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Il Presidente: Discorsi

9a Conferenza sulla Sussidiarietà

Discorso pronunciato nell'Aula di Palazzo Madama

Autorità,
signore e signori,
è per me un vero piacere poter portare il mio saluto personale e quello del Senato della Repubblica in apertura dei lavori della nona Assise della sussidiarietà.
Ritengo inoltre che la scelta del Comitato delle Regioni e della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, di organizzare questi importanti lavori presso il Senato, sia stata particolarmente felice.

È la storia stessa di questa Istituzione che ci parla di una attenzione e di una conclamata sensibilità nei confronti delle tematiche legate al decentramento, all'autonomia, alla sussidiarietà e all'equilibrio nei rapporti tra i diversi livelli decisionali.
Il grande tema della sussidiarietà ci riporta all'essenza stessa della vita democratica delle istituzioni e al loro primo e qualificante compito: operare per il bene comune, al servizio esclusivo dei cittadini.
È a questa finalità che i decisori pubblici devono indirizzare le proprie attività, è questo l'obiettivo che deve caratterizzare il dibattito sull'adeguamento, l'aggiornamento e la riforma degli strumenti a disposizione dei legislatori.
Le numerose e qualificanti sfide insite nelle dinamiche socio-economiche della contemporaneità, impongono a tutti i rappresentanti del popolo uno sforzo aggiuntivo rispetto alla necessità di valutare tutte le possibili innovazioni o integrazioni, sia legislative che regolamentari, per rendere l'azione pubblica sempre più efficace ed efficiente.

I principi di proporzionalità e buon andamento, per poter essere perseguiti e garantiti, richiedono infatti alle pubbliche amministrazioni una sempre maggiore conoscenza degli scenari, una vicinanza effettiva rispetto ai destinatari dei provvedimenti, un monitoraggio costante dell'impatto delle politiche messe in campo.
Da qui discende, a mio avviso, la straordinaria attualità del principio di sussidiarietà e della sua concreta applicazione.
Un principio direttamente legato alle radici stesse dell'Europa, al pensiero storico e filosofico che ne ha ispirato e tratteggiato il percorso di integrazione, alla sua evoluzione geo-politica.

Se la dottrina sociale della Chiesa rappresenta, già sul finire del XVIII secolo, uno straordinario elemento di riflessione rispetto alla sussidiarietà di carattere orizzontale, il secolo scorso ci ha offerto spunti e analisi fondamentali per una contestualizzazione sociale, politica, culturale e spirituale.

Sarà Altiero Spinelli, in continuità con l'ispirazione federalista per la costruzione della casa comune europea, a codificare per primo a livello continentale quello che poi a tutti gli effetti sarà uno dei cardini fondamentali dell'Unione Europea.
Nel suo progetto, votato ed approvato dal Parlamento europeo nel febbraio del 1984, la sussidiarietà viene inserita, all'articolo 12, come elemento unificante.
"Nel campo delle competenze concorrenti - recita il documento - l'azione dell'Unione è necessaria laddove essa si riveli più efficace rispetto all'azione degli Stati membri, in particolare quando le dimensioni dell'azione dell'Unione o i suoi effetti vanno al di là delle frontiere nazionali".
Una scelta netta e lungimirante, che caratterizzerà fortemente il dibattito sviluppatosi e articolatosi negli anni successivi, fino ad arrivare alla definitiva introduzione della sussidiarietà e della proporzionalità nel diritto europeo con il trattato di Maastricht.
Nel frattempo il tema della sussidiarietà veniva identificato, a tutti i livelli, come il principale elemento per il miglioramento e il rafforzamento delle scelte pubbliche.

