Inaugurazione del padiglione italiano al Summer Fancy Food di New York
Signore e Signori,
desidero innanzitutto ringraziarvi per l'invito ad intervenire all'inaugurazione del Padiglione Italia, in occasione del più grande evento dell'industria alimentare del Nord America. Non si tratta solo di una "esposizione", ma di una vera e propria "manifestazione", che dimostra come l'innovazione possa nascere dall'incontro diretto dei protagonisti di un settore decisivo per le economie nazionali e le relazioni internazionali.
Sono 2.600 gli espositori provenienti da oltre 50 Paesi; per l'Italia partecipano più di 300 aziende. Si registra un interesse crescente non solo da parte dei produttori e rivenditori, ma dei destinatari finali che sono i consumatori. Protagonisti del Padiglione Italia sono pertanto tutte le realtà economiche, le famiglie e anche i singoli individui che chiedono di scegliere in modo consapevole e rivendicano la libertà di orientare attraverso le loro preferenze le dinamiche di sviluppo del domani.
Il Padiglione Italia dimostra come tra produttori, rivenditori, consumatori, esista un patto di fiducia che trasforma il "gusto" per ciò che è buono, sano, attraente, in un "incontro" di esperienze, tradizioni, innovazioni. Il "gusto" non esprime pertanto solo una sensazione, ma diventa bandiera di un vero e proprio "codice di comportamento", di rispetto, di reciproco arricchimento, in una sola parola, di cultura italiana nel mondo.
Gli Stati Uniti rappresentano il terzo paese di destinazione delle esportazioni italiane, considerando sia il settore agricolo sia quello agroindustriale, con un totale che supera in termini assoluti i 4 miliardi di euro. I prodotti alimentari a denominazione e origine protetta non sono semplicemente un "marchio", un riconoscimento, ma innanzitutto una "risorsa", in grado di consolidare e valorizzare la provenienza italiana come "modello": l'Italia è il territorio che si apre e supera le frontiere nazionali, per farsi ambasciatore di una storia di lavoro, impegno, vita vissuta all'insegna della continua ricerca e riscoperta delle ricchezze di una terra rigogliosa e di un popolo intraprendente.
Si sta affermando l'importanza del mangiare bene, che non può prescindere dalla qualità delle materie prime e del processo di produzione, della cultura del cibo. In questo scenario, l'Italia, attraverso l'industria agroalimentare, non è solo una "porta" aperta verso altri Paesi, ma anche e soprattutto una "strada", che conduce gli spazi più lontani a ritrovarsi e convergere su un patrimonio comune, dove ciascuno può a pieno diritto rivendicare l'identità di "cittadino del mondo".
Non è quindi frutto del caso la valorizzazione di alcune esperienze; penso, una per tutte, alla "Pizza Napoletana", proclamata patrimonio dell'umanità dall'Unesco il 7 dicembre dell'anno scorso. Non è una forzatura, ma un faro puntato sull'insieme e sull'intreccio di persone e cose che diventano tradizione e, allo stesso tempo, creatività.
Il "modello Italia" è fondato sul riconoscimento e sul rispetto di identità aperte al confronto senza distinzioni e pregiudizi. Rispetto significa innanzitutto lealtà e correttezza, opposte al tradimento di quella alleanza tra produttori, rivenditori, consumatori, rappresentato dalla contraffazione. La contraffazione alimentare tradisce e avvelena non solo una terra, ma una cultura, inganna chi è alla ricerca di una esperienza di incontro con un territorio, la sua gente, la sua storia.
Garantire il consumatore è pertanto sinonimo di tutela di un patrimonio di autenticità ed eccellenza, dove protagoniste sono le persone, le loro aspettative, le loro potenzialità. Proteggere e tutelare il patrimonio agroalimentare non è pertanto una mera strategia economica o commerciale, bensì il riscatto, attraverso il lavoro e l'impegno, di quanti credono nella dimensione del buono, del bello, del giusto.