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Il Presidente: Discorsi

Violenza di genere: non si può mai parlare di assassinio per amore

Discorso pronunciato in occasione delle due giornate di dibattito organizzate il 12 e 13 aprile 2018 dal Consiglio Superiore della Magistratura sul tema della "Violenza di genere"

Signor Presidente, Signor Primo Presidente, Signor Procuratore Generale,
mi corre l'obbligo come prima cosa di rivolgere un apprezzamento sincero nei confronti degli interventi con i quali avete aperto - nel migliore dei modi - i lavori di questa importante e preziosa due giorni di confronto organizzata dal Consiglio Superiore della Magistratura.
Sono certa che il contributo che sarà fornito da tutte le sessioni rappresenterà un utile arricchimento ad un dibattito che, come purtroppo ci ricordano gli ancora troppo numerosi fatti di cronaca, deve avere ancora ulteriori approfondimenti.

Se mi voltassi indietro, anche solo a 10 anni fa, non potrei non affermare che il percorso è stato lungo, a tratti difficile, ma oggettivamente sono stati raggiunti grandi risultati. Tutto ciò è stato possibile in un limitato arco temporale, soprattutto grazie alla proficua collaborazione di tutti i livelli di governo coinvolti, senza dimenticare il contributo dato dalle forze dell'ordine, dalla Magistratura, l'Avvocatura, gli organi di informazione.
A questi ultimi vorrei rivolgere un auspicio personale: in questi delitti, al di là di ogni possibile apparenza, non si può mai parlare di assassinio per amore, o addirittura causato dal troppo amore. Si tratta purtroppo di un messaggio fuorviante: qui l'amore non c'entra, l'amore non uccide.

La Violenza di genere è, molto probabilmente, il tema sul quale sono intervenuta di più in tutti questi anni di impegno politico. L'ho fatto da senatrice con iniziative legislative - in un contesto, lo voglio sottolineare, sempre di grande intesa tra tutte le forze politiche -. Me ne sono occupata, ovviamente, da rappresentante del governo in qualità di Sottosegretario di Stato alla Giustizia; in ultimo, come ben sapete, ho avuto la possibilità e l'onore di affrontare la Violenza di genere dall'interno del CSM. Ed è proprio per questo, se mi consentite, che apprezzo in maniera autentica e totale il programma dei lavori di questa iniziativa, grazie alla quale sarà possibile realizzare una ancor più stretta collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti con quella che è e deve essere una battaglia culturale e sociale, ancorché normativa ed esecutiva.

Da un punto di vista legislativo non posso non sottolineare tutto quanto è stato fatto dal nostro Paese per fronteggiare una piaga altrimenti fuori controllo.
Già nel 2009, con la legge istitutiva del reato di "stalking", l'Italia si è dotata di uno strumento efficace per contrastare le molestie ripetute e aggravate che spesso sfociano in atti di violenza sessuale e, nelle forme più estreme, nell'omicidio.
Grazie al nuovo reato di cui all'articolo 612-bis del Codice Penale, l'Italia ha certamente colmato le lacune normative esistenti, allineandosi fattivamente a quella avanzata tradizione comunitaria che, anche attraverso diverse risoluzioni dedicate alla protezione dei soggetti deboli vittime di reato, ha saputo tracciare una strada certamente virtuosa.

Inoltre credo vada sempre sottolineato come il nostro Paese sia stato tra i primi firmatari della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata con la legge n. 77 del 2013.
Sempre nel 2013, con la c.d. legge sul femminicidio - che fa propri i principi della già citata Convenzione di Istanbul - abbiamo compiuto un ulteriore passo verso il miglioramento degli strumenti a disposizione per fronteggiare da ogni punto di vista questo inaccettabile fenomeno, sia sotto il profilo penale, sia per quanto riguarda gli interventi ulteriori in materia di atti persecutori.

Anche il Consiglio Superiore della Magistratura ha fatto a pieno la sua parte in questi anni. Sono certa, avendo partecipato ai lavori preparatori - curati dalla settima commissione -, che con le linee guida che saranno adottate definitivamente nelle prossime settimane ci sarà un ulteriore salto di qualità nella tempestività e nell'efficacia dell'azione giudiziaria.

In particolare saranno assicurati alcuni fondamentali principi.

  • Specializzazione della Magistratura e delle forze di Polizia Giudiziaria.
  • Priorità nella trattazione, garantendo una celere definizione; perché non si ripetano mai più casi come quello tristemente noto di Torino, dove la lentezza della giustizia ha fatto sì che, dopo 16 anni, sia scattata la prescrizione per gli aguzzini di una ragazza che all'epoca dei fatti aveva 16 anni.
  • Collaborazione piena tra uffici giudiziari e tutte le altre realtà territoriali coinvolte, dagli enti locali all'associazionismo e al volontariato.

Per quanto riguarda quest'ultimo punto, ritengo fondamentale il ruolo del terzo settore per sostenere e aiutare le vittime di violenza nella fase immediatamente successiva a quella della denuncia. La presenza sempre più diffusa di strutture specializzate nell'assistenza eviterà a queste donne, già in forte difficoltà, di dover subire un ulteriore odioso ricatto: se mi denunci, ti sbatto fuori di casa, ti rovino economicamente perché magari non sei autosufficiente. Di esempi, purtroppo se ne potrebbero fare molti.

Tanto è quindi stato fatto, tanto resta ancora da fare, anche perché i tempi della comunicazione digitale impongono a tutti, a partire dalle Istituzioni, di sapersi mettere in discussione ogni giorno, cercando di anticipare gli scenari futuri e fronteggiare quelle che potremmo definire "le nuove frontiere" di ogni sorta di crimine.

Trovo poi doveroso e condivisibile aver dedicato una specifica sessione dei lavori al punto di vista delle vittime; un punto di vista che deve sempre essere tenuto nel giusto conto, anche e soprattutto per capire quali devono essere gli strumenti "sociali" da mettere in campo a loro supporto.

Personalmente, visto che in passato ho pubblicamente citato il suo caso - emblematico sotto il profilo della crudeltà di partenza e della capacità incredibile che una giovane donna con un coraggio non comune ha saputo dimostrare - saluto e faccio i migliori auguri a Lucia Annibali, anche per l'avvio del suo nuovo impegno da deputato della Repubblica.

In conclusione vorrei però salutarvi con un piccolo aneddoto di qualche anno fa. Era il 2009 e stavo visitando un carcere in qualità di Sottosegretario, un'esperienza che andrebbe fatta almeno una volta nella vita. Ad un certo punto cattura la mia attenzione un detenuto, sguardo perso nel vuoto e atteggiamento quanto meno "strano". Quando mi dissero che si trattava di un autore di un delitto consumato tra le mura domestiche chiesi di parlargli qualche minuto. Lui accettò, e mi disse di aver capito, a distanza di anni, che uccidendo la sua compagna aveva ucciso anche se stesso. Fu proprio lui a sollecitare, per quel tipo di reati, pene più severe e soprattutto nuove misure interdittive, da applicare subito dalla prima denuncia.

Sono passati tanti anni. Lo Stato, in questo periodo ha messo in campo tutto quello che ho citato poc'anzi. Ma è proprio per questo che non dobbiamo accontentarci. Tutt'altro. Nessuna violenza e nessun delitto di genere deve essere accettato. Mai, e per nessuna ragione.



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