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Il Presidente: Discorsi

Vinitaly: qui c'è l'Italia migliore, che lavora, produce e innova

Discorso pronunciato all'inaugurazione della 52esima edizione di Vinitaly (Verona)

E' per me un vero piacere poter inaugurare la 52esima edizione di Vinitaly, un'eccellenza assoluta ed un vero e proprio fiore all'occhiello per Verona, per il Veneto, per l'intero Paese.
Qui c'è l'Italia migliore; l'Italia che lavora, che produce, che innova... che riesce a coniugare la sapienza delle tradizioni con l'innovazione tecnologica e con le opportunità rappresentate dalle nuove frontiere del commercio digitale.

Consentitemi anche un apprezzamento sincero alla straordinaria realtà fieristica veronese, di cui il Vinitaly rappresenta una delle tante eccellenze, a dimostrazione di come sia possibile costruire realtà virtuose ed in grado di reggere la competizione globale. Inoltre, trovo esemplare la capacità di creare un contesto ideale e continuo tra questo evento e la città, tutta protesa ad accogliere operatori e turisti e a presentare nel migliore dei modi la sua inimitabile bellezza e il suo patrimonio artistico e architettonico.

I dati che sono stati ricordati negli interventi introduttivi hanno ben delineato quale sia il valore in termini assoluti di questa manifestazione.
Ne voglio citare solo uno: gli operatori professionali presenti, provengono e quindi rappresentano 140 nazioni: questo significa che tutto il mondo potrà avere in questi giorni una fotografia in tempo reale di quelle che sono le nostre potenzialità. Non potrebbe esserci pubblicità migliore rispetto a ciò che siamo e a ciò che vogliamo essere in futuro.

Il mio legame personale con il Vinitaly è radicato nel tempo, anche grazie a tradizioni familiari che - come sanno bene tutti coloro che si sono occupati di un vigneto - segnano il destino delle persone in modo indelebile.
Sono venuta qui, la prima volta, tanto tempo fa. Negli anni ho sempre cercato di non perdere nessuna edizione di questo evento, perché oltre ad ammirare e a degustare la qualità dei vini e di tutti i prodotti esposti, al Vinitaly ho sempre rinvenuto la possibilità di percepire, concretamente, le tendenze eno-gastronomiche, e non solo, del presente e del futuro.

Trovo oggi una realtà sempre più dinamica, aperta alle sperimentazioni, in grado di costruire collaborazioni internazionali ai massimi livelli e, soprattutto, una capacità unica nel fare sistema. Il vino qui è sempre e comunque il protagonista assoluto, anche se arricchito e sostenuto dall'agro-alimentare, dal cibo, dall'olio extravergine.

Il vino quindi in tutte le sue declinazioni, presentato attraverso gli infiniti collegamenti con le arti, i mestieri, la musica, la moda, la cultura.
Il vino, in realtà, è tutto questo...e molto di più.
E' ambiente, è territorio. Il pensiero va agli straordinari paesaggi culturali frutto di secoli di passione, di rispetto per la madre terra, di coesistenza tra i bisogni dei popoli e le peculiarità dei fondi agricoli. Ognuno diverso dall'altro e, allo stesso tempo, ognuno capace di far nascere uve e prodotti inimitabili.

Parlare di vino significa parlare del frutto del lavoro dell'uomo; un lavoro prezioso: artigianale e industriale. Un lavoro che rappresenta la passione dei vinificatori di una volta, in grado di trovare sempre nuove soluzioni, straordinari procedimenti di invecchiamento, di conservazione, di imbottigliamento.
Un lavoro che rappresenta anche la fantasia e la capacità competitiva delle grandi etichette e delle imprese industriali, in grado di sostenere il lungo cammino verso l'eccellenza dei prodotti italiani identificando con le loro creazioni il meglio del Marchio Italia nel mondo.

