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Il Presidente: Discorsi

Cerimonia conclusiva del Centenario della Fiera Campionaria di Padova

Intervento del Presidente del Senato

Autorità,
Signore e Signori,

​è con sincero orgoglio che vi porto il mio saluto personale e dell'istituzione che rappresento in occasione della cerimonia conclusiva di questa entusiasmante settimana di fiera.​ ​Una settimana in cui Padova - la nostra città - è stata meritoriamente protagonista dello scenario nazionale e internazionale.

​Desidero rivolgere un particolare saluto al Sindaco Sergio Giordani e al Presidente della Provincia Fabio Bui, ringraziandoli per il sostegno che le Istituzioni locali hanno sempre garantito a questa manifestazione. ​

Un saluto che ho il piacere di estendere al Presidente della Camera di Commercio Antonio Santocono e al Presidente di GEO Andrea Olivi, congratulandomi per il successo riscosso da questa edizione del centenario.

​Quelle che oggi si concludono sono state giornate intense e ricche di avvenimenti che hanno coinvolto tutta la cittadinanza e i tanti ospiti venuti da tutto il mondo per visitare la fiera e, con l'occasione, scoprire le bellezzedelle nostre terre.

​Così come ricco e articolato è stato il panorama espositivo: dall'edilizia al mobile e al design; dall'automobilismo alla moda e alla cosmetica; dallo sport ai servizi per il turismo e per l'attività ricreativa e culturale.

​Molti sono stati gli spettacoli allestiti nei padiglioni e negli spazi all'aperto, così come gli appuntamenti dedicati alla nostra tradizione enogastronomica.

​Ogni singola giornata di fiera ha permesso di raccontare al mondo la storia di un Paese che ha voglia di fare, di fare bene, e di guardare al futuro con intraprendenza efiducia nelle proprie capacità.

​Ma questa è la fiera del centenario.

​Una ricorrenza prestigiosa e importante che non può non farci riflettere su cosa ha rappresentato la sua prima edizione, inaugurata solo pochi mesi dopo l'armistizio - firmato sempre qui a Padova - che ha posto fine alla Prima Guerra Mondiale.​

​In quel contesto di devastazione e di forti lacerazioni, l'intuizione di un uomo - Ettore Da Molin, allora Segretario della Camera di Commercio patavina - è diventato un progetto ambizioso e lungimirante: l'idea è diventata ferma volontà.

​E quella volontà si è concretizzata in una incredibile capacità realizzativa che ha consentito di allestire, con eccezionale rapidità e per la prima volta in Italia, un evento espositivo di respiro internazionaleche ha letteralmente invaso la città, donandole nuova vita.

​Fu quello uno dei primi passi che diedero impulso a una nuova stagione di relazioni economiche e diplomatiche quanto mai necessarie per avviare la ricostruzione del nostro Paese.

​Soprattutto fu un forte messaggio di pace e di rinnovata collaborazione tra i popoli.

​Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza il contributo delle istituzioni locali, degli enti di categoria, delle banche cittadine e di tutti coloro che hanno fortemente creduto in quell'idea e l'hanno sostenuta con convinzione.

​In questi cento anni, il nostro Paese ha vissuto profondi cambiamenti sociali, economici e politici: dal fascismo alla nascita della Repubblica; dal boom economico degli anni sessanta alle crisi finanziarie del decennio successivo; dalla guerra fredda al processo di aggregazione e di integrazione europeo, dalle prime comunicazioni radiofoniche e telefoniche ai più sofisticati sistemi informatici di interconnessione globale, solo per citarne alcuni.

​Sono cambiate le mode e con esse le richieste e le esigenze dei consumatori. Si è evoluto e specializzato sempre di più il sistema di produzione industriale e di distribuzione commerciale, tanto nei mercati di nicchia quanto in quelli su vasta scala.

È mutato il modo di pensare e di fare impresa, grazie anche all'impiego di tecnologie sempre più all'avanguardia.

​Una progressiva trasformazione che ha coinvolto anche settori fortemente legati alle nostre tradizioni culturali, come l'agricoltura e l'artigianato e l'enogastronomia.

​Di fronte a questi processi, la Fiera di Padova è sempre stata occasione per dare prova della straordinaria predisposizionedelle nostre realtà economiche di vivere i mutamenti, anticiparli talvolta, per rinnovarsi e continuare ad affermarsi sui mercati.​

​Una capacità di adattamento che, come ci ricorda la frase di Stephen Hawking scelta per cadenzare il percorso del centenario, è prima di tutto sinonimo di un'intelligenza vivace e creativa.

​Allo stesso tempo, le centinaia di iniziative organizzate negli anni all'interno del contesto fieristico hanno costituito preziosi momenti di condivisione e di crescita per tutti coloro che ne hanno beneficiato, per la nostra città e tutto il Paese.

​Oggi quindi non si celebrano soltanto cento anni di fiera.

​Si festeggiano cento anni di cui essere fieri e orgogliosi.

​Ricordare il passato e la storia di questi importanti successi, non deve tuttavia far venire meno le aspirazioni per il futuro che ci attende.

​Un futuro ricco di sfide e di opportunitàche abbiamo il dovere di cogliere tenendo sempre presenti i valori racchiusi nell'altra frase scelta per raccontare questo centenario.

​"Il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare", diceva Albert Einstein.

​Ma bisogna lottare con consapevolezza e con grande senso di responsabilità, per preservare le risorse che il mondo ci offre e valorizzarle sempre.

​Per questo guardo con molta attenzione lo spazio che questa fiera ha inteso dedicare alle prospettive future, con particolare riguardo allo sviluppo e all'innovazione sostenibile, in armonia con gli obiettivi dell'agenda ONU 2030, tanto nei settori produttivi quanto in quelli dedicati a migliorare la qualità della vita degli esseri umani.

​Temi universali e di particolare rilevanza strategica per dare nuova solidità al nostro presente, stimolare l'avvio di una ripresa economica globale oggi più che mai necessaria e costruire insieme nuove opportunità di crescita per tutti e, in particolar modo, per le nuove generazioni.

​Grazie a tutti.



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