Premio letterario sportivo Memo Geremia
Buongiorno a tutti.
Prima di entrare nel merito di questo convegno vorrei dedicare un pensiero di cordoglio per le vittime e di vicinanza alle famiglie per la tragedia della Marmolada. È un grande dolore. Grazie come sempre ai soccorritori che stanno lavorando incessantemente giorno e notte anche per la ricerca dei dispersi.
Ma torniamo a noi.
È davvero un piacere portare il mio saluto in occasione della presentazione dell'ottava edizione del premio letterario dedicato a Memo Geremia. Un atleta di grande carisma e generosità.
Un'autentica icona della storia del rugby Padovano, veneto e nazionale.
Un uomo che, come giocatore, allenatore e poi per tanti anni Presidente del Petrarca Rugby, ha dedicato tutta la vita alla promozione dello sport e dei suoi valori, in particolare tra i giovani.
Il centro sportivo che Memo Geremia ha fortemente voluto realizzare a Padova, e che porta il suo nome, rappresenta ancora oggi una delle più importanti e prestigiose strutture per la pratica del rugby presenti nel nostro Paese.
Saluto il Senatore Questore Antonio De Poli, che ringrazio per essersi fatto promotore dell'idea di ospitare qui in Senato questo importante appuntamento di sport, arte e cultura.
Un'idea che ho subito condiviso con entusiasmo, insieme alla proposta di concedere anche quest'anno il patrocinio del Senato della Repubblica.
Saluto il Sottosegretario Valentina Vezzali, i tanti Sindaci e rappresentanti del territorio veneto presenti, le Autorità e gli ospiti in sala.
Desidero inoltre congratularmi con Confcommercio ASCOM Padova, la società sportiva Petrarca Rugby e con le tante altre realtà, delle istituzioni e della società oggi qui rappresentate, che anche quest'anno hanno dedicato importanti risorse ed energie all'organizzazione di questo sempre più prestigioso premio letterario.
Il vostro impegno è ciò che meglio descrive la passione che anima questo progetto e che ne contraddistingue il suo essersi affermato come una preziosa opportunità per sostenere ogni genere narrativo legato al mondo dello sport.
Le storie, le biografie, le cronache di eventi sportivi a cui questo concorso è rivolto sono opere in grado di raggiungere e appassionare ogni generazione di lettore; ma sono soprattutto la narrazione di come lo sport sia scuola di vita e metafora della vita stessa.
Penso alle imprese di tanti grandi atleti del passato e del presente.
Storie che celebrano i loro successi e il loro talento, ma che raccontano anche tutta la fatica, il sudore, la costanza e la disciplina che c'è dietro la bellezza del gesto atletico e la conquista di una coppa, di una medaglia o di un traguardo che sembravano irraggiungibili.
Storie che ci insegnano a comprendere il valore di una vittoria conquistata con lealtà, impegno e dedizione, così come l'importanza di saper accettare una sconfitta, trovando la forza di ripartire con nuova determinazione.
Pierre De Coubertin diceva: "Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla".
Anche per questo, lo sport è uno dei cardini più importanti per lo sviluppo della vita e un valore presente in tutte le culture come parte essenziale di un'esperienza umana che si nutre anche di sogni, emozioni e ambizioni.
Più di ogni altra cosa, lo sport è un diritto fondamentale di ogni individuo.
Un diritto che mi auguro possa trovare formale riconoscimento, tutela e promozione anche nella nostra Costituzione entro la fine di questa Legislatura.
Perchè lo sport, al pari della cultura, è democrazia, condivisione, partecipazione e integrazione: unisce nelle diversità e parla una lingua universale in grado di abbattere ogni barriera fisica, ogni pregiudizio sociale, ogni confine ideologico.
Penso a tante ragazze e tanti ragazzi con disabilità.
Per molti di loro lo sport rappresenta un'occasione per cambiare la percezione del proprio corpo e acquisire fiducia nelle proprie potenzialità; per non sentirsi diversi, identificarsi come parte di una comunità e magari mettersi alla prova ed eccellere - come è avvenuto anche di recente - nelle competizioni paraolimpiche.
Penso alle donne e alle sempre più numerose donne italiane che continuano ad ottenere straordinarie affermazioni a livello internazionale nelle più varie discipline sportive: dal ciclismo all'atletica, dal nuoto alla scherma, dal tennis al calcio a ogni altra competizione individuale o a squadre.
