, ancora incompiuto, sia sul piano materiale che su quello culturale.

Come ho già avuto modo di affermare in altre occasioni, questo processo deve ancora compiere alcune tappe importanti, nell'economia, nell'impresa, in ogni campo dell'attività umana, così come nella consapevolezza degli individui e delle società alle quali appartengono.
Ecco perché saluterò con entusiasmo il giorno in cui il merito sarà l'unico criterio di scelta e non sarà più considerato un fatto straordinario che le donne siedano ai vertici delle grandi imprese, così come delle massime Istituzioni di uno Stato.
Premiare il merito, vederlo affermato è una sfida che ci coinvolge tutti, interessa tutte noi. Ma per farlo dobbiamo muoverci insieme per un futuro di parità, per uscire da questa condizione di straordinarietà che accompagna la nostra presenza.

È un obiettivo. È un dovere. Delle istituzioni e di ogni cittadino.
E dobbiamo assicurarci che ogni donna maturi la coscienza di quel che può raggiungere con le proprie forze e capacità, e contribuire a scalfire quel "soffitto di cristallo" che si frappone tra i propri meriti e i pregiudizi.
Iniziative come questa hanno anche questo fondamentale scopo, di parlare e far parlare delle difficoltà incontrate ma anche del successo nel superarle, di condividere esperienze, pratiche ed esempi virtuosi, che incoraggino ogni donna, in qualsiasi fase della vita si trovi, a dare ascolto alle proprie ambizioni e a raggiungere i propri traguardi.
Perché - e faccio mie ancora una volta le parole di Levi Montalcini - rivolgendomi soprattutto alle giovani donne presenti: "nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità. Bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva. Bisogna coltivate il coraggio di ribellarsi".



Informazioni aggiuntive