Festa del Redentore
Eccellenza Reverendissima, Signor Sindaco, Autorità, cittadine e cittadini tutti.
Vi sono due parole che più di ogni altra definiscono in questo momento i sentimenti che provo, partecipando alla Festa del Redentore a Venezia: emozione e gratitudine. Emozione innanzitutto perché la storia di Venezia ci insegna che fu proprio il Senato della Repubblica Serenissima a fare voto per erigere una nuova Chiesa dedicata al Redentore il 4 settembre 1576, per debellare un'epidemia spaventosa che mieteva vittime per più di un terzo della popolazione.
Allora, una istituzione che, con vocabolario contemporaneo, definiremmo "laica", aveva il coraggio di riconoscere i propri limiti e la forza di rivolgersi ad una dimensione ulteriore. Oggi da parte mia, che rappresento il Senato italiano, c'è il riconoscimento non solo di una tradizione, ma di una esperienza viva, tale da modellare la città di Venezia come luogo di incontro di culture, pensieri, dialettiche, che da sempre hanno animato e continuano ad arricchire il confronto, mai esaurito, sull'esperienza religiosa come fatto pubblico.
Ho fatto riferimento all'emozione, ma anche alla gratitudine, per la generosità storica e sempre attuale di Venezia, che offre, al di là di ogni appartenenza o ascendenza ideale, la possibilità di aprire gli occhi alla sorpresa, alla bellezza, all'arte che trasforma anche il paesaggio, il mare e la terra in abbraccio tra natura e opera dell'uomo.
La Festa del Redentore è allora davvero festa di tutti, ma ancora di più è festa per tutti, per chiunque accetti di percorrere il "ponte" che collega la propria "sponda", la propria sensibilità, alla scoperta di qualcosa o di qualcuno che non può mai essere dominato fino in fondo. E Venezia rappresenta la possibilità per ciascuno di noi di tenere insieme le ragioni pratiche della vita quotidiana, i bisogni concreti, con le aspettative e le aspirazioni ideali più profonde.
I Veneziani sono gente di mare e di terra, che non smettono di sognare e guardare al cielo per superare gli ostacoli e le prove più dure. Venezia vive ogni giorno dell'impegno e della responsabilità condivisa tra istituzioni e cittadini, si fa ponte tra culture e religioni, mantenendo la propria identità come storia e prospettiva di un patrimonio universale di umanità affacciato sul mondo intero.
Emozione e gratitudine devono quindi forgiare il senso di rispetto che si deve ad una città che è diventata forte attraverso le proprie fragilità e ha l'umiltà e il coraggio di incontrare i bisogni degli altri, accogliere le esperienze e le storie di molti, proponendosi come volano di meraviglia e stupore, restando ancorata al realismo di quanti si adoperano per conservare e rilanciare il senso più profondo di una storia aperta al futuro.
Vi ringrazio.