Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice
Signor Presidente della Repubblica,
Presidente della Camera dei deputati,
Presidente della Corte costituzionale,
Ministri,
Rappresentanti delle Associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo,
Relatori, Signore e Signori,
è sempre una forte emozione intervenire in occasione di questa solenne cerimonia.
Ringrazio il Presidente Fico per le sue significative parole e ringrazio i relatori per le testimonianze che a breve porteranno in quest'Aula.
Sono tanti i nomi e gli avvenimenti che oggi saranno ricordati in quest'Aula così come nelle manifestazioni e nelle celebrazioni che in tutto il Paese riuniranno Istituzioni e cittadini in un comune sentimento di condanna verso ogni forma di violenza terroristica.
Non dimenticare è l'imperativo che questa giornata di memoria e riflessione consegna a tutti noi.
Non dimenticare le vittime che il terrorismo ha voluto colpire per il loro impegno al servizio delle Istituzioni repubblicane o per le loro idee.
Politici, magistrati, agenti delle forze dell'ordine, giornalisti, docenti, sindacalisti e impiegati pubblici caduti nel mirino del terrorismo degli "opposti estremismi" per il loro lavoro e il loro impegno democratico, sociale e culturale.
Uomini valorosi, uomini coerenti con le proprie idee, come Luigi Calabresi, Franco Dongiovanni, Antonio Ferraro, Donato Poveromo, Antonio Ammaturo, Pasquale Paola e Marco Biagi, le cui storie saranno a breve rievocate.
Accanto a loro, non possiamo dimenticare le vittime occasionali, i tanti martiri per caso che nello spazio pubblico delle nostre città sono divenuti da "uditorio" a "bersaglio" dell'azione stragista.
Il filo comune che lega tutte queste trame perverse è il ricatto della paura usato come strumento di destabilizzazione.
Che siano "rossi" o "neri", tutti i terrorismi sfidano quella che il Preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo del 1948 considera "la più alta aspirazione dell'uomo": la libertà dal timore.
L'esperienza del terrorismo è per definizione un attentato alle libertà costituzionali, a quelle individuali come a quelle collettive.
Per questo, gli anni di piombo sono stati per l'Italia una stagione lacerante. Ad essere messa alla prova era la tenuta stessa della società e delle Istituzioni.
Eppure, l'Italia non ha ceduto al metodo della paura.
Si è ancorata a quei valori di democrazia, giustizia, legalità e solidarietà che aveva faticosamente conquistato nell'esperienza della liberazione.
Valori maturati nel movimento spontaneo della resistenza, che nel pluralismo delle visioni politiche, culturali e religiose aveva contribuito a definire quella cornice di ideali e principi di diritto poi sapientemente realizzati a livello nazionale nel tessuto della Costituzione e a livello sovranazionale nell'adesione al progetto europeo.
Sono stati questi anticorpi a consentire all'Italia di reagire alla stagione del terrorismo interno.
Una prova dolorosa e difficile, ma che ci ha visto crescere nella comune fedeltà ai valori non negoziabili.
E al contempo ha visto mettere in campo sistemi avanzati di monitoraggio e prevenzione che fanno dell'Italia uno dei Paesi più all'avanguardia nelle strategie di intelligence.
Per questo l'ondata del terrorismo islamico e jihadista che dopo l'11 settembre ha colpito tante città europee non ci ha trovato impreparati.
E l'Italia è stata in prima linea nel contrasto al terrorismo internazionale anche nelle missioni di pace che hanno visto tanti italiani, civili e militari, cadere per una comune battaglia di civiltà.
La consapevolezza del cammino percorso insieme rende doveroso interrogarsi sulle prospettive dell'oggi.
La prospettiva prioritaria è senz'altro la battaglia per la verità.
Un dovere morale nei confronti dei familiari delle vittime, delle Associazioni presenti e di tutti i cittadini che non si arrendono alla frustrazione delle aree grigie ancora presenti.
Il Senato, insieme alla Camera, in questa legislatura ha fatto la sua parte per il cammino di verità.
La desecretazione e la pubblicazione degli atti delle Commissioni parlamentari che si sono occupate di stragi e terrorismo rappresentano un primo, significativo, passo verso la ricostruzione dei fatti e delle ragioni storiche.
L'auspicio è che questa scelta non rimanga isolata, ma possa creare un precedente importante.
Perché senza verità non c'è spazio per la giustizia.
Senza verità non si può dare un volto credibile alla storia.
Ma soprattutto senza verità non c'è memoria possibile.
E solo la memoria, che è il legame con il passato vissuto nell'eterno presente, può consentirci di preservare la nostra identità.
Se alle giovani generazioni consegneremo un racconto ancora intriso di segreti e oscurità non potremo mai trasmettere loro fino in fondo quel bagaglio di valori e ideali che ci ha consentito di superare le prove del terrorismo.
Questo impegno è oggi prioritario alla luce delle sfide della contemporaneità.
Tanti sono i campanelli di allarme che destano preoccupazione e seminano instabilità.
E di fronte alle paure dell'oggi non vi è che una risposta possibile: quel cammino di libertà che è parte della nostra identità e che oppone alla logica della violenza la forza della legalità, del diritto e del rispetto per ogni vita umana.
Grazie.