Seminario "Rappresentanza e partecipazione. Linee guida e nuove tecnologie per le consultazioni promosse dal Senato"
Autorità, gentili ospiti, cari colleghi e amici,
è per me un grande piacere introdurre questa Giornata di confronto organizzata dal Senato nell'ambito della "Settimana della partecipazione". L'iniziativa di oggi intende valorizzare gli spazi e le opportunità di intervento dei cittadini e dei portatori di interesse nelle attività parlamentari, attraverso strumenti e istituti propri della democrazia partecipativa, in particolare le consultazioni e le petizioni.
Le democrazie rappresentative si confrontano oggi con le epocali trasformazioni che la globalizzazione e la rivoluzione digitale hanno determinato e continuano a determinare nella vita delle persone, delle collettività, delle istituzioni.
Lo spazio dello Stato nazionale trova difficoltà nel contenere eventi, rapporti, decisioni che coinvolgono e attraversano, in unità di tempo sempre più brevi, interi continenti, a volte l'intero pianeta.
Lo spazio delle relazioni tra le persone, a sua volta, è ormai ben al di là della prossimità fisica ed è sempre più una rete di collegamenti virtuali, nella quale informazioni ed emozioni sono scambiate ad altissima velocità.
Quel particolare tipo di democrazia rappresentativa che è il regime parlamentare si trova in prima linea nella sfida portata alle istituzioni da queste trasformazioni epocali perché l'iperaccelerazione del tempo, da una parte, e l'esprimersi degli individui nelle reti sociali create dalla tecnologia digitale, dall'altra, incidono in modo specifico su due assi tradizionali del parlamentarismo.
Il primo asse è costituito dall'integrazione del pluralismo politico e sociale attraverso procedure di mediazione rappresentativa fondate su una discussione che conduce a una decisione; il secondo dall'esistenza di un'opinione pubblica da rappresentare e in nome della quale e davanti alla quale condurre la discussione e assumere la decisione.
L'iperaccelerazione del tempo individuale e collettivo fa apparire lenti i tempi delle procedure del confronto parlamentare, mentre la sostituzione dell'opinione pubblica con le opinioni delle individualità, spesso mobili, che si manifestano nella rete sociale, rende complessa l'azione rappresentativa.
Come può il parlamentarismo affrontare questa grande sfida?
Una prima risposta potrebbe essere quella di ridurre l'ampiezza dell'apertura rappresentativa del Parlamento, la sua capacità di integrare il pluralismo, per puntare tutto sulla capacità di assumere rapidamente decisioni.
Si tratterebbe di fare del Parlamento lo strumento di rapida validazione o ratifica di decisioni che calerebbero dall'alto della politica per governare i processi economici e sociali del Paese.
Percorrere questa strada significherebbe tuttavia rispondere alla crisi di rappresentatività delle odierne democrazie con una chiusura in sé stesse delle Istituzioni.
Il Parlamento diventerebbe davvero un "palazzo della politica", capace sì di decidere in tempi rapidi, ma solo perché separato dalla società.
Come fare allora per rendere il Parlamento la casa comune dei cittadini, ovvero come far sì che la volontà dei cittadini di contare politicamente si riveli una risorsa a disposizione, anziché un problema da eludere con l'appello a presunte proprietà salvifiche di vecchi e nuovi decisionismi?
La risposta è semplice e a un tempo complessa: portare la partecipazione dentro la rappresentanza per coniugare tempestività e rappresentatività delle decisioni politiche. Un grande aiuto in questa direzione può venire proprio dalla tecnologia digitale, ossia da uno di quei fattori che più ha contribuito a modificare le esistenze individuali e collettive e a mettere in crisi il tradizionale modello della rappresentanza politica.
La tecnologia digitale può essere un'opportunità per innestare elementi partecipativi nelle procedure parlamentari, creando le condizioni per una rinnovata centralità parlamentare, che si nutra di un rapporto diretto con la società e con la pluralità degli interessi che la abitano e la vivificano.
Quando nel 1971 le Camere approvarono i nuovi Regolamenti, si proposero innanzi tutto di rafforzare la capacità rappresentativa del Parlamento ancorandola alla capacità di organizzazione del pluralismo propria dei grandi soggetti collettivi dell'epoca fordista, a cominciare dai partiti.
Oggi la capacità rappresentativa del Parlamento deve essere irrobustita in un modo nuovo, che tenga conto delle trasformazioni politiche, sociali e tecnologiche nel frattempo intervenute.
In particolare, sul versante del rappresentante, non è oggi pensabile rinunciare alla tempestività del processo decisionale parlamentare. Per rappresentare, il Parlamento deve decidere e deve decidere in tempi compatibili con le necessità dei cittadini. La mediazione parlamentare non deve mai ridursi alla dilazione, al compromesso consociativo, al rinvio delle decisioni.
Quanto al versante del rappresentato, è da tempo tramontato il tempo delle identità, individuali e collettive, stabili e ben definite, che ruotavano intorno ai grandi perni dei partiti e dei sindacati. Oggi, invece, è il tempo della società fluida, delle identità mobili e delle appartenenze multiple, che si esprimono in una forma che spesso non si dà come già organizzata e strutturata.
