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Il Presidente: Discorsi

Milano Innovation District: cerimonia di intitolazione delle prime vie e piazze dell'area

Il discorso pronunciato dal Presidente del Senato Elisabetta Casellati a Milano Innovation District, Area Expo, in occasione della cerimonia di intitolazione delle prime vie e piazze dell'area: piazza Expo 2015, via Rita Levi Montalcini e via Decumano

Buongiorno a tutti.
Saluto il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, e tutte le Autorità presenti.
Saluto i rappresentanti delle realtà di eccellenza che oggi testimoniano l'impegno concreto di un intero territorio per l'innovazione e la tecnologia.
Ringrazio Giovanni Azzone e Igor De Biasio, Presidente e Amministratore delegato di Arexpo, per avermi invitato a condividere l'emozione di questa cerimonia.

È davvero bello essere qui nel giorno della festa del lavoro e dei lavoratori.
Oggi, nell'area di Expo 2015, vediamo sorgere un nuovo distretto dell'innovazione e della tecnologia.
Esattamente un anno fa, nel pieno dell'emergenza COVID, mi trovavo a Genova dove si stavano concludendo i lavori di ricostruzione del Ponte Morandi.
Un "modello" che, già in quell'occasione, avevo proposto di estendere al mondo dell'impresa e al settore delle grandi opere per ridare slancio al Paese e liberarlo dai vincoli di una burocrazia eccessiva e soffocante.

Ecco, oggi visitando questo nuovo distretto dell'innovazione e della tecnologia che sta sorgendo nell'area di Expo 2015, sento quella stessa energia positiva.
Sento tutta la forza di una comunità che non si arrende davanti alle difficoltà e che continua a impegnarsi per i cittadini, il territorio e tutto il Paese.

Guardo a questi cantieri, al lavoro incredibile di rigenerazione urbana che è stato fatto; alle somme importanti che sono state investite, alle sinergie tra pubblico e privato messe in campo e mi convinco che questa è l'Italia del futuro.
Penso al campus dell'Università di Milano: una vera e propria cittadella della scienza per più di ventimila studenti.
Penso ai laboratori di ricerca dello Human Technopol; alle entusiasmanti scoperte che vi potranno essere realizzate.
Penso al nuovo ospedale Galeazzi che, oltre a rafforzare il sistema sanitario regionale, rappresenta un'incredibile opportunità per lo sviluppo delle scienze biomediche.

Ma penso anche alle tante eccellenze nazionali del mondo dell'impresa e dell'economia che qui potranno trovare una nuova casa; alle strutture per le giovani start up, agli edifici residenziali e agli spazi congressuali, espositivi e ricreativi che saranno realizzati.
Progetti che renderanno questo distretto un vero e proprio ecosistema del progresso e dell'innovazione.

Sono queste le idee - i modelli - da cui trarre ispirazione per iniziare a rigenerare l'Italia.
Sono questi i piani di investimento che ci suggeriscono cosa fare per gestire al meglio le risorse del recovery fund nell'edilizia scolastica, negli ospedali, nella riqualificazione delle aree urbane e dei territori o nel potenziamento nelle vie di collegamento.
Opere fondamentali per superare la crisi economica e garantire crescita, sviluppo, competitività e lavoro.

C'è poi un altro pensiero che vorrei condividere con voi.
Ho molto apprezzato la scelta di dedicare il vecchio "cardo" di Expo 2015 - la strada principale della città nella toponomastica antica - al ricordo di Rita Levi Montalcini che oggi celebriamo alla presenza della nipote Piera, che saluto.
Così come mi piace la decisione di intitolare altre strade di questo distretto a eccellenze femminili del mondo della ricerca e dell'innovazione.
Perché significa ricordare il grande debito che la scienza ha nei confronti del genio, della creatività e dell'impegno di tante donne di talento.
Donne che ogni giorno ottengono risultati incredibili sul piano della conoscenza e del sapere.
Come Maria Chiara Carrozza, prima donna designata alla guida del CNR dopo una vita dedicata alla ricerca, all'università e all'impegno civico.
O come Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti, le tre ricercatrici italiane che per prime in Europa hanno isolato il COVID.
E che, insieme a tante altre loro colleghe, continuano a indagare i mille segreti del virus; a combatterlo per restituirci quella sicurezza sanitaria che è la condizione essenziale per far ripartire il Paese.

Ma accanto a loro ci sono tutte le donne che dalla famiglia alla professione, nella sfida contro l'emergenza sanitaria, sociale ed economica innescata dalla pandemia, stanno giocando un ruolo fondamentale.
Che hanno dimostrato, ancora una volta, di essere la colonna vertebrale della società, come diceva Rita Levi Montalcini.

Sono le donne che si sono caricate sulle spalle il peso maggiore del lockdown, dividendosi tra lavoro, figli, famiglia, scuole chiuse e cura della casa. Sono le tante donne impiegate in comparti essenziali della nostra economia, come il turismo, la ristorazione o i servizi alla persona. Quelle che più stanno pagando il costo della crisi in termini occupazionali e di reddito. Ma non si sono arrese, anzi, hanno dimostrato una grande capacità di reinventarsi.
E allora, ricordare l'impegno scientifico e sociale di Rita Levi Montalcini diventa occasione per riconoscere che il coraggio, le capacità e la forza delle donne possono davvero rinnovare la nazione ed essere il potente motore del "Sistema Italia", perché hanno idealità e pragmatismo, hanno una innata capacità di cogliere gli aspetti nascosti della realtà e dei problemi, di scendere nell'analisi oltre il pelo dell'acqua. Non voglio generalizzare, ovvero rifugiarmi in luoghi comuni, ma queste caratteristiche dipendono dalla poliedricità del ruolo che la donna ha assunto nella società.

Ecco perché guardo con interesse e sincera ammirazione all'idea di rendere Mind una bandiera per la promozione di temi decisivi per il prossimo futuro, come la piena uguaglianza di genere e gli altri obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Perché significa essere consapevoli che la via del progresso non è fatta solo di scienza e innovazione tecnologica, ma anche di fondamentali conquiste sul piano dei diritti e della qualità della vita.

Questa è la strada che, dopo il dolore e i sacrifici della pandemia, può davvero farci tornare a guardare le stelle e guidarci verso un nuovo rinascimento.
Una nuova epoca di sogni, di ambizioni, di speranze e di opportunità da consegnare alle donne e agli uomini di oggi ed alle generazioni di domani.



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