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Il Presidente: Discorsi

Celebrazioni per il ventesimo anniversario di attività dei Corecom italiani

Buongiorno a tutti.
È con vero piacere e vivo interesse che porto il mio saluto a questo appuntamento dedicato al ventesimo anniversario dei Comitati Regionali per le Comunicazioni.
Saluto il Presidente Fedriga, il Vice Ministro Morelli, il Presidente Barachini, il Presidente Lasorella e con loro, tutti i parlamentari e le Autorità presenti.
Ringrazio la Coordinatrice nazionale Sala, i Presidenti, i Consiglieri e tutto il personale dei Corecom italiani per il contributo determinante che offrono al buon funzionamento della rete territoriale di governo, garanzia e controllo sulle comunicazioni.

Sono molto contenta che questa iniziativa veda la partecipazione di tanti rappresentanti del mondo dell'editoria, dei gestori dei servizi di comunicazione elettronica, degli organismi associativi delle emittenti televisive e delle associazioni dei consumatori.
La loro presenza testimonia come la funzione di garanzia affidata ai Corecom non possa svolgersi in astratto, ma nasca da una conoscenza sul campo dei problemi reali del mondo delle comunicazioni, sviluppata in un confronto continuo con i suoi principali attori e fruitori.
Nati come organi ausiliari ed esecutivi dell'Autorità nazionale garante per le Comunicazioni, dalla loro istituzione ad oggi i Corecom hanno registrato un cammino importante, ma per molti versi incerto e difficile.

Da un lato, hanno visto progressivamente espandere i propri ambiti di competenza e le proprie funzioni. Hanno saputo consolidare, specialmente grazie gli Accordi-quadro del 2003 e del 2008, un solido rapporto con le istituzioni regionali.
Dall'altro lato, non sono mancati ritardi, ostacoli e asimmetrie nei percorsi attuativi.
A distanza di vent'anni, mi sembra però che il bilancio complessivo possa considerarsi senz'altro positivo.
Con la loro azione sul territorio, i Corecom hanno saputo confermare la bontà dell'intuizione originaria che ne aveva determinato la nascita.
L'idea, cioè, che per alimentare il valore della comunicazione come risorsa democratica al servizio della cultura, della società e dell'economia di un Paese sia necessario garantire una presenza istituzionale sul territorio, fornendo servizi di supporto capillari a cittadini e imprese di settore.

In questo si può apprezzare il ruolo dei Corecom come organi di consulenza, gestione e controllo delle comunicazioni a livello regionale
Organi che, in un'ottica decentrata, sono chiamati ad esercitare una pluralità di funzioni diverse.
Dalla tutela del cittadino nel contenzioso in materia di telecomunicazioni e comunicazioni elettroniche alla vigilanza su media e minori, nonché sul cyberbullismo.

Dal monitoraggio sulla programmazione delle emittenze locali al controllo sulla par condicio nei periodi elettorali.
Dalla vigilanza sulla conformità ambientale degli impianti di telecomunicazioni alla pianificazione dei programmi per l'accesso radiotelevisivo.
Tanti sono i risultati raggiunti grazie all'attività dei Corecom.

Penso alla capacità di accompagnare a livello territoriale la transizione dalla TV analogica al digitale terrestre, affiancando le emittenti locali.
Penso al crescente affidamento dei cittadini alla funzione arbitrale esercitata nelle procedure di conciliazione; alla fiducia conquistata nel contrasto all'inquinamento elettromagnetico.
Penso alla strenua difesa del bene prezioso della qualità dei programmi radiotelevisivi che ha visto un grande impegno civile dei Corecom nei confronti dei soggetti più indifesi, come i minori.
Penso ancora alla promozione dell'attività cinematografica di giovani registi e di patrimoni culturali spesso poco conosciuti.

Grazie a questo bagaglio di esperienze, i Corecom sono diventati interlocutori strategici capaci di intercettare i settori vasti, complessi e in continua evoluzione in cui si articola il sistema delle comunicazioni.
Eppure, è indubbio che le sfide sul campo sono ancora tante e complesse.

Il quadro con cui oggi si confrontano i Corecom è profondamente diverso da quello che ne aveva segnato l'origine.
Se infatti la legge Maccanico del 1997 intendeva tutelare il pluralismo e il rispetto delle libertà fondamentali dei cittadini prevalentemente su stampa, radio e televisione, oggi la difesa di quei valori deve confrontarsi anche con i nuovi orizzonti che l'innovazione tecnologica offre al mondo dell'informazione e dell'intrattenimento.

La rivoluzione digitale ha infatti avuto il grande merito di ridurre il divario sociale nell'accesso alla fruizione delle comunicazioni. E insieme ha prodotto, almeno sul piano formale, un maggiore pluralismo nell'accesso alla produzione di contenuti.
Tra canali digitali, Internet e nuovi mass media, oggi siamo letteralmente circondati dalle informazioni, che ci arrivano ovunque e in tempo reale.
Ognuno ha la possibilità di esprimere opinioni, pareri e idee attraverso forme di comunicazione un tempo sconosciute, capaci di raggiungere rapidamente un'ampissima platea di destinatari.
Eppure, non possiamo dire che i problemi legati al pluralismo, alla correttezza, imparzialità, completezza e obiettività dell'informazione siano scomparsi.
Tante sono infatti le criticità sotterranee.

Mi riferisco non solo alle preoccupanti disfunzioni connesse all'informazione sul web o all'uso dei social network, ormai sotto gli occhi di tutti.
Anche nel settore delle telecomunicazioni, l'avvento del digitale terrestre, aumentando il numero di canali offerti in chiaro, ha innescato dinamiche competitive che, paradossalmente, rischiano di ridurre il pluralismo nell'offerta, penalizzando le emittenti locali che propongono una programmazione attenta alle esigenze del territorio.
E questo rischia di sacrificare un intero sistema di valori e identità culturali, talora minoritari, che spetta proprio alle Regioni tutelare.
Di fronte a queste trasformazioni, i Corecom hanno tante potenzialità, forse non ancora pienamente comprese, da offrire.
La grande sfida è quella di governare il progresso tecnologico, anziché subirlo.

Comprendendo che lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione non è affatto neutrale.
Muta profondamente il contesto nel quale si esprime l'identità culturale di un popolo e rende ancora più attuale ed urgente l'esigenza di un pluralismo garantito.
Di fronte ad un sistema di comunicazioni sempre più differenziato, ramificato e globale, serve allora operare in maniera sinergica.
Mettendo anche le istituzioni di garanzia in rete per valorizzare al massimo le positive interazioni tra l'AGCOM, i Corecom e le istituzioni regionali.
Come è stato fatto, ad esempio, nel percorso di sperimentazione che, a partire dal 2012, ha visto alcuni Corecom, d'intesa con l'AGCOM e in collaborazione con le Regioni, partecipare ad una importante azione di sensibilizzazione e informazione sui rischi e le opportunità del web per i minori.
Un'azione svolta a diretto contatto con le scuole, che, specialmente in tempi di didattica a distanza, nel corso di una pandemia virale anche per la dipendenza dalla rete e dai social, si rivela di grande valore culturale e sociale.

Sono certa che l'indipendenza e l'autorevolezza dimostrate in questi venti anni, ma anche il forte radicamento nelle realtà regionali di riferimento, consentiranno ai Corecom di interpretare al meglio queste prospettive.
Avendo sempre chiaro quale è l'obiettivo da perseguire: tutelare la "democrazia della comunicazione" per tutelare la comunicazione come luogo strategico di manifestazione del pensiero nella sfera pubblica.
A tutti voi rinnovo i migliori auguri di lavoro.



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