Incontro con i rappresentanti della Federazione Trentina e Altoatesina della Cooperazione
Buonasera a tutti,
è per me motivo di sincero piacere portare il mio saluto personale e del Senato a voi che siete una delle realtà più belle e vitali dell'economia del Trentino.
Consentitemi di iniziare il mio intervento congratulandomi con la Presidente Marina Mattarei per questo suo primo anno alla guida della Federazione trentina della Cooperazione e per l'entusiasmo e la passione con cui si fa quotidianamente vostra portavoce.
Una voce che la politica ha il dovere di ascoltare.
Perchè è la voce di chi ogni giorno si rimbocca le maniche per creare opportunità, ricchezza e lavoro a beneficio di tutta la comunità.
In questi giorni ho avuto modo di ripercorrere alcune delle tappe più significative della storia della vostra Federazione, sin dalle sue origini.
Una storia emozionante, che affonda le radici nei valori più profondi della tradizione cristiana.
Una storia che testimonia di come, con volontà e dedizione si possano declinare al meglio obiettivi di valorizzazione ambientale e di sviluppo sociale ed economico in una prospettiva di reciproco sostegno.
Oggi la Federazione trentina della cooperazione rappresenta una realtà imprenditoriale a trecentosessanta gradi solida e radicata, espressione di un'italianità capace e operosa.
Una realtà che nasce sul finire dell'ottocento grazie alla lungimirante intuizione e al convinto pragmatismo di un uomo che tutti conoscete, don Lorenzo Guetti.
Sua fu l'idea di introdurre in Trentino le prime forme di cooperazione, ispirate alle esperienze di Friedrich Raiffeisen, per dare nuova spinta all'economia delle vostre terre e soprattutto nuova fiducia alla popolazione.
E' del 1890 la costituzione della prima "Famiglia cooperativa", fondata a Villa di Santa Croce da Don Guetti, come spaccio di scorte agrarie e beni di consumo.
E in quelle due parole - famiglia e cooperazione - è racchiusa l'essenza stessa della sua visione.
Una visione che ha ispirato quel percorso che, nel giro di pochi anni avrebbe portato all'affermazione del modello cooperativo come fulcro dell'economia della Regione e quindi alla nascita della Federazione.
Ecco, oggi voi siete gli eredi morali di quella visione e di tutti coloro che in questo secolo di storia l'hanno sviluppata, sostenuta, promossa e valorizzata.
Siete quella famiglia che ha trovato nella condivisione organizzata e articolata degli obiettivi, dei processi produttivi, dei metodi di distribuzione e degli strumenti di credito e di sostegno, la via migliore per affermare i prodotti delle vostre terre nei mercati nazionali e internazionali.
Ma la vostra realtà federativa è ancora più complessa e affascinante.
Penso alle funzioni di controllo, di coordinamento e di rappresentanza degli interessi comuni svolte dalle sue strutture amministrative.
Attività fondamentali per coniugare tra loro, in modo organico e intelligente, comparti che spaziano dall'agricoltura al lavoro; dall'erogazione dei servizi al sociale; dall'abitazione e l'edilizia alla gestione del credito.
Penso anche alla capillare rete dei consorzi di secondo livello per la gestione di risorse fondamentali come l'acqua e l'energia o, ad esempio, per una più efficace lavorazione e distribuzione sui mercati dei prodotti della filiera ortofrutticola e vitivinicola, come appunto questa meravigliosa cantina sociale.
Ma penso anche a come, attraverso il sistema della cooperazione, le città, i borghi e i paesi di tutta la regione abbiano potuto preservare la loro identità commerciale, sociale e culturale.
Un'esperienza di crescita e di sviluppo destinata a fare la differenza.
Espressione di una capacità realizzativa che le istituzioni, tanto a livello locale quanto sul piano nazionale, hanno il dovere di riconoscere, premiare, sostenere e valorizzare con fiducia e convinzione.
Un'eccellenza che oggi conta più di 470 cooperative, attive in ogni settore produttivo, con un capitale sociale di oltre 750 milioni di euro; quasi 300 mila soci e un fatturato annuo in costante crescita che, solo nel comparto agrario, supera il miliardo di euro.
Cifre importanti, che devono far riflettere anche su come il sistema della cooperazione abbia assunto in Trentino-Alto Adige una dimensione culturale prima ancora di affermarsi come uno strumento di mutuo sostentamento.
Una cultura che difende la tipicità dei prodotti locali, espressione di una qualità conosciuta e apprezzata in tutto il mondo che da sempre contraddistingue il Marchio Italia.
Una cultura che salda ulteriormente i rapporti di vicinanza e di affinità con la Provincia di Bolzano, dove il sistema delle cooperative è parimenti radicato e diffuso, sia pure con alcune fisiologiche differenze in termini di consistenza dei vari comparti di riferimento.
Perchè cooperare significa anche aggregare e integrare; significa potenziare i legami esistenti e, allo stesso tempo, creare nuove interconnessioni progettuali e promozionali.
Soprattutto, una cultura che non ha timore di aprirsi alle spinte innovatrici che vengono dai profondi mutamenti dei contesti economici in atto.
Opportunità da cogliere con la consapevolezza che, per continuare sulla strada intrapresa e migliorarsi ulteriormente, la strategia più efficace deve essere quella della sostenibilità.
Una prospettiva che, come ho ricordato poco fa a Bolzano incontrando i rappresentanti delle categorie economiche e produttive di entrambe le Province, deve necessariamente integrare in modo virtuoso e lungimirante crescita economica, sviluppo sociale e tutela dell'eco sistema.
Ecco perchè guardo con particolare attenzione a iniziative come il progetto Etika, teso a fondere sapientemente innovazione e inclusione sociale, o come la trasformazione delle cave residuate dall'attività estrattiva della roccia in celle ipogee per la conservazione delle mele della Val di Non.
Immense cantine naturali, che hanno ottenuto di recente un importante riconoscimento da parte del Parlamento europeo come esempio di eccellenza in termini di rispetto per l'ambiente.
Un tema, quest'ultimo, di sempre più forte attualità anche alla luce del disastro ambientale che ha colpito la vostra provincia nell'ottobre scorso, con oltre un milione e mezzo di metri cubi di alberi abbattuti dal vento.
Una tragedia umana e naturale che ha fortemente lacerato il paesaggio boschivo contribuendo ad aggravare i rischi connessi al dissesto idrogeologico.
Di fronte a queste manifestazioni della forza ineluttabile della natura, non dobbiamo mai dimenticare le nostre responsabilità.
Soprattutto dobbiamo sempre tenere a mente che la terra e le sue risorse sono un patrimonio comune universale e come tale devono essere gestite, per noi stessi e per chi verrà dopo di noi.