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Il Presidente: Discorsi

Cerimonia del Ventaglio

Discorso pronunciato nella Sala degli Specchi di Palazzo Giustiniani

Buongiorno a tutti e grazie per la vostra presenza.

Ringrazio il Presidente Di Fonzo per l'intervento e per l'impegno profuso anche a livello organizzativo per la realizzazione della prima cerimonia del Ventaglio della legislatura. Una prima assoluta per entrambi.

Un cordiale benvenuto desidero rivolgere a Beatrice Borellini, la cui bellissima opera custodirò con particolare cura e affetto.

Come è stato giustamente detto questa legislatura può essere quanto meno definita inedita. Lo è stata per le dinamiche che ne hanno caratterizzato l'avvio, così come per quanto ha riguardato la formazione del Governo. Dovete riconoscere che non ci siamo annoiati...soprattutto nella fase dedicata alle consultazioni.

Da questo punto di vista, ritengo doveroso in apertura del mio intervento, dare atto a tutti i giornalisti presenti, dell'impegno e della professionalità dimostrati in questi mesi.

La corretta informazione parlamentare in una fase storica non semplice come quella che stiamo vivendo è fondamentale per la politica, ma anche e soprattutto per i cittadini. Avvicinare le persone alle istituzioni è determinante, e la funzione di intermediazione della stampa è il giusto e necessario collante.

Proprio qualche giorno fa mi è stato chiesto cosa avrei cambiato rispetto al mio discorso di insediamento, o se fossero mutate alcune delle priorità del Paese da me evidenziate in quella occasione. Ho risposto che non avrei cambiato nulla, anche perché quando si parla degli aspetti più sensibili e profondi della società ci troviamo di fronte a tematiche che possono e devono essere trattate in una logica di lungo periodo, di certo non soggette a cambiamenti di valutazione da poter sviluppare nel giro di qualche settimana.

Anche la questione del ruolo delle donne rientra in tale ottica. Resto pertanto convinta che nessun obiettivo sia ormai precluso, il che non può certamente essere considerato un punto di arrivo. La storia della emancipazione femminile, in Italia così come a livello internazionale, è fatta di conquiste progressive che sono ancora in atto e che dovranno vedere il raggiungimento di ulteriori traguardi nei prossimi anni.

Per quanto riguarda le riforme di cui il Paese ha bisogno, personalmente ho sempre ritenuto preferibili interventi che potessero essere ben definiti e ben delimitati.

Una delle priorità è certamente il completamento del riassetto delle autonomie. Un tema che investe direttamente i servizi ai cittadini, la gestione degli organismi territoriali, la distribuzione e l'utilizzazione delle risorse, il rapporto tra lo Stato e gli enti locali.

Realizzare compiutamente il principio costituzionalizzato della sussidiarietà, sia in termini orizzontali che verticali, è una necessità che attiene direttamente alla qualità della vita di tutti gli italiani e alla loro possibilità di realizzare modelli di società virtuosi ed inclusivi, sulla base del principio di buon andamento e quindi di economicità, efficienza ed efficacia.

Restando sul tema delle riforme costituzionali, è però doveroso sottolineare anche un altro aspetto. Quest'anno ricorrono i 70 anni dall'entrata in vigore della nostra Costituzione. Una Carta giovane, che ha già dimostrato di essere in grado di garantire al Paese democrazia, pace, sviluppo, solidarietà.

Qualsiasi riflessione di modifica deve pertanto doverosamente partire da questi presupposti. Il cambiamento per il cambiamento non è mai sinonimo di miglioramento.

Anche perché la validità di un assetto istituzionale andrebbe sempre valutata alla luce della capacità del sistema di fronteggiare fasi nuove, difficili, imprevedibili. L'avvio di questa legislatura può essere considerato a tutti gli effetti uno di questi momenti.

Eppure, nonostante le inevitabili fibrillazioni, il sistema Paese ha retto, ha dimostrato la capacità di saper accompagnare una fase politica nuova senza mettere in discussione i capisaldi del nostro Stato di diritto.

Per questo desidero ancora una volta dare atto al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e delle istituzioni tutte, di aver saputo affrontare con saggezza e riconosciuto equilibrio ogni singolo momento della transizione politica che si è poi conclusa con la formazione del Governo.

E' chiaro che potranno esserci diverse proposte di riforma, ognuna delle quali sarà certamente valutata e verificata con attenzione, compresa quella di modifica della disciplina referendaria.

