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Il Presidente: Discorsi

Scambio degli auguri con le Alte Cariche

Palazzo del Quirinale

Signor Presidente della Repubblica,

è con grande emozione che Le rivolgo, anche a nome del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Presidente della Corte Costituzionale e delle Autorità civili e militari presenti, i più sinceri auguri per le imminenti festività natalizie.

L'emozione odierna ha tante matrici.

Vi è innanzitutto il significato del ritrovarsi in presenza per il consueto scambio di auguri con le Alte Cariche, recuperando una tradizione istituzionale, interrotta lo scorso anno a causa della pandemia, che conferma oggi la sua forte valenza simbolica ed identitaria.

In una fase delicata di transizione sanitaria, economica e sociale del Paese, penso di interpretare un sentimento condiviso rivolgendoLe il più sincero ringraziamento per l'autorevolezza, la saggezza e l'equilibrio che hanno sempre ispirato il Suo operato e che L'hanno vista fedele ed attento interprete del ruolo di garante della Costituzione.

Lo scenario che ci troviamo oggi di fronte è profondamente cambiato. Per l'andamento dell'emergenza pandemica, per la situazione economica generale ed anche per il contesto internazionale in cui si inserisce l'azione del nostro Paese.

Parto dai primi due aspetti e dall'evoluzione della crisi che ci vede affrontare la fase di ripresa e insieme combattere con le recrudescenze nella diffusione del virus.

Alla fine di un anno di perduranti vulnerabilità, dobbiamo essere orgogliosi della nostra risposta alla pandemia. Abbiamo dimostrato responsabilità nel contenere il contagio e incisività nell'investire con coraggio e determinazione sulla ripartenza.

Purtroppo, ci stiamo confrontando con una crisi lunga e logorante, segnata da tante incognite e da un andamento ad intermittenza.

In questa fase di assestamento molto delicata, le Istituzioni hanno una accresciuta responsabilità nei confronti dei cittadini.

Tanti sono i bisogni e le istanze da tutelare, ma due sono le questioni prioritarie su cui concentrare il nostro intervento.

Da un lato, il superamento di una situazione emergenziale che ormai si protrae da quasi due anni. Dall'altro lato, la stabilizzazione del percorso di crescita economica e la definizione del modello di sviluppo del post Covid-19.

Entrambe le priorità trovano nella campagna vaccinale la prima risposta.

Tante sono le battaglie vinte nel corso del 2021 grazie alla diffusione dei vaccini. L'Italia si è affermata a livello internazionale come un modello virtuoso di gestione della pandemia. Negli ultimi mesi, non per casualità, ma per le scelte fatte, siamo riusciti a contenere il contagio e a difendere le attività economiche, sociali e culturali meglio di altri Paesi europei.

Decisivo è stato il comportamento dei cittadini. Gli italiani hanno dimostrato grande consapevolezza, animati dal forte senso di appartenenza ad una comunità che lotta insieme sotto l'egida del tricolore.

Lo confermano i dati delle ultime settimane sulla somministrazione di prime e terze dosi. Sono dati eloquenti, perché la pandemia può essere affrontata solo facendo tesoro degli strumenti che oggi ci consentono di superare la dipendenza dal virus.

Esemplare è stato il lavoro incessante di tanti medici e operatori sanitari, che hanno continuato a combattere al nostro fianco, mettendo competenze ed etica professionale davanti a tutto.

E determinante è stato il ruolo delle autonomie territoriali.

Penso all'impegno personale di tanti Sindaci, che sono stati in prima linea, in un rapporto di vera prossimità con i cittadini, nel risolvere con pragmatismo le tante fragilità alimentate dalla crisi.

Penso alla capacità dimostrata dalle Regioni di superare le divisioni e le differenze esistenti per costruire una rete di contenimento omogenea ed efficace.

Penso anche al contributo essenziale delle Forze armate e delle Forze dell'ordine, che hanno dato una grande prova di coraggio nel sostenere e accompagnare la corsa collettiva contro il virus.

