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Il Presidente: Discorsi

Convegno "Etica e Impresa. Due realtà conciliabili? Una sfida ancora aperta"

Discorso pronunciato alla Borsa di Milano

Signor sindaco,
Autorità, Signore e signori,
è con vero piacere e vivo interesse che porto il mio saluto personale e quello del Senato della Repubblica in apertura dei lavori di questo importante momento di confronto e di approfondimento.
Saluto e ringrazio Romana Liuzzo per il prezioso contributo che la Fondazione Guido Carli fornisce al dibattito pubblico attraverso le tante meritorie iniziative promosse.
Saluto il Presidente Letta e il Presidente Boccia, ai quali sono affidate le relazioni d'apertura, e tutti gli autorevoli esponenti del mondo delle imprese che animeranno la tavola rotonda.

Consentitemi una preliminare riflessione partendo proprio dal titolo di questo appuntamento.
*Etica e Impresa sono conciliabili?
A mio avviso non solo possono, ma devono essere conciliabili.*
L'etica dei princìpi, così come l'etica della responsabilità - per restare all'insegnamento di Weber - nella società contemporanea possono e devono essere declinate come vere e proprie parole d'ordine alle quali ispirare l'azione di cittadini, famiglie, istituzioni e, naturalmente, imprese.
Ciò in quanto la forza morale di tali concetti assume un rilievo diretto nelle dinamiche evolutive del mondo dei servizi e della produzione, dell'economia e della finanza, del sociale e del terzo settore.

Nell'epoca dell'industria 4.0, alla vigilia di quello che si annuncia come un cambio epocale nelle modalità di lavoro e nel conseguente rapporto impresa/lavoratore, mettere al centro l'etica appare come la chiave per garantire una vera e propria sostenibilità della produzione.
Una sostenibilità certamente ambientale ed economica, ma anche e soprattutto sociale.
Se è vero infatti che tutti gli attori della produzione saranno chiamati a mettersi in gioco e a ridiscutere le regole d'ingaggio che, per oltre un secolo, hanno costituito un elemento fisso rispetto alle variabili fisiologiche nelle economie di mercato, è altrettanto vero che i principi su cui si basa la filiera produttiva rappresenteranno il principale fattore di reale e concreta continuità.

Secondo l'ultima indagine sociologica dell'Associazione italiana per la formazione manageriale - "Etica, responsabilità pubblica, imprenditorialità e management" -, il rispetto dei principi etici, oltre ad avere una evidente connessione con la sfera ideale, morale o religiosa di ogni lavoratore, finisce inevitabilmente per realizzare effetti positivi a livello aziendale.
Effetti che - secondo la rilevazione - sono visibili in maniera evidente nel medio-lungo periodo e in misura particolarmente avanzata proprio nell'ambito privato.
In tale contesto si concretizza l'affermazione e la riconoscibilità di alcuni valori fondanti: correttezza e integrità, legalità, giustizia, moralità meritocrazia e imparzialità.

Partendo dalla consapevolezza che nell'epoca della globalizzazione e dell'intelligenza artificiale ogni decisione economica ha conseguenze di carattere morale, è necessario ribadire che l'azione economica così come trae impulso dall'essere umano è sempre all'essere umano che deve guardare come suo fine ultimo, sia come individuo che come collettività, popolo, nazione, mondo.
Solo partendo da questo presupposto potremo veramente essere in condizione di governare la forza trascinante di una evoluzione tecnologica ormai irrefrenabile.

Una sfida con cui si dovranno misurare le nostre imprese, così come le Istituzioni e la politica.
Guardiamo alle conquiste dell'intelligenza artificiale. Un fenomeno già ampiamente consolidato nella sanità, nei trasporti, nel manifatturiero, nella gestione delle risorse idriche e naturali, nel comparto sicurezza.
Settori in cui lo sviluppo di questa tecnologia ha ampiamente dimostrato come la sua applicazione può trasformare il nostro mondo e il nostro stile di vita in positivo.

In alcuni casi i vantaggi sono stati così forti ed immediati al punto da dimenticare i rischi e le insidie che possono derivare da una corsa alla digitalizzazione priva di regole o di un solido fondamento etico.
Pensiamo all'applicazione dell'intelligenza artificiale nel settore della giustizia; alla cosiddetta "giustizia predittiva". Potrà mai veramente un algoritmo sostituirsi al libero convincimento del giudice nell'interpretazione e nella decisione? E se sì, in quale misura?
Pensiamo ai dati; alle informazioni immesse nei sistemi informatici globali. Pensiamo alla loro acquisizione, alla rielaborazione e alla loro valutazione sulle piattaforme digitali; a come possono essere oggi uno strumento potentissimo per orientare i giudizi e le scelte del pubblico in ogni settore, anche nell'ambito dei processi democratici, decisionali e politici.

Ecco perchè riportare l'etica al centro delle dinamiche imprenditoriali - così come di quelle istituzionali - significa innanzitutto dotarsi degli strumenti per comprendere a pieno i cambiamenti in atto.
Ma significa anche interpretare i segnali di quelli che avverranno domani. Ed essere pronti a prevenirli, anticiparli, affrontarli.

In tale prospettiva, per tornare alla seconda parte dell'incipit di questo convegno, conciliare etica e impresa non solo è una sfida ancora aperta: è una sfida destinata ad essere sempre aperta.
Perché se è vero che possiamo e dobbiamo creare le condizioni affinché etica e impresa possano coesistere, con benefici reciproci e universali, è altrettanto vero che gli equilibri di questo rapporto saranno destinati ad essere continuamente messi in discussione.
E questo avverrà tanto velocemente quanto veloci sono le dinamiche in atto e saranno quelle future.
E allora la sfida sarà quella di avere radici culturali, morali ed etiche solide e profonde.
Radici che possano consentire di adeguare i comportamenti e le scelte alle contingenze, alle innovazioni.
Radici che imprese, corpi intermedi e istituzioni hanno il dovere di costruire oggi partendo dall'unico valore a cui non possiamo permetterci di rinunciare: l'essere umano e la sua centralità.



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