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Il Presidente: Discorsi

Cerimonia per lo scambio di auguri con le alte cariche dello Stato

Discorso pronunciato a Palazzo del Quirinale

Signor Presidente della Repubblica,
è con un sentimento di sincera gratitudine che Le formulo, anche a nome del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Presidente della Corte costituzionale, delle Autorità civili e militari della Repubblica e di tutti i presenti, gli auguri più sinceri in occasione delle feste del Santo Natale.

L'anno che sta per terminare ha visto le Istituzioni tutte affrontare diversi momenti di particolare rilevanza per la vita dei cittadini e per il funzionamento stesso degli organi dello Stato.
Nel contesto comunitario, dopo le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e l'insediamento della nuova Commissione, l'Italia potrà e dovrà farsi carico di proporre e promuovere l'avvio di una nuova e virtuosa stagione.

Possiamo e dobbiamo ambire ad un ruolo di primo piano, in linea con la nostra riconosciuta tradizione europeista e con la nostra storia di Paese fondatore della casa comune europea, che ha nelle radici cristiane la propria matrice identitaria.
Se questa casa richiede il rispetto di parametri finanziari e monetari in grado di garantire condizioni macroeconomiche favorevoli per la stabilità, le nuove sfide che l'attualità ci impone dovranno necessariamente essere valutate con spirito di apertura e rinnovata disponibilità ad una reale gestione condivisa.

Penso in particolare alle conseguenze dei cambiamenti climatici e alle necessarie contromisure da adottare in sede di riduzione dei fenomeni inquinanti, salvaguardia del territorio, adeguamento infrastrutturale.
Le diverse e numerose calamità che nel 2019 hanno colpito l'Italia e la gran parte dei Paesi europei, impongono a tutte le forze politiche e alle Istituzioni una riflessione programmatica in grado di coniugare tali aspetti in una logica propositiva di lungo periodo.

Così come i nostri Padri si trovarono, sulle macerie della Seconda guerra mondiale, a dover ricostruire un Paese ferito e stremato, dobbiamo promuovere la consapevolezza che nei prossimi anni sarà necessaria un'operazione di messa in sicurezza che per portata, ampiezza e vastità, può essere considerata simile.
Uno sviluppo sostenibile, sia a livello ambientale che economico, è l'unica strada che può consentirci di vincere tali sfide.

Per perseguire politiche di sviluppo di lungo periodo, c'è bisogno di restituire fiducia ai cittadini, alle famiglie, al mondo produttivo.
Investire sulla famiglia significa sostenere la prima e fondamentale infrastruttura sociale, un presupposto ineludibile per superare la profonda crisi demografica. Per fare ciò occorre porre all'attenzione dell'agenda pubblica la denatalità - vera e propria emergenza nazionale - e invertire la tendenza culturale che ha causato una sostanziale sottovalutazione di questa strategica tematica.

La trasformazione socio demografica infatti da molto tempo interessa il nostro Paese; il suo progressivo invecchiamento generazionale e il calo delle nascite ha acquisito, specie negli ultimi anni, proporzioni allarmanti. Un Paese che non genera figli è un Paese incollato a un eterno presente; è una Nazione incapace di aprirsi a un futuro di crescita e di responsabilità.
Investire sulle attività produttive, vera spina dorsale del Paese, significa mettere le imprese nelle condizioni ottimali, sia a livello economico che fiscale, per un rilancio generale della competitività del Paese.
Una competitività che dovrà fare sempre più i conti con un mondo in continua evoluzione, dove l'intelligenza artificiale, nell'epoca dell'industria 4.0, cambierà radicalmente l'approccio alla produzione e al lavoro.

Da questo punto di vista, nonostante le contingenze economiche richiamino giustamente l'attenzione sulle preoccupanti vertenze occupazionali in atto e sulle difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro per i giovani e gli over 50, l'Italia è in grado di dare le risposte necessarie per non far scivolare i cittadini verso sentimenti di chiusura.
Lo dimostrano le tante storie di successo e di affermazione delle imprese italiane; la riconosciuta capacità manifatturiera del nostro Paese; le tante aziende capaci di conquistare i mercati internazionali anche attraverso prodotti e tecnologie innovative.

Non dobbiamo infatti mai dimenticare le straordinarie eccellenze e le tante risorse - scientifiche, sociali e culturali -, che ci garantiranno negli anni a venire grandi possibilità di sviluppo.
Penso ai tanti giovani che nell'ambito della ricerca scientifica sono apprezzati e stimati a livello internazionale;
penso alle forze dell'ordine e alle forze armate, costruttori di pace ed eroi della quotidianità;
penso a quell'Italia che Lei, signor Presidente, definì con chiarezza l'Italia della bontà, del volontariato, del terzo settore;
l'Italia dei soccorritori, della solidarietà, dell'altruismo;
penso all'Italia delle arti, universalmente riconosciuta come patria della cultura, della bellezza e delle straordinarie riserve naturali.
È questa l'Italia che merita di essere amata; è questo il Paese che deve trovare al proprio interno le ragioni di una coesione sociale che faccia guardare al futuro con rinnovata speranza e fiducia.

Signor Presidente, per la Sua autorevole guida e per la vicinanza che quotidianamente dimostra nei confronti di tutti noi e dei cittadini italiani, vorrei rivolgerLe a nome di tutte le istituzioni i più sinceri ringraziamenti.



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