A tutti loro rinnoviamo il nostro più sincero ringraziamento.

Evidentemente, non siamo ancora fuori dal guado. Tante sono le battaglie da affrontare, la guerra non è finita.

Per vincere una pandemia di portata globale, dovremo agire anche sul fronte internazionale, investendo sull'universalità della campagna vaccinale per combattere e prevenire la diffusione delle varianti. Perché dalla pandemia o si esce tutti insieme, o non se ne esce.

Oltre ai vaccini, la seconda risposta alle priorità del Paese viene dalla strategia per la ripresa economica.

Dopo il drammatico crollo del PIL che ha contraddistinto il 2020 e parte del 2021, nella seconda metà dell'anno stiamo registrando una forte spinta al rialzo dei principali dati macroeconomici, che portano l'Italia ad una ripresa più veloce di quella di altri partner europei.

Secondo gli esperti, non si tratterebbe di un "rimbalzo" temporaneo, ma di una tendenza strutturale, sostenuta dall'incremento dei principali fattori di crescita, dai consumi alla domanda di servizi fino agli investimenti e al lavoro.

Lo conferma l'immediata reazione di alcune agenzie internazionali di rating, che hanno promosso l'Italia per la solidità dei nostri trend economici. Una promozione confermata pochi giorni fa da una autorevole rivista britannica.

Se queste notizie ci inducono ad essere ottimisti, anche sul piano economico la cautela è d'ordine.

I nostri imprenditori si stanno confrontando con l'impennata dei prezzi di energia e materie prime e con ritardi e interruzioni nelle forniture. Ciò che si ripercuote soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione.

E poi rimangono ancora debolezze di sistema, tra cui la complessità del modello burocratico e la vischiosità dei meccanismi fiscali.

È evidente che l'occasione per affrontare questi problemi è ora o mai più, nella cornice del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ci sta impegnando su un pacchetto organico di riforme, investimenti pubblici e sostegno agli investimenti privati. Un'azione trasversale, che va dalle infrastrutture alla transizione digitale ed ecologica, dal rilancio delle imprese alla ricerca e alle Università.

Semplificare, semplificare e ancora semplificare è l'obiettivo centrale delle riforme, per fare dell'Italia un Sistema competitivo a forte capacità attrattiva.

Sugli investimenti essenziale è la sinergia con Regioni ed Enti locali per il superamento del divario tra Nord e Sud.

Su tutto il tempo sarà un fattore determinante. Abbiamo una chiara tabella di marcia. Ritardi o rallentamenti non sono ammessi.

E il Parlamento dovrà essere il principale garante di questi impegni.

Le Camere, che dovranno approvare circa l'80 per cento dei provvedimenti previsti dal PNRR, stanno già dimostrando grande rigore e serietà nel rispetto delle scadenze.

E questo conferma che la centralità del Parlamento, cuore pulsante della democrazia, non è un ostacolo alla rapidità e all'efficienza delle decisioni. Garantisce un reale confronto pluralistico senza compromettere le esigenze di certezza dei tempi.

Come avviene ogni giorno, anche di fronte a provvedimenti con migliaia di emendamenti, che richiedono un importante lavoro di mediazione tra le parti politiche, sempre in un costante dialogo con il Governo.

Quanto allo scenario internazionale, l'Italia ha dimostrato una rinnovata capacità di leadership nei grandi appuntamenti che l'hanno vista protagonista. Come nella presidenza del G20, laddove ha svolto un ruolo di primo piano nel rilancio del multilateralismo e nel consolidamento dei legami transatlantici.

Penso anche al Trattato tra la Repubblica italiana e quella francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, destinata ad assumere una valenza strategica anche nella cornice multilaterale dell'Unione europea.

Penso poi agli impegni assunti dalla COP-26 nell'ambito del Patto sul clima.

Un dibattito che, a livello nazionale, sta impegnando il Parlamento nella revisione dell'articolo 9 della Costituzione sulla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, ormai in una fase avanzata del suo iter.