La riforma del regolamento del Senato può in tal senso rappresentare un esempio di come sia possibile procedere ad un virtuoso e condiviso autorinnovamento. La potremmo considerare, a pieno titolo, come una "riforma costituzionale a Costituzione invariata", avendo innovato oltre un terzo degli articoli.

In particolare, sono state introdotte norme antitrasformismo, volte ad arginare il fenomeno della mobilità parlamentare e garantire la corrispondenza tra Gruppi e formazioni politiche che si siano effettivamente presentate alle elezioni.

Segnalo inoltre che è stato distribuito un rapporto sull'attività dell'Ufficio Valutazione Impatto, che ho l'onore di presiedere, le cui ricerche rappresentano una novità assoluta sia in Italia sia rispetto ad altri Parlamenti. Colgo qui l'occasione per ringraziare sentitamente la dottoressa Serafin, il dottor Toniato e tutto il personale amministrativo, per l'eccellente lavoro svolto quotidianamente.

Per quanto riguarda poi Il contenimento dei costi della politica, è evidente che si tratta di un dibattito che non si esaurisce certo con la questione dei vitalizi agli ex parlamentari.

Come sapete nelle scorse settimane si è discusso molto di come operare per trasformare in chiave contributiva il trattamento economico elargito a favore degli ex parlamentari. Un tema rispetto al quale non mi sono mai sottratta, nella convinzione che sia fondamentale, per superare eventuali situazioni di privilegio, farlo attraverso un provvedimento tecnico-giuridico inappuntabile.

Anche per questo ho sin da subito auspicato la possibilità di procedere congiuntamente agli uffici della Camera.

Le scelte operate sono andate parzialmente in un'altra direzione. La Camera ha già deliberato sulla base di un proprio iter. Il Consiglio di Presidenza del Senato, invece, dopo una prima valutazione, ha deciso di effettuare ulteriori approfondimenti, anche attraverso l'acquisizione di qualificati pareri.

Nessun problema quindi per le tempistiche previste, tanto più che il provvedimento della Camera entrerà in vigore il 1 gennaio 2019, ma solo la necessità di decidere con la dovuta attenzione. Nessuna preclusione, nessun atteggiamento dilatorio, nessuna difesa di eventuali privilegi.

Solo la volontà di procedere con rigoroso metodo, secondo l'insegnamento di Luigi Einaudi del "conoscere, discutere, deliberare". In altri termini, semplicemente un provvedimento che renda certe le decisioni del Consiglio di Presidenza.

Per restare ai costi della politica, sono sempre stata favorevole ad un ancor più stringente legame tra trattamento economico e produttività per i parlamentari.

Quando non si è presenti, sia in Aula che in Commissione, deve esserci una sensibile riduzione degli emolumenti. Anche la singola assenza deve portare ad una penalizzazione economica. Un principio di giustizia e di meritocrazia, in linea con il valore stesso della funzione di rappresentante dei cittadini.

Sulla giustizia, due sono le questioni dirimenti.

La prima è la definitiva soluzione del rapporto tra politica e magistratura. L'effettività del principio di terzietà non dovrebbe mai essere messa in discussione. Cosa che inevitabilmente accade nel momento in cui, dopo una esperienza politica, al magistrato è consentito di rientrare nel ruolo. Alcune soluzioni sono già state proposte, credo non si possa aspettare oltre, per una definizione strutturale.

L'altro aspetto, che coinvolge direttamente milioni di cittadini, riguarda i tempi. Una giustizia ritardata è una giustizia negata. La lentezza dei processi, sia nel civile che nel penale, non è più tollerabile.

L'efficienza del sistema giudiziario impatta, oltre che sui diritti individuali, sulla competitività del Paese. Anche secondo la Banca Mondiale, il ritardo nelle cause civili assume un rilievo diretto sull'attrazione di investimenti dall'estero e sulla stessa possibilità delle imprese di vedersi riconosciuti fidi bancari.

Senza contare i costi diretti e indiretti che le aziende devono sostenere per contenziosi e ritardi burocratici. Dove la giustizia funziona male, l'economia resta al palo.

C'è invece bisogno di più investimenti e meno burocrazia, più sostegno al lavoro e meno tasse per chi investe sulla propria azienda e sul benessere dei lavoratori in una concezione di sviluppo sostenibile.

