Ricordo di Pier Paolo Pasolini
Quarant'anni dopo una notte di novembre, quella che pose fine all'esistenza di Pier Paolo Pasolini. Alberto Moravia disse, nella sua appassionata orazione funebre, che prima di tutto avevamo perso "un poeta e di poeti non ce ne sono tanti, ne nascono tre o quattro in un secolo". Altri grandi intellettuali hanno, nel corso degli anni, sottolineato l'importanza dei suoi film, la qualità dei suoi scritti o, ancora, l'impatto dei suoi articoli di giornale. Il talento e la personalità di Pasolini lo hanno fatto amare e forse ancor di più odiare in maniera viscerale all'Italia in cui è vissuto e morto: probabilmente è l'intellettuale che più di tutti racchiude nella sua vicenda umana, culturale e politica le complessità del nostro passato. Come solo ai grandissimi succede, i 40 anni trascorsi hanno accresciuto il fascino, il valore e l'intensità della sua arte. Le sue opere ci costringono a riflettere sulla società e le sue periferie, sui suoi simboli e rituali, sulla religione, la morale e soprattutto sul potere; in breve, su ciò che siamo stati e ciò che siamo.