I loro successi sono senz'altro un esempio per molte generazioni di future atlete, ma ci dicono anche quanto sia importante credere nello sport femminile e nel suo essere una leva potentissima per raggiungere nuovi traguardi sul piano della parità di genere.
Come dico sempre, quando ad essere premiato è il merito, per le donne nessun obiettivo è precluso.
Ne ricordo una per tutte: Bebe Vio, che con il suo sorriso, le sue parole e la sua carica travolgente ha conquistato tutti anche quando è intervenuta qui in Senato lo scorso ottobre in occasione dell'evento celebrativo dello sport tricolore.
Lo sport, inoltre, parla la lingua della pace.
Una lingua oggi tanto preziosa quanto fragile.
Ce lo ricorda proprio una pagina di letteratura sportiva legata alla Prima guerra mondiale ed a quella che viene ricordata come la tregua di natale.
Si racconta infatti che durante una serie di cessate il fuoco non ufficiali avvenuti nei giorni di Natale del 1914, sul fronte occidentale in Belgio, militari tedeschi e inglesi uscirono dalle rispettive trincee non per impugnare le armi gli uni contro gli altri, ma per fare quello che tutti i ragazzi del mondo fanno: organizzare una partita di calcio con le casacche messe a terra a far da pali.
Ecco, io credo che in un'Europa piegata dalla crisi economica e sociale aperta dall'emergenza pandemica e oggi aggravata dalla tragedia della guerra in Ucraina, ricordare quell'episodio serva a non dimenticare mai che, qualunque possa essere la natura di ciò che ci divide, lo sport unisce sempre.
C'è poi un'ultima riflessione che desidero condividere con voi.
Ritrovarci insieme oggi rappresenta un'opportunità anche per ricordare quanto sia forte, soprattutto in Italia, il legame tra sport, cultura, turismo, editoria, commercio e molti altri settori della nostra economia e della nostra società.
Un rapporto che si salda anche attraverso le numerose competizioni che si svolgono periodicamente nel nostro Paese, coinvolgendo decine di migliaia di atleti, ma anche amatori e appassionati provenienti da ogni angolo del mondo.
Vetrine importantissime, specie quando si tratta di eventi di rilievo nazionale e internazionale, per far conoscere le infinite risorse di un'Italia ricca di tesori ambientali, paesaggistici e artistici e per promuovere quel turismo sportivo che, prima della pandemia, valeva quasi mezzo punto di PIL, con un fatturato annuo di oltre 7 miliardi e mezzo di euro.
Sono cifre importanti, frutto di una realtà operosa e instancabile che oggi, tra incertezze e scarse risorse ancora fatica a ripartire.
Difficoltà davanti alle quali deve maturare la consapevolezza che investire nello sport non fa bene soltanto alla salute, ma anche all'economia e alla società.
Perchè significa restituire ossigeno e sostenere gli sforzi di importanti filiere produttive e commerciali, dall'artigianato alla grande industria, che spesso sono espressione di un'eccellenza italiana ammirata in tutto il mondo.
Perchè significa proteggere il lavoro di tanti cittadini e preservare una ricchezza sociale rappresentata dalle innumerevoli associazioni sportive presenti nelle nostre città, a partire dalle piccole società dilettantistiche che spesso per molti giovani sono un punto di riferimento non meno importante della scuola.
Soprattutto, perchè significherebbe restituire fiducia e alimentare quello spirito positivo che lo sport incarna in ogni sua declinazione e che è essenziale a qualunque ambizione di rivincita.
La rivincita di un'Italia che deve poter tornare a credere in sé stessa e avviarsi verso una nuova stagione di rinascita guardando allo sport e alla cultura dello sport anche come preziosa fonte di ispirazione.
Penso in particolare al rugby e alla sua regola cardine che vuole i giocatori andare avanti verso la meta passandosi la palla indietro.
Avanzare cioè fino a dove è possibile ma allo stesso tempo preparando la strada a chi viene dopo ed a cui affidare un fondamentale testimone di esperienze, conoscenze e valori che possa aiutarlo a proseguire con successo in quel cammino che si chiama progresso, civiltà, vita.
Ecco, questo è lo spirito e il senso di responsabilità con cui siamo chiamati ad affrontare le sfide del presente.
Questo è l'impegno che ci esorta a fare squadra - Istituzioni e società - pensando alle generazioni di oggi e, soprattutto, a quelle di domani.
Perchè saranno loro che dovranno portare avanti quel testimone ideale e proseguire, passo dopo passo, oltre la linea di meta, verso un'Italia sempre più solida e competitiva.
Un'Italia di speranze e di nuove opportunità.