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Il Presidente: Discorsi

Inaugurazione della Sala Einaudi del Centro Polisportivo

Discorso pronunciato a Carrù

È per me un vero piacere poter condividere con voi questa giornata dedicata alla memoria di Luigi Einaudi, una delle personalità più importanti del ventesimo secolo.

Per poter valutare e apprezzare il contributo dato da Einaudi alla nazione è necessario sottolineare la sua incessante attività in tanti ambiti della vita pubblica e non solo.
Come imprenditore vitivinicolo realizzò un'azienda agricola - ovviamente nelle Langhe - per introdurre elementi di intuito e di innovazione sia negli aspetti gestionali che in quelli produttivi;
In ambito accademico dimostrò come l'insegnamento ai giovani e la divulgazione dei principi di libertà e partecipazione fossero preminenti rispetto ad ogni altra valutazione.
Fu per questo che, grazie all'opera di convincimento posta in essere da Benedetto Croce, decise di mantenere la Cattedra in giurisprudenza all'Università di Torino, accettando suo malgrado gli obblighi previsti dal regime fascista. Un sacrificio ideale, giunto dopo essere stato estromesso sia dalla Bocconi sia dal Politecnico, compiuto esclusivamente per il bene dei propri studenti.

Come pubblicista seppe dare un contributo inarrivabile al dibattito pubblico italiano, grazie alla naturale capacità divulgativa, interessandosi della cosa pubblica a 360 gradi e ponendosi come uno dei principali teorici della necessità della casa comune europea. Era in quella dimensione continentale che, secondo Einaudi, sarebbe stato possibile dar vita ad un sistema economico libero, competitivo e pacificato.
Economista di caratura internazionale, uomo delle istituzioni, parlamentare di lungo corso, più volte ministro, governatore della Banca d'Italia nella difficile contingenza monetaria del dopo-guerra, Presidente della Repubblica: non c'è ambito di attività in cui Einaudi non abbia saputo esercitare il proprio ruolo con prestigio, autorevolezza e lungimiranza.
Formatosi alla scuola degli studi sociali, la sua visione dell'individuo al centro della società lo porta ad essere, già negli ultimi anni del vecchio Stato liberale, una figura di primissimo piano nel panorama culturale internazionale.

La sua autorevolezza risiede tanto nella capacità di cogliere il pensiero economico e liberale dei principali studiosi dell'epoca - da Keynes a Mill -, quanto nella personale capacità di valutazione del momento storico (al di là degli approcci teorici) e le inevitabili peculiarità rappresentate dall'attualità.
Battersi contro i vecchi e i nuovi monopòli alla fine della prima guerra mondiale non significa per lui solo applicare un dogma del pensiero liberista, ma restituire fiducia ai mercati, liberare energie, dare la possibilità ad una società ancora condizionata dall'industria bellica di riprendere il cammino verso la normalità.

È in questa prospettiva che si inquadra una delle sue principali e innovative intuizioni: la coniugabilità dell'economia di mercato con la solidarietà.
Se la concorrenza per poter esprimere per intero la propria funzione di "motore del progresso umano" - sosteneva Einaudi - necessita che tutti gli attori economici siano messi nella libera condizione di poter competere, questo presupposto deve essere dallo Stato tutelato e garantito.
A partire proprio dalla salvaguardia di chi verrebbe di fatto escluso dalla competizione per una condizione di marginalità sociale.

Una concezione quindi pluralista della società, all'interno della quale la solidarietà sociale diventa un elemento dirimente. Sostenere chi è in difficoltà non solo non è in contrasto con le leggi dell'economia di mercato, ma diventa elemento funzionale allo sviluppo di un autentico regime liberale.
Ecco allora l'apertura dello Stato per azzerare o almeno ridurre l'area degli svantaggiati, anche attraverso l'utilizzo in chiave progressiva della tassazione e l'adozione di strumenti fiscali e sociali che oggi sono di uso comune ma che all'inizio dello scorso secolo potevano apparire incompatibili con una visione non massimalista della società.
Ecco allora l'aperura a sussidi sociali, disoccupazione, indennità di malattia, assicurazione contro gli infortuni, assegni familiari, previdenza pubblica.
«il principio generale - spiegò Einaudi - è che in una società sana l'uomo dovrebbe poter contare sul minimo necessario per la vita». Un minimo che non induca i singoli all'ozio, che «non sia un punto di arrivo ma di partenza; una assicurazione data a tutti gli uomini perché tutti possano sviluppare le loro attitudini».

