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Il Presidente: Discorsi

Convegno "L'intelligenza artificiale al servizio della democrazia"

Discorso pronunciato nella Sala Capitolare di Palazzo della Minerva

Buon giorno a tutti.
Saluto e ringrazio il Presidente dell'Istituto Nazionale di Statistica, Gian Carlo Blangiardo, per avere scelto di presentare in Senato il nuovo sistema integrato dei registri statistici, una infrastruttura informativa destinata a diventare un indispensabile strumento per il Parlamento e la Pubblica Amministrazione.
Saluto il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, il Senatore Questore Antonio De Poli, gli illustri relatori e tutti i presenti.

"L'intelligenza artificiale al servizio della democrazia": è un titolo suggestivo, ricco di spunti di riflessione, certamente.
Ma è anche un titolo che ci proietta verso la necessità di interrogarci profondamente sui sempre più rapidi progressi in materia di tecnologie informatiche.

Occorre in particolare chiedersi quali possano essere gli ambiti di applicazione dell'intelligenza artificiale nei processi democratici e legislativi. Quali le regole, i paradigmi e i limiti invalicabili.
Comprendere i radicali cambiamenti in atto implica, infatti, la necessità di prendere coscienza di nuove categorie concettuali e delle questioni connesse all'impiego quotidiano di tecnologie sempre più sofisticate nonché degli effetti sulla vita concreta di ogni individuo.
Occorre a questo proposito premettere che l'Intelligenza Artificiale si qualifica come un procedimento mimetico, in grado di riprodurre alcune capacità e abilità della mente umana.

Si traduce dunque, nella pratica, in una serie di "tecnologie abilitanti" che pongono una macchina in condizione di acquisire conoscenze, collegare nozioni, e articolare dati al fine di proiettare il tutto verso valutazioni e decisioni.
Per questo le concrete applicazioni dell'Intelligenza Artificiale sono suscettibili non solo di stimolare la crescita economica e produttiva, ma anche di avere un profondo impatto sulla vita delle persone, sulla società e sulle Istituzioni pubbliche a molti livelli.

È un dato ormai acquisito che l'Intelligenza Artificiale può trasformare il nostro mondo in positivo.
Penso all'assistenza sanitaria, dove sono già conosciute e applicate innovazioni tecnologiche nella prevenzione, diagnosi e cura, attraverso la robotica, di numerose patologie, anche rare e poco conosciute;
penso al settore dei trasporti, nel quale l'Intelligenza Artificiale consente di introdurre dispositivi sempre più efficienti, sicuri e soprattutto rispettosi dell'ambiente;
penso al settore manifatturiero e alle macchine intelligenti che hanno ridotto i tempi di produzione, garantendo l'innalzamento progressivo dei livelli di qualità e di precisione;
penso alla razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse idriche e naturali e alla diretta connessione tra Intelligenza Artificiale e l'attuazione di strategie per lo sviluppo sostenibile;
penso all'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale per prevedere i cambiamenti ambientali e climatici;
penso infine all'innalzamento dei livelli di sicurezza sociale, intercettando le frodi e le minacce di cyber-sicurezza, consentendo in tal modo alle Forze dell'Ordine di lottare più efficacemente contro la criminalità.

Se dunque l'Intelligenza Artificiale può portare benefici all'intera società e all'economia, le sue applicazioni pratiche stanno sollevando e solleveranno sempre più in futuro problematiche giuridiche ed etiche.
Questioni che non possono essere affrontate in un ambito esclusivamente nazionale, con riguardo solo al rafforzamento del quadro normativo interno.
Presuppongono invece una visione più ampia, di ordine sovranazionale, che si caratterizzi per un approccio alla materia, tale da rafforzare la fiducia dei cittadini nello sviluppo digitale.
Sotto tale profilo, credo sia importante richiamare la comunicazione che l'8 aprile 2019 la Commissione Europea ha rivolto al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni.

La Commissione sottolinea in primo luogo che l'essere umano deve porsi al centro dello sviluppo dell'Intelligenza Artificiale.
In altre parole, essa potrà avere un futuro sostenibile e potrà godere della fiducia dei cittadini solo se saprà essere "antropocentrica".
Lo sviluppo digitale infatti non è fine a se stesso, ma è uno strumento a servizio delle persone ed ha come obiettivo ultimo quello di migliorare il benessere degli individui.
Per queste ragioni non basta che le applicazioni dell'Intelligenza Artificiale rispettino la legge.
Occorre invece che osservino principi etici e che le loro attuazioni pratiche non comportino danni indesiderati.

A questo proposito la Commissione individua sette requisiti fondamentali dell'affidabilità delle applicazioni dell'Intelligenza Artificiale.
Vorrei soffermarmi su uno di questi in particolare: quello riferito all'intervento e alla sorveglianza dell'uomo, affinché i sistemi di Intelligenza Artificiale non ne riducano o limitino l'autonomia.
Dovranno soprattutto essere sempre garantiti meccanismi di sorveglianza e di controllo gestiti dall'uomo, per prevenire danni o effetti negativi dei sistemi.
Sotto tale profilo basti pensare alle tecnologie, già collaudate, di medicina cosiddetta predittiva.
In questo ambito la presenza del controllo umano appare indispensabile in ogni fase del processo.

E che dire della giustizia predittiva?
Potrà un algoritmo sostituirsi al libero convincimento del Giudice nell'interpretazione e nella decisione? E se si, in quale misura?
Interrogativi complessi cui la scienza medica e giuridica dedicano da tempo grande attenzione.
Come non ricordare poi che la "benzina" delle macchine intelligenti è costituita dai dati e dalle informazioni immesse nei sistemi, la cui affidabilità, integrità e riservatezza dovranno sempre essere garantiti.

E che dire della trasparenza?
In questo ambito, trasparenza significa descrizione dei dati e degli algoritmi utilizzati, documentazione e spiegabilità dei processi decisionali.
Garantire la trasparenza appare particolarmente rilevante proprio nell'applicazione dell'Intelligenza Artificiale ai sistemi correlati all'esplicazione dei processi democratici, decisionali e politici.
Si può infatti comprendere come l'allocazione, la rielaborazione e la valutazione delle informazioni sulle piattaforme digitali tenda ad essere oggi uno strumento potentissimo per orientare i giudizi e le scelte del pubblico in ogni settore.
Ecco che - laddove entrano in gioco equilibri ordinamentali e la necessità di garantire la formazione di una volontà popolare libera da condizionamenti - i confini etici e i criteri di gestione e di impiego delle tecnologie di intelligenza artificiale devono essere tali da poter assicurare garanzie di neutralità e di oggettività.

E sono questi i temi su cui saremo chiamati a confrontarci in un futuro che è molto più prossimo di quello che possiamo immaginare.
L'auspicio è che anche questa giornata possa quindi essere un momento prezioso per approfondire queste tematiche in tutte le loro implicazioni.
Occorre tuttavia che questo dibattito contribuisca altresì a maturare la consapevolezza dei rischi e delle insidie derivanti da una corsa alla digitalizzazione priva di regole e di un solido fondamento etico.



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