Sarà infatti Papa Giovanni Paolo II, nell'enciclica Centesimus annus, a fornirci una interpretazione assolutamente moderna e unificante di questo tema.
"Disfunzioni e difetti dello Stato assistenziale - scrisse il Santo Padre - derivano da un'inadeguata comprensione dei compiti propri dello Stato. Anche in questo ambito deve essere rispettato il principio di sussidiarietà: una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità ed aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune".
Gli anni successivi vedranno quindi governi e parlamenti impegnati a rendere operative tali scelte a livello ordinamentale.
In Italia la sussidiarietà sarà prima inserita nelle cosiddette "leggi Bassanini", come elemento qualificante e determinante delle linee guida per la distribuzione delle funzioni amministrative tra i diversi livelli di governo, per poi essere finalmente costituzionalizzata nell'ambito della riforma del Titolo V del 2001.

Un percorso che, sia a livello nazionale sia comunitario, può dirsi quindi assolutamente virtuoso, ma che evidentemente non può non porsi per i prossimi anni ulteriori ambiziosi obiettivi, a partire dall'incentivazione e dalla valorizzazione delle buone prassi.
Migliorare l'applicazione dei principi di sussidiarietà significa infatti migliorare la qualità delle politiche pubbliche e la loro efficacia, efficienza ed economicità.
Come giustamente rilevato dalla task force sulla sussidiarietà e proporzionalità, uno degli aspetti dirimenti è e sarà la capacità di promuovere una maggiore partecipazione degli enti locali e regionali alle scelte decisionali.
Una linea condivisa anche dalla Commissione europea nella sua comunicazione del 23 ottobre 2018 per rafforzare il ruolo dei sopra citati principi nel processo di definizione delle politiche dell'UE.
È chiaro che questi obiettivi potranno essere raggiunti solo attraverso un confronto diretto, aperto e costruttivo con chi il territorio lo vive e lo anima nelle sue dinamiche quotidiane, politiche, amministrative, culturali e sociali.
Il dialogo tra i diversi livelli istituzionali e tra le istituzioni e i cittadini è, infatti, la via migliore per favorire un positivo clima di fiducia rispetto alle scelte amministrative e alla valorizzazione delle potenzialità del territorio.

Ecco perché riservare maggiori spazi politici alle Regioni e agli enti locali significa rafforzare il contatto con i territori, con le loro esigenze primarie e le loro peculiarità, rappresentando un valore aggiunto di assoluto rilievo.
Sono proprio le complesse e sempre più articolate sfide innescate dall'evoluzione dei processi di interconnessione globale ed i conseguenti cambiamenti delle esigenze dei cittadini, come fruitori di pubblici servizi, come imprenditori, come consumatori, a rappresentare l'occasione per proseguire con convinzione nella strada dell'ascolto reciproco.
In tale prospettiva, per governare il futuro, per continuare ad essere protagonisti degli eventi, per creare occasioni di sviluppo e produrre benessere, non c'è bisogno di più Europa o di meno Europa: c'è bisogno di un'Europa aperta con convinzione al confronto con le Regioni e le realtà locali.

Di un'Europa che riconosca il loro essere una risorsa privilegiata non solo per l'attuazione delle politiche comunitarie ma anche per una loro migliore definizione nella fase legislativa e, prima ancora, nella fase programmatica.
Se è vero, infatti, che sussidiarietà significa assicurarsi che l'intervento pubblico avvenga al livello di governance più appropriato, allora deve essere altrettanto vero che chi è chiamato a effettuare quell'intervento possa avere voce nella sua definizione.
E poiché le Regioni, le assemblee regionali e gli enti locali sono in prima linea nell'attuazione del diritto dell'Unione, è auspicabile questa voce - la vostra voce - possa farsi sentire, a tutti i livelli, con la forza e l'autorevolezza che merita.
Una voce che possa sostenere un nuovo virtuoso metodo di lavoro condiviso tra vertici comunitari, governi centrali, Regioni ed Enti Locali.
Una voce che possa ispirare una legislazione europea più efficace e integrata con le singole realtà nazionali, un'azione di governo più incisiva e una costante tensione a migliorare e migliorarsi ulteriormente, nell'interesse dei cittadini e delle comunità.



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