Perché l'ambiente è un bene tanto più prezioso in una realtà come quella della nostra penisola che si confronta ogni giorno con le fragilità strutturali del proprio territorio e che deve orientare l'azione pubblica alla logica della prevenzione rispetto al dissesto idrogeologico.

Le tante calamità registrate anche nel corso del 2021 testimoniano che è necessario un cambio di paradigma.

Ce lo chiedono i cittadini che ancora oggi, a distanza di anni o decenni, si confrontano con le drammatiche conseguenze di eventi calamitosi del passato.

Ce lo chiede anche la realtà di una economia nazionale a forte vocazione turistica, che trova nell'ambiente e nel paesaggio una delle proprie materie prime più preziose.

Oltre a quella ambientale vi è però un'altra sfida, altrettanto globale ed ambiziosa, che vorrei richiamare.

Abbiamo celebrato pochi giorni fa la prima Giornata nazionale dello Spazio, un'importante occasione per diffondere consapevolezza sulle tante potenzialità e sui possibili apporti di un settore che è destinato ad influenzare le traiettorie dell'economia globale, e quindi gli scenari strategici internazionali.

Lo spazio sarà la quinta rivoluzione industriale della storia contemporanea. Offrirà risposte a molti dei problemi che oggi sono sul tavolo, anche quelli che si scontrano con limiti fisici e materiali apparentemente insuperabili.

Sulle questioni sociali, vorrei soffermarmi su un tema a me particolarmente caro.

Parlo delle violenze di genere. Anche il 2021 è stato un anno drammaticamente da record.

Le statistiche parlano di un femminicidio ogni 72 ore, di 89 reati di genere al giorno, nella maggior parte dei casi perpetrati tra le mura domestiche. Un vero martirio che interroga le nostre coscienze.

Sicuramente è prioritario intervenire sui fattori economici, sulle diseguaglianze ancora esistenti, come evidenzia la legge sulla parità salariale uomo-donna.

Ma non può essere sottovalutato il tema culturale, che invoca l'azione sinergica delle Istituzioni rappresentative e dei corpi intermedi, intervenendo sulla filiera formativa in tutte le dimensioni ove si realizza la persona umana.

Un altro tema sociale scottante e che richiede risposte è poi quello dei nuovi poveri, che nel 2020, a causa della crisi pandemica, sono aumentati del 21,9%, colpendo soprattutto le fasce attive della popolazione.

Infine, va sicuramente sottolineato il ruolo del volontariato. Un esercito silenzioso che allo straordinario valore umano e sociale della propria attività aggiunge un valore economico quasi impensabile, pari al 5% del PIL.

Grazie a tutti i nostri volontari per il loro importante contributo.

Mi accingo alle conclusioni.

Ci aspetta nei prossimi giorni in Parlamento un lavoro importante, nell'esame dei tanti provvedimenti prioritari da approvare entro la fine dell'anno. Alcuni di questi sono legati al completamento dei 51 traguardi ed obiettivi che l'Italia deve raggiungere per incassare la prima rata da 24 miliardi del PNRR, dopo l'anticipo ricevuto ad agosto.

E poi a gennaio ci attenderà anche la riforma dei regolamenti conseguente alla riduzione del numero dei parlamentari.

L'auspicio è che queste prove possano consolidare quello spirito di coesione che è oggi più che mai essenziale per affrontare con reale unità di intenti le tante sfide istituzionali, politiche, economiche e sociali del 2022.

Signor Presidente, sono certa che il Suo autorevole esempio sarà per tutti noi fonte di ispirazione e guida per affrontare con responsabilità e determinazione queste sfide.

Con l'auspicio che il Santo Natale possa essere per tutti noi e per il Paese l'occasione per rinsaldare il percorso di rinascita e coltivare la prospettiva della speranza, rinnovo a Lei e a tutti i presenti i migliori auguri.

Grazie.



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