È attraverso tale attività sociale che i governi possono per Einaudi realizzare concretamente uno dei principali compiti dello Stato di diritto: favorire la libertà d'espressione.
Uno Stato che tuteli - sempre e comunque - "il diritto al dissenso, alla critica, alla messa in discussione di qualsiasi idea e provvedimento". Una condizione in cui l'individuo possa quindi essere messo nella condizione di esercitare «il diritto ed il vantaggio della discordia». Insegnamenti che con Einaudi superano i confini delle aule universitarie e delle pubblicazioni e diventano prassi, concretezza istituzionale.
Saranno questi infatti i cardini sui quali si baserà la sua attività pubblica, che lo porterà nel dopoguerra prima ad essere eletto all'Assemblea Costituente - alla quale fornirà un contributo rilevantissimo -, poi Governatore della Banca d'Italia e principale collaboratore economico di Alcide De Gasperi.

Con l'elezione a Presidente della Repubblica - avvenuta il 12 maggio 1948 - sostanzialmente si completa un percorso al servizio delle istituzioni che fa di Luigi Einaudi una delle personalità più importanti della storia repubblicana italiana.
Una figura che ha saputo unire il Parlamento e il Paese; ha rappresentato al meglio la competenza, il prestigio, l'autorevolezza che si richiede alle massime cariche, anche attraverso quella severità dei costumi che gli derivava proprio dalla tradizione di governo piemontese. Una naturale propensione a servire lo Stato che lega Cavour e la classe dirigente risorgimentale a Luigi Einaudi e al contributo che questa terra ha sempre fornito al Paese.

Non è un caso che Carrù, che oggi ho avuto per la prima volta la possibilità di conoscere di persona, annoveri anche altri importanti cittadini illustri, tra i quali il deputato del Regno Enrico Calleri e il generale Giuseppe Curreno di Santa Maddalena, figura di primo piano della lotta di resistenza e della liberazione del nord Italia dall'occupazione nazi-fascista.

Ho sempre ritenuto fondamentale coltivare la memoria, è la nostra migliore assicurazione per non ripetere gli errori del passato e, allo stesso tempo, far conoscere alle nuove generazioni gli esempi, le gesta ed il pensiero dei grandi uomini e delle grandi donne che hanno contribuito a creare, a rafforzare e a liberare questo nostro grande Paese.
Anche per questo mi congratulo con il sindaco e con l'amministrazione comunale per la scelta di intitolare a Luigi Einaudi una sala all'interno della struttura polisportiva. Un atto non solo simbolico quindi, visto che si tratta di un luogo che sarà frequentato prevalentemente dai giovani, ma una scelta che garantirà a questa comunità un'ulteriore occasione per conoscere, ricordare e celebrare un grande piemontese, un grande italiano.

In conclusione consentitemi una riflessione aggiuntiva sul tema del mercato, cogliendo l'occasione della presenza dell'avvocato Ghisolfi in rappresentanza del comitato Difesa Consumatori Made in Italy.
Proprio l'insegnamento di Luigi Einaudi, che contribuì a creare le condizioni per il successivo boom economico del Paese partendo dalla doppia necessità di rilanciare l'economia attraverso investimenti produttivi e liberalizzare il commercio dalla morsa dei dazi allora imperanti, deve indicarci la giusta direzione in tema di valorizzazione delle eccellenze e tutela di quello che io amo chiamare "Marchio Italia".

Come gli splendidi frutti di questa terra dimostrano: dietro un prodotto c'è la storia del territorio, delle donne e degli uomini che lo hanno realizzato, c'è l'influenza dell'ambiente e del clima, della cultura locale e delle tradizioni, dell'amore e dei sacrifici che hanno contribuito ai percorsi produttivi o promozionali.
La migliore difesa possibile dei nostri prodotti e delle nostre eccellenze è quindi quella delle regole: regole per tutti, stringenti e condivise. Basta con le imitazioni, basta con i prodotti fake.



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