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Il Presidente: Discorsi

Il futuro del digitale terrestre nella competizione multipiattaforma

Discorso pronunciato nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani

Presidente Cardani, Commissario Martusciello, autorità, signore e signori,

è per me un vero piacere poter ospitare e allo stesso tempo portare il saluto del Senato della Repubblica a questo importante ed interessante momento di confronto, per il quale ringrazio ancora il Commissario Martusciello.
A 20 anni dall'Istituzione dell'Agcom il sistema delle comunicazioni in Italia è profondamente cambiato, l'innovazione tecnologica ha introdotto nuove piattaforme e diverse modalità di fruizione, in un contesto in cui sono aumentate a livello esponenziale la competizione e la competitività tra gli attori del mercato.
Tutti noi ricordiamo bene le fasi che hanno scandito il passaggio dal sistema analogico a quello digitale. La politica non risparmiò polemiche e critiche, evidenziando quelli che sarebbero stati i rischi e i problemi per i telespettatori: dalla necessità di verificare la portata delle antenne alla capacità tecnologica degli apparecchi Tv, e da qui l'obbligo di utilizzo degli adattatori, dei decoder e così via.
Eppure quella trasformazione, certamente epocale tanto per gli editori che per le famiglie, ha oggettivamente generato un innalzamento della qualità, maggiori contenuti prodotti e, di conseguenza, un significativo aumento del pluralismo.

Basterebbe ricordare che oggi, nonostante l'offerta che arriva nelle case di tanti italiani attraverso internet, il satellite, la banda larga ed altre opzioni, il digitale terrestre rappresenta giornalmente oltre l'80% dei contatti registrati.
Una prevalenza che ha consentito, laddove era temuta invece una concentrazione a favore degli editori già presenti, un allargamento a nuovi soggetti che hanno potuto produrre e sperimentare, anche attraverso quelle opportunità - penso ad esempio all'interattività - che erano evidentemente precluse con le precedenti tecnologie in uso.

La situazione odierna vede nell'immediato futuro un passaggio che per certi versi ricorda quello di 15 anni fa. In base alla Decisione europea 2017/899 sull'utilizzo dello spettro, la banda attualmente in uso per le trasmissioni digitali dovrà essere assegnata agli operatori delle Telecomunicazioni, principalmente per la diffusione del "5G".
Una lunga transizione quindi, che dovrà vedere il passaggio definitivo delle frequenze entro il 2022, mentre un arco temporale non ancora definito - ma comunque di lungo periodo - riguarderà gli operatori della banda inferiore.
E' chiaro, in tale contesto, il tentativo europeo di uniformare tecnologie e potenzialità del comparto televisivo e delle telecomunicazioni, anche se alcuni aspetti specifici, legati soprattutto alla realtà del nostro Paese, non possono non lasciare alcuni dubbi.
Girando l'Europa sappiamo tutti che ogni Paese ha, soprattutto negli ultimi anni, intrapreso una propria strada rispetto alla necessità di garantire un'offerta Tv ampia, varia e di qualità.
Ed è quindi altrettanto evidente che tali presupposti provocheranno enormi differenze tra Stato e Stato. Non vi è dubbio che chi ha un'alta percentuale di utilizzo domestico della Tv via cavo, o della piattaforma satellitare libera, vedrà marginalmente cambiare la propria condizione.
Al contrario, chi come l'Italia ha puntato - anche con lungimiranti iniziative legislative - a favorire la tecnologia Digitale dovrà fare i conti con una situazione generalizzata e, secondo alcuni autorevoli commentatori - non propriamente giustificata.

La sensazione è che purtroppo ancora una volta ci si debba confrontare con una Decisione europea che, almeno nelle sue più immediate conseguenze, non tenga in adeguata considerazione la realtà del nostro Paese.
Le possibili conseguenze negative, a mio avviso, non sono oltre tutto da valutare solo ed esclusivamente sotto il profilo industriale.
Se è innegabile infatti il valore economico e commerciale dell'insieme delle Tv che operano sul digitale terrestre - oltre 5,5 miliardi di euro di ricavi annui - è altrettanto evidente che oltre al giro d'affari, qui è in gioco un asset fondamentale della nostra produzione culturale.
Ben venga quindi la possibilità di usufruire di nuove potenzialità - sia per la codifica che per la trasmissione (DVB-T2 e HEVC) - ma ciò non può per nessun motivo comportare una contrazione dello sviluppo, della produzione e della messa in onda di nuovi e originali contenuti.
Le ultime frontiere della diffusione di contenuti direttamente sul web - settore nel quale sono evidentemente presenti anche gli operatori televisivi tradizionali - ha già dimostrato che la forza di una singola serie prodotta da una "Major" può da sola modificare gli equilibri di forza a livello internazionale.
Un fattore che potrebbe rivelarsi anche positivo nel lungo periodo, ma che non può farci perdere di vista il rischio di omologazione che ne potrebbe discendere e che, pur se in dosi ancora non significative, è già in atto.

In questo momento storico, rispetto anche ad un inevitabile confronto rispetto ai prossimi step tecnologici, non vi è dubbio che il principale patrimonio sia l'accessibilità, la gratuità e la generalizzata presenza del digitale terrestre nelle case degli italiani.
Sono queste pre-condizioni a rendere possibile un pluralismo non solo effettivo, ma concreto, reale, verificabile ogni giorno. Con un'ampia e articolata presenza di editori è stato negli ultimi anni inevitabile sperimentare, dare spazio a tutte le voci, includere piuttosto che marginalizzare.
E compito della politica, nell'ambito dei rispettivi ruoli e in ottemperanza a quelle che sono decisioni europee già in vigore, deve essere proprio quello di mettere in campo ogni strumento utile a preservare, e se possibile arricchire, tale patrimonio di idee.

In conclusione, vorrei rivolgere un auspicio: sappiamo che per il necessario adattamento dei televisori in uso - per quelli più recenti dovrebbe essere sufficiente un adattatore - già nella scorsa legge di stabilità furono previsti degli stanziamenti per agevolare i consumatori.
Io spero che il costo di questo passaggio tecnologico non finisca per ricadere prevalentemente sulle famiglie, in una già non semplice fase economica. Credo quindi che, avvicinandoci alle soglie del 2022, ci sarà bisogno di un intervento forte del Governo per consentire lo svecchiamento dei mezzi a disposizione degli italiani, con incentivi che non possono certamente riferirsi a cifre appena simboliche.
Grazie a tutti e buona prosecuzione dei lavori.



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