Quando ci si confronta con gli operatori stranieri, ci si rende conto che l'immagine dell'Italia è ben più forte e apprezzata di quanto noi stessi tendiamo a pensare. Questo lo si deve in particolare al ruolo svolto dalle eccellenze italiane nel mondo, veri e propri testimonial del nostro stile di vita, delle nostre produzioni, della nostra storia.

Il lavoro è a mio avviso la più stringente emergenza nazionale. Solo un'azione in grado di contemperare le esigenze e le priorità sia delle imprese che dei lavoratori, potrà portare ad una significativa ripresa economica.

Per accompagnare e sostenere lo sviluppo c'è bisogno di mettere attorno allo stesso tavolo tutte le parti sociali, per dar vita ad interventi strutturali che, anche grazie alla leva fiscale, possano stimolare gli investimenti, favorire la produttività, sostenere l'occupazione.

Per quanto riguarda un'altra emergenza particolarmente sentita, l'immigrazione, vorrei per prima cosa evidenziare come il nostro Paese sia stato per troppo tempo lasciato solo. Per questo ritengo ingenerose e a volte pretestuose le critiche che ci sono state rivolte, anche negli ultimi giorni. L'Italia è un Paese per definizione e per storia straordinariamente accogliente e solidale. Così come lo sono i cittadini italiani. Se però qualcuno pensa che questo possa bastare per risolvere una situazione geo-politica che è globale, che investe almeno tre continenti, si rischia di capovolgere e di non comprendere la realtà.

Una recente stima ci dice che - in base agli attuali tassi di natalità - nel 2050 la sola Nigeria avrà gli stessi abitanti di tutta l'Unione europea. Uno scenario che non può non farci riflettere.

Registro che a livello comunitario - anche nelle ultime settimane - ci sono stati segnali a sostegno della posizione italiana. Ritengo fondamentale l'impegno assunto dal Consiglio europeo per superare il trattato di Dublino. Da questo si misurerà la reale intenzione di farsi carico in maniera solidale dell'impatto dei flussi migratori.

In occasione della mia recente missione negli Stati Uniti ho potuto porre tale questione anche ai massimi livelli delle Nazioni Unite. Ho riscontrato disponibilità e attenzione.

Per risolvere una simile situazione c'è la necessità di uno sforzo senza precedenti della comunità internazionale, per creare, nei Paesi di origine e di transito, condizioni di crescita e stabilità. Gli stessi vertici ONU sono convinti della necessità di un'azione coordinata dell'Unione europea che, parlando troppo spesso con più voci - non di rado dissonanti -, rischia di rappresentare una parte del problema, piuttosto che della soluzione.

Non separato da questi temi c'è il dibattito in corso sull'informazione. Tanto più sono in ballo temi sensibili, tanto più si sente la necessità di poter avere le competenze nel trattare e divulgare le notizie.

Caratteristiche che sono e devono continuare ad essere prerogative della vostra professione, in considerazione del valore etico e sociale del ruolo svolto. La tutela del lavoro giornalistico, così come quella della proprietà intellettuale, sono alla base di una società che possa essere in grado di affrontare l'era della digitalizzazione con i giusti anticorpi rispetto al rischio di un vero e proprio saccheggio delle idee e dei contenuti.

Mi sento di assicurare in relazione a questa tematica la massima attenzione del Senato anche in nome della collaborazione che ha sempre caratterizzato i rapporti tra il Parlamento e la Stampa specializzata.

Rapporti di correttezza e cordialità evocati ogni anni proprio attraverso questa Cerimonia e che, sono certa, ci saranno anche in futuro

Molti sarebbero ancora i temi da affrontare, ma avremo occasione di approfondirli in altri momenti. Consentitemi una riflessione finale.

Ho detto in apertura di intervento che questa legislatura è stata da più parti definita inedita. Lo stesso potremmo dire per la mia presidenza. E' infatti una novità - almeno a partire dal 1994 - che il Presidente di uno dei due rami del Parlamento sia espressione dell'opposizione.

Si tratta di una condizione che rende ancor più fondamentali i caratteri di garanzia e terzietà propri del ruolo che sono stata chiamata a ricoprire.

Il mio auspicio è quindi quello di riuscire ad interpretare quotidianamente al meglio la mia funzione, favorendo il dialogo e il confronto costruttivo tra tutti i senatori, al di là delle appartenenze, nell'interesse dei cittadini e del Paese.

E' così che mi piacerebbe fosse ricordata la mia presidenza.

Vi ringrazio per l'attenzione.



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