Visita al Contingente italiano della missione UNIFIL in Libano
Signor Ministro, Signor Generale, Carissimi Militari,
sono lieta e onorata di essere presente qui a Shama oggi, insieme al Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, per portare il saluto e la riconoscenza del Senato della Repubblica e dell'intero paese ai militari italiani della missione Unifil.
L'Italia è presente in Libano con un proprio contingente da quasi 40 anni ininterrottamente, nell'ambito del mandato dell'ONU che conduce qui una delle sue più rilevanti operazioni di pace. Sono attualmente 42 i paesi del mondo e oltre diecimila gli uomini impegnati nella missione. Si tratta di un grande sforzo multilaterale, a cui l'Italia partecipa con convinzione e responsabilità, che si esplica in un teatro complesso, delicato, attraversato da molteplici contrapposizioni e conflittualità.
La sicurezza del Libano ha infatti un'importanza cruciale per tutto il Medio Oriente e gli obiettivi perseguiti da Unifil 2, sono volti a disinnescare le tensioni in una regione sconvolta negli anni da guerre e instabilità.
Basti pensare alla drammatica crisi siriana e agli impatti politici e sociali che essa ha sulla situazione libanese, in particolare riguardo alla gestione dell'emergenza dei profughi che hanno trovato rifugio in maniera massiccia nel paese dei cedri, e che oggi costituiscono oggi circa un terzo della popolazione.
L'impegno dell'Italia in Libano è coerente con il ruolo che il nostro paese svolge per la promozione dei processi di pace in varie aree del mondo, dai Balcani, al Mediterraneo, dal Medio Oriente all'Africa.
Tale impegno, dobbiamo ribadirlo sempre, è funzionale alla nostra stessa sicurezza, dato il carattere sempre più interdipendente delle crisi regionali, che non vanno più considerate come territorialmente circoscritte e data la natura sempre più "asimmetrica" delle minacce alla convivenza civile, in particolare il terrorismo di matrice jihadista, come abbiamo purtroppo visto nel recente attentato di Strasburgo in cui ha perso la vita anche il giovane Antonio Megalizzi.
UNIFIL - che per la quarta volta è sotto comando italiano - ha acquisito un carattere di forte italianità nella percezione dei libanesi, e non solo. Un'italianità che significa capacità di dialogo, equidistanza fra le parti, sensibilità verso la popolazione civile. Tutto questo giova alla credibilità e all'efficacia stessa della Missione quale strumento di stabilizzazione della Blue Line e di prosperità delle popolazioni residenti.
Qui come negli altri teatri che ci hanno visto e ci vedono impegnati viene riconosciuto un particolare "stile" che identifica le nostre Forze Armate, caratterizzato da equilibrio, trasparenza e sensibilità nei confronti della popolazione civile. Come ebbe occasione di affermare il Presidente della Repubblica Mattarella nel corso della sua visita al contingente UNIFIL nel maggio del 2016, "l'italianità" dei nostri militari" è "sinonimo di rispetto, generosità e giustizia". Non si può che essere d'accordo con le sue parole.
Il ruolo di UNIFIL è oggi più che mai necessario per allontanare lo spettro di un nuovo conflitto lungo la Blue Line, e per diminuire i rischi di un contagio su scala regionale.
E anche i recenti sviluppi al confine, con la scoperta dei tunnel che dal territorio libanese si estendono fino in territorio israeliano, confermano tale esigenza. Occorre dunque sostenere con forza UNIFIL e invitare tutte le parti ad operare con responsabilità e saggezza preservare la stabilità lungo il confine.
Del resto è lecito domandarsi cosa sarebbe accaduto senza l'apporto decisivo di Unifil 2, che dal 2006 a oggi ha assicurato condizioni di stabilità e prosperità a nord e a sud della linea del cessate il fuoco.
Sono infatti molteplici e articolate le attività condotte dalla missione. Il monitoraggio sulla cessazione delle ostilità lungo la Blue Line, con le continue operazioni di sorveglianza e perlustrazione; la costruzione della fiducia tra le parti, attraverso la comunicazione costante nell'ambito del Forum tripartito con Libano e Israele; il supporto al consolidamento delle forze di sicurezza libanesi; i progetti di cooperazione civile.
UNIFIL permette inoltre al popolo libanese di liberarsi dalla paura e dai danni della guerra, come è avvenuto con le operazioni di sminamento che hanno bonificato vaste aree di territorio e con i progetti di ricostruzione di infrastrutture e servizi.
Una missione che aiuta il paese a preservare un modello di convivenza tra culture e religioni diverse, che ha un carattere unico e del tutto peculiare in Medio Oriente, e a consolidare un sistema rappresentativo che, pur in presenza di criticità, consente una vivace competizione democratica.
La rilevanza del nostro paese è stata naturalmente accresciuta dall' azione di comando alla guida dei "Caschi blu" che, come ricordavo, l'Italia ha più volte ricoperto nel corso della storia di UNIFIL. Al Generale Stefano Del Col, che lo scorso 8 agosto ha assunto il ruolo di Comandante della missione nel solco della brillante tradizione dei suoi connazionali che lo hanno preceduto, esprimo i miei più vivi complimenti per l'efficacia che ha fin da subito impresso alla sua azione di comando e per l'equilibrio che sta mostrando in una contingenza particolarmente complessa come quella attuale.
E alla Brigata Garibaldi e al suo Comandante, il Generale Diodato Abagnara, che ha assunto il 18 ottobre scorso il Comando del Settore Ovest, auguro buon lavoro e soddisfazioni all'altezza della sua riconosciuta professionalità.
Sono dunque qui a ringraziarvi per la dedizione e la competenza con cui svolgete il vostro lavoro, che accresce il prestigio dell'Italia nella comunità internazionale e che assume ancora maggiore rilievo e responsabilità in virtù della doppia appartenenza che esprimete: quella nazionale e quella delle Nazioni Unite.
Desidero portare a voi e ai vostri cari il rispetto, la fiducia e l'affetto dell'Italia, nel ricordo del tributo di sangue versato dai caduti, anche italiani, sotto la bandiera di UNIFIL. Costruire la pace non è senza costo.
A tutti i nostri soldati impegnati nel mondo e a tutte le nostre Forze Armate va il nostro augurio e la nostra gratitudine.
Sono consapevole delle difficoltà, dei rischi e dei sacrifici che la vostra missione comporta e di quanto sia onerosa per voi la lontananza dagli affetti familiari e dalla patria.
Posso tuttavia assicurarvi che l'Italia non vi lascerà mai soli. Il nostro paese è orgogliosamente vicino ai propri militari impegnati per la pace in contesti difficili come quello del Libano.
Rinnovo il mio ringraziamento a voi tutti e porgo a voi e alle vostre famiglie i miei più sentiti auguri di Buon Natale e di un felice anno nuovo.