Economia e salute. La ricerca alla base delle grandi scoperte
Buongiorno a tutti.
È con vero piacere e vivo interesse che porto il mio saluto in apertura di questa prestigiosa giornata di approfondimento promossa dall'Università San Raffaele di Roma.
Ringrazio il Magnifico Rettore per il gradito invito. Saluto sua Eminenza Reverendissima, il cardinale Re, l’on. Angelucci, gli autorevoli relatori, i Rettori e i rappresentanti del mondo accademico presenti, i tanti studenti che ci seguono da remoto.
L’incontro odierno è dedicato ad un binomio di grande attualità: “Economia&Salute”. Il complesso sistema di relazioni tra economia e sanità non è una realtà solo di oggi. Se il pensiero classico vedeva la medicina come arte e filosofia, quella che definiamo “economia sanitaria” si è affermata a partire dal secondo dopoguerra come cardine dello sviluppo di sistemi di assistenza sanitaria e insieme di un nuovo approccio scientifico allo stato di salute.
È però negli ultimi anni, proprio grazie alla ricerca, ai progressi dell’epidemiologia, delle tecnologie mediche e della digitalizzazione, che abbiamo assistito ad una accelerazione nell’interconnessione tra la dimensione economica e quella sanitaria.
In questo processo, molto forte è stata la spinta impressa dall’emergenza pandemica, che ha operato in una duplice direzione.
Da un lato, la pandemia da Covid-19 è stata una minaccia per l’economia mondiale, come dimostra il significativo calo del PIL globale nel 2020.
Infatti, nella prima fase è emerso un preoccupante dualismo tra le istanze della economia e le istanze della salute pubblica per le consistenti perdite economiche associate a molte misure di contenimento del virus, dalle restrizioni alle libertà personali e collettive alla sospensione delle attività produttive e commerciali fino al blocco delle frontiere a persone e merci.
Dall’altro lato, però, la pandemia ha anche rivelato lo straordinario contributo che il connubio tra ricerca e produzione su scala globale può offrire alla soluzione dei problemi di salute pubblica.
Il riferimento è agli incredibili risultati raggiunti a livello internazionale grazie allo sviluppo e alla commercializzazione in tempi record dei vaccini, che hanno consentito di ritornare ad una progressiva normalità nelle relazioni sociali e quindi nelle dinamiche economiche.
Nell’attuale fase di ripresa, ritengo pertanto fondamentale riflettere sulla lezione “di sistema” che la pandemia ci ha affidato.
Una lezione che testimonia l’importanza di valorizzare le sinergie positive tra sanità, ricerca ed economia per contribuire alle prospettive di crescita e di sviluppo di una società globale sempre più complessa, interdipendente e in continua trasformazione.
Due aspetti mi sembrano fondamentali a questo riguardo.
Il primo è legato all’esigenza di rimettere al centro delle decisioni pubbliche la salute individuale e collettiva come diritto di cittadinanza inalienabile e come bene comune, coessenziale alla tutela degli equilibri economici, politici e sociali di qualsiasi Paese.
È stato infatti dimostrato che esiste una chiara corrispondenza tra gli investimenti in salute, in ricerca e i ritorni economici.
Il secondo aspetto è invece connesso alla riscoperta del valore economico della filiera della salute, che è uno straordinario volano di sviluppo e innovazione, con un valore pari al 10-12% del PIL in molte democrazie del benessere.
In relazione ad entrambi questi aspetti, è molto significativa la presenza oggi di due premi Nobel che con le loro ricerche hanno contribuito a sottolineare l’integrazione tra salute ed economia.
Penso alla genomica, il campo privilegiato di indagine del prof. Semenza, che è una vera e propria frontiera nell’approccio globale all’innovazione in medicina, capace di coniugare nuovi e sorprendenti traguardi di cura con una forte spinta agli investimenti in ambiti sperimentali della farmaceutica e delle biotecnologie.
Penso anche all’appello lanciato dal prof. Phelps per la buona vita e per la cosiddetta economia viola, che significa un'economia capace di rivitalizzare nel contesto della globalizzazione i tanti fattori della diversità umana come premessa di uno sviluppo sostenibile.
Un vero e proprio “rinascimento culturale” dell’economia nel quale assume rilievo centrale il valore dell’ecosistema della salute come leva di coesione sociale e di crescita dei territori.
Questi esempi testimoniano come per governare con successo il cambiamento sia importante fare crescere insieme modelli economici e politiche sanitarie e di ricerca attraverso strategie programmatiche sempre più sinergiche ed integrate. E questo richiede anche nuove professionalità.
In questa prospettiva, ritengo molto lungimirante la scelta compiuta da questo Ateneo di investire su una nuova Business School - che oggi apre le sue porte sotto la direzione del prof. Tria - fondata su percorsi di ricerca e formazione sempre più avanzati e interdisciplinari nelle materie sanitarie ed economiche.
Abbiamo bisogno di giovani ricercatori, dirigenti, imprenditori e operatori sanitari sensibili al filo comune che lega salute, medicina, ricerca, innovazione, produzione, crescita sociale e sviluppo economico. Figure capaci di declinare competenze manageriali e di finanza pubblica e privata in quel settore ad alta specialità che chiamiamo sanità. Figure aperte alle prospettive della concorrenza in ambiti fortemente competitivi e insieme attente ai valori dell’inclusività e della solidarietà coessenziali a tutti i sistemi assistenziali.
Questa è la sfida che abbiamo e che avete davanti e sono certa che la capacità di puntare su forme innovative di insegnamento e apprendimento consentirà a tanti giovani che cresceranno in questa Scuola di contribuire con successo al progresso comune.
Grazie e buon lavoro a tutti.