In ricordo di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta
Signori Senatori,
Domani ricorre un triste e doloroso anniversario, una di quelle date che hanno cambiato la storia d'Italia, che hanno cambiato tutti noi: domani ricorre il 26esimo anniversario della strage di via D'Amelio.
Insieme al giudice Paolo Borsellino persero la vita i 5 agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi.
Paolo Borsellino non è stato solo un grande magistrato, non è stato solo un esempio da seguire nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. E' stato - ed è - molto di più. Un eroe civile. Un patrimonio di quell'Italia che non si è piegata, che non ha cercato scorciatoie, che non è scesa a compromessi.
Quel 19 luglio ha tolto tantissimo all'Italia; quel 19 luglio ha dato tantissimo alla storia d'Italia.
La lotta alla mafia è stata da allora vissuta come un dovere morale, nella consapevolezza che non possono esserci cedimenti di alcun tipo rispetto all'affermazione, sempre e comunque, della legalità.
Lo spirito che ha animato l'azione di Borsellino è infatti sempre stato positivo e propositivo. Per lui la mafia non era un male inestirpabile ma un fenomeno criminale e come tutti i fenomeni criminali poteva e doveva essere sconfitto.
Un obiettivo per raggiungere il quale era convinto che non servisse solo la repressione ma fosse indispensabile diffondere una vera cultura della legalità, a partire dalle nuove generazioni.
Amava dire Borsellino sulla mafia: "Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa Mafia svanirà come un incubo".
Un vero e proprio manifesto di quello che le Istituzioni sono chiamate a fare ogni giorno, per il bene comune, per affermare il nostro Stato di diritto.
Credo che quest'Aula possa trovare in Paolo Borsellino e negli altri servitori della Nazione che hanno sacrificato la propria vita, l'ispirazione per svolgere, ancora di più, ancora meglio, la propria funzione.