Parlare di vino significa parlare dell'elemento qualificante della "tavola di ogni famiglia italiana" ed è, in questa prospettiva, il condensato di quella cultura millenaria che ci consente di poter coniugare salute, benessere, gusto e socialità.
Dai dettami della dieta mediterranea alle sperimentazioni della nostra cucina stellata - classica, di territorio o d'avanguardia - non c'è ricetta, non c'è singolo piatto che non sia stato pensato o ideato insieme al calice che lo accompagna, esaltandone i sapori.

Parlare di vino significa anche parlare di sicurezza alimentare. Ed è proprio nei momenti di criticità, come quello verificatosi a metà degli anni 80 - con lo scandalo delle sofisticazioni - che si può verificare se all'interno di un sistema produttivo ci sono le professionalità, le capacità, la visione per intraprendere un percorso tutto nuovo.
Da quel momento in poi il sistema Italia ha dimostrato di saper intraprendere strade mai battute in precedenza. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, i dati sulla diffusione nel mercato globale lo confermano. L'apprezzamento crescente per la qualità e la sostenibilità del vino italiano sono un vanto che dobbiamo, ogni giorno di più, rivendicare.

Parlare di vino significa parlare di rispetto, per se stessi e per gli altri. Bere bene, bere prodotti di qualità, significa bere in maniera responsabile. Dalla salute alla sicurezza stradale sono tante, tantissime, le iniziative che hanno saputo invertire tendenze che fino a qualche decennio fa potevano indurre a preoccupazioni anche di tipo generazionale. E anche all'interno di questi padiglioni gli spazi dedicati ad esempio alla guida sicura confermano un'attenzione estremamente significativa.

Parlare di vino significa parlare di riscatto sociale. Penso a chi gestisce con spirito solidaristico i terreni confiscati alle organizzazioni criminali; a chi attraverso l'apprendimento di una delle tante professioni legate a questo mondo costruisce, anche dall'interno di un carcere o di una comunità di recupero la propria nuova vita; a chi ha deciso, e penso alle tante nuove imprese agricole guidate da giovani e giovanissimi, di investire nella propria terra per costruire un futuro migliore per sé e per le rispettive comunità locali; penso alle tante donne al timone di imprese di eccellenza - e qui a Verona ci sono degli esempi di altissimo livello - che dimostrano ogni giorno di come la sensibilità femminile possa essere, nel concreto, un valore aggiunto; penso alle tante imprese, anche di medie dimensioni, che esportano in tutto il mondo superando anche le difficoltà derivanti dalla concorrenza sleale e la contraffazione.

Parlare di vino significa parlare di solidarietà; penso alle iniziative di sostegno lanciate dalle Città del vino a favore delle popolazioni vittime del terremoto; così come penso alle concrete iniziative dei produttori vitivinicoli a favore dei colleghi operanti in zone colpite dalle tante, troppe, calamità naturali.

Parlare di vino significa parlare dell'elemento ispiratore per antonomasia di compositori, scrittori, poeti, stilisti, artisti in genere. E' questa la nostra storia, la nostra unicità, ed è questo il modo attraverso il quale vogliamo che nel mondo si parli dell'Italia.

Come ho avuto modo di ricordare nel mio intervento di insediamento come Presidente del Senato, l'Italia detiene il primato di siti riconosciuti dall'UNESCO come Patrimonio dell'umanità.
Pensate che tra questi ben 3 siti - altro primato italiano - fanno riferimento alla cultura agricola e vitivinicola: il paesaggio culturale della Val d'Orcia, i paesaggi viticoli del Piemonte Langhe - Roero e Monferrato, la vite dello Zibibbo di Pantelleria.

La speranza, unanimemente condivisa, è che a breve possa essercene anche un quarto, visto che l'Italia ha ufficialmente presentato la candidatura per "le colline di Conegliano Valdobbiadene".

Ed allora è proprio con un simbolico calice di prosecco che brindo a questa edizione del Vinitaly e a tutti gli importanti traguardi futuri che, sono certa, non potranno che essere conseguiti grazie all'ingegno tipico degli italiani, arricchito dalla perseveranza e operosità veneta.



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