Il Presidente del Senato Elisabetta Casellati alla presentazione del libro di Mario Alì "Conoscenza, Competenza, Creatività, Crescita. Il Capitale Immateriale per l'Italia di domani".
Cari parlamentari, gentili ospiti, cari amici,
È con grande piacere che rivolgo a ognuno di voi il mio più caloroso benvenuto in Senato.
Ringrazio tutti gli autorevoli relatori per la loro presenza e in particolare la Senatrice Alessandra Gallone per aver promosso questa iniziativa, che è per noi tutti una preziosa opportunità.
Ci consente infatti di condividere riflessioni, approfondimenti e proposte su questioni che sono cruciali proprio nella delicata fase che il Paese sta attraversando.
Svolgerò dunque alcune considerazioni introduttive all'odierno dibattito, proprio partendo dalle parole chiave che danno titolo all'opera di Mario Alì.
Porre la conoscenza al centro delle prospettive di cambiamento e di sviluppo significa attribuire rilievo prioritario ai processi di formazione, ai luoghi dove si creano le condizioni per la maturazione dell'individuo e lo sviluppo della sua personalità.
Penso alle Scuole, alle Università, ai Centri di ricerca, ma anche alle famiglie e alle realtà sociali che accompagnano i giovani nel loro percorso di vita individuale e sociale.
Investire sulle agenzie educative, su tutte le agenzie educative, deve essere la priorità del presente.
Di tutti i progetti e di tutti i programmi di rilancio e di ripresa.
Perché è possibile costruire un futuro solido solo riaffermando con forza la centralità dell'educazione e il ruolo insostituibile di quegli ambiti istituzionali e sociali nei quali si crea e si coltiva la possibilità per ciascuno di affinare ed esprimere attitudini, propensioni, qualità e capacità.
Ma l'educazione - e ce lo insegna proprio la sua radice etimologica - è possibile ed è vera, solo all'interno di un rapporto, di una relazione, in cui assume un valore fondamentale il ruolo dei Maestri.
Emulazione, imitazione e testimonianza sono la fonte e l'origine di una straordinaria ricchezza psicologica e conoscitiva.
Dunque, l'educazione come fatto relazionale e sociale, come strumento attraverso il quale, come acutamente osserva Mario Alì, dare "nuovo impulso alla società della conoscenza".
In questo modo si potranno avere le condizioni più favorevoli per la creazione di quelle competenze che, oggi più che mai, appaiono indispensabili.
In un mondo globalizzato e sempre più competitivo, l'Italia e l'Europa traggono la loro forza dalla ricerca, dalla formazione e dalla conoscenza. Queste sono le nostre materie prime. Su queste dobbiamo investire.
Questo significa in primo luogo tornare alla centralità del merito e della professionalità, come valori su cui si fonda il riconoscimento personale e sociale dell'individuo.
In secondo luogo, significa che è essenziale puntare sull'acquisizione e sul rafforzamento delle abilità e delle nuove competenze.
Penso alle tecnologie digitali e a tutte le attività economiche che ad esse fanno riferimento.
Penso all'intelligenza artificiale e alle sue applicazioni in settori sinora inimmaginabili.
Penso anche al ruolo decisivo che queste nuove tecnologie avranno nella definitiva transizione verso una società e una economia sostenibili.
Ambiti tutti divenuti nevralgici e il cui sviluppo è stato fortemente accelerato proprio a causa e in conseguenza dell'emergenza sanitaria.
Investire sulla ricerca per sostenere e promuovere il trasferimento del sapere in innovazioni destinate ad alimentare il progresso sociale ed economico è pertanto una priorità con cui dovremo confrontarci anche rispetto all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
L'attenzione alle conoscenze e alle loro applicazioni non esaurisce però l'orizzonte del nostro interesse e della nostra preoccupazione.
Come sempre ci dimostra Mario Alì, il "nuovo capitale immateriale" richiede altre qualità e indica ulteriori priorità.
Voglio qui sottolineare tre aspetti che ritengo fondamentali.
Senza dubbio la creatività come condizione per elaborare e attuare risposte ai bisogni, alle istanze e alle aspettative dei cittadini, delle imprese e della società.
Ma anche il coraggio che significa forza e determinazione necessarie nell'esplorare strade nuove e ad immaginare il futuro che ci attende con ottimismo e fiducia.
E poi la solidarietà che muove dalla consapevolezza, mai così forte come oggi, dell'appartenenza ad una unica comunità nella quale il contributo di ciascuno è essenziale per il benessere collettivo e per affrontare e superare difficoltà e crisi.
Proprio nella ricchezza di questi temi e nell'importanza delle loro implicazioni, riconosciamo la fondamentale lezione di Antonio Ruberti, a cui Mario Alì dedica il volume non certo come omaggio accademico o retorico ma, vorrei dire, quasi come la prosecuzione di un dialogo professionale e personale con un Maestro che a questi temi ha dedicato l'impegno di una vita.
È la lezione di un uomo che ha fatto della sua straordinaria competenza, versatilità intellettuale, instancabile passione, solidità di valori, gli strumenti di un'azione vigorosa al servizio delle Istituzioni e della collettività.
Un uomo che ci ha costantemente ricordato - tra i solchi tracciati dal suo prezioso insegnamento - come non possa darsi sviluppo e progresso di una società se questa non sceglie di investire sulle conoscenze, sulle competenze, sulle reali opportunità per tutti di accedervi, di farle proprie, e di diventare a loro volta artefici di un nuovo sapere.
Gentili ospiti, cari amici,
nel condividere queste riflessioni, e nel concludere questo mio breve saluto, il pensiero corre agli studenti, ai giovani che costantemente il Senato incontra e coinvolge in progetti destinati non solo a far comprendere loro i meccanismi istituzionali, ma anche e soprattutto a farli confrontare con i diritti, i valori, i princìpi sanciti dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, richiamati a più riprese dagli autori di questo volume quale terreno su cui la tutela del "capitale immateriale" affonda necessariamente le proprie radici.
Il diritto all'istruzione è descritto nei loro lavori come chiave di democrazia, via obbligata allo sviluppo, strumento indispensabile di libertà. E, per usare le parole dei più piccoli, "come strada necessaria per un mondo migliore".
Sono parole che vanno raccolte con la serietà e il rigore di cui, chi ha il privilegio di svolgere funzioni pubbliche e ricoprire ruoli istituzionali, non può che farsi interprete; e che divengono vincoli ancor più stringenti quando si tratta di rispondere alle aspettative e alle aspirazioni individuali dei giovani, di alimentare la loro fiducia nel futuro, di cementare il loro senso di appartenenza alla comunità.
Vi ringrazio.