Il Parlamento è sempre più spesso chiamato a confrontarsi con un pluralismo tanto vitale quanto conflittuale nelle sue svariate componenti e deve farlo contando essenzialmente sulla propria capacità di integrazione e di mediazione. Il rapporto con i cittadini e le loro aggregazioni si fa più diretto; nuove procedure e nuovi strumenti vanno a tal fine approntati, impiegando le possibilità offerte dalla tecnologia digitale.
Gli strumenti più efficaci per accogliere nel lavoro e nelle proprie procedure parlamentari la complessità e la pluralità delle istanze presenti nella società sono stati da più parti individuati nelle consultazioni e nelle petizioni, rivitalizzate e potenziate proprio attraverso le nuove tecnologie.
La consultazione consente di stabilire un flusso di comunicazione a due vie. In una prima fase, si sottopongono ai soggetti interessati questioni relative a una attività programmata o già avviata, allo scopo di ricevere informazioni, evidenze empiriche, commenti o proposte. Successivamente, si forniscono ai partecipanti riscontri relativi ai contributi pervenuti e alla decisione assunta.
Nella legislatura in corso sono state realizzate in Senato alcune consultazioni utilizzando modalità e tecniche di rilevazione e di analisi diverse, in funzione della specifica area di indagine e degli obiettivi di approfondimento dell'organo promotore. I Presidenti Maurizio Sacconi e Giuseppe Marinello, che saluto e ringrazio, illustreranno gli obiettivi, i contenuti e i risultati delle consultazioni svolte, rispettivamente, dalle Commissioni Lavoro e Ambiente e dopo di loro prenderanno la parola alcuni soggetti che hanno partecipato alle consultazioni.
Le loro esperienze sono molto importanti perché ci hanno consentito di avviare una riflessione seria e approfondita su questa modalità di partecipazione al processo decisionale e sul suo potenziamento attraverso le nuove tecnologie.
L'approdo di questa riflessione è stato la definizione di una Proposta di linee guida sulle consultazioni pubbliche promosse dal Senato.
La Proposta, che ho l'onore di presentare ufficialmente oggi, individua quattro princìpi e quattro requisiti e definisce le fasi e le principali attività da svolgere nel procedimento di consultazione. Le linee guida recepiscono gli standard e le migliori pratiche adottati a livello europeo e internazionale e si inseriscono nel processo di definizione di Linee guida sulla consultazione pubblica in Italia, promosso dal Dipartimento della funzione pubblica di cui ci parlerà la Ministra Madia, che ringrazio sentitamente per la sua presenza qui oggi.
I princìpi individuati sono quelli dell'imparzialità e correttezza, dell'inclusione e accessibilità, della trasparenza e pubblicità e del riscontro. Ad essi si aggiungono i requisiti della strutturazione e congruità, della chiarezza, della tempestività e della riservatezza. Princìpi e requisiti che dovrebbero guidare la preparazione della consultazione, accompagnarne lo svolgimento e assistere l'elaborazione dei documenti finali, la comunicazione dei risultati e degli effetti sulla decisione da assumere.
A partire da oggi e fino al 30 aprile, la proposta di Linee guida è sottoposta a consultazione pubblica in una nuova sezione che raccoglierà in un unico punto di accesso tutte le consultazioni svolte dagli organi del Senato, collocata nell'area denominata "Relazioni con i cittadini". I soggetti interessati potranno inviare osservazioni e commenti che saranno adeguatamente censiti, attentamente valutati e presi in considerazione ai fini della stesura della versione finale. All'esito della consultazione, le Linee guida, integrate e arricchite dai contributi derivanti dalla consultazione pubblica, saranno formalmente adottate dal Senato.
L'altro strumento tradizionalmente utilizzato dalle democrazie parlamentari per consentire ai cittadini di sollecitare un intervento delle Camere su una determinata questione o materia è quello delle petizioni.
In altri Paesi e nell'Unione europea l'istituto ha conosciuto un nuovo sviluppo non solo grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie ma anche, e soprattutto, con l'individuazione e la messa a punto di strumenti e procedure che assicurino un effettivo riscontro alle istanze dei cittadini.
La dottoressa Koykka, capo unità della Commissione delle Petizioni del Parlamento europeo, ci parlerà dell'esperienza maturata in quell'ambito, alla quale guardiamo come estremo interesse. Il Parlamento europeo, infatti, considera le petizioni uno strumento di partecipazione attiva, in grado di assicurare tanto il coinvolgimento dei cittadini quanto l'arricchimento delle conoscenze dell'istituzione in relazione a questioni specifiche.
Le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione applicate a questo istituto favoriscono sicuramente l'accessibilità, l'immediatezza e la rapidità nella presentazione della petizione; consentono, inoltre, di rafforzarne la visibilità e di facilitare l'adesione da parte di tutti gli interessati.
Tuttavia, la democraticità e l'efficacia delle petizioni dipendono, oltre che dalla facilità nell'esercitare il relativo diritto, anche e soprattutto dalla sua effettiva rappresentatività e dal suo reale impatto nel processo di formazione delle decisioni e delle deliberazioni parlamentari.
Le tecnologie digitali possono facilitare enormemente la raccolta delle firme, la condivisione del testo, l'invio delle petizioni, ma in questa maggiore facilità è insito un duplice rischio. Da un lato quello della superficialità e scarsa rappresentatività dell'istanza rivolta al Parlamento; dall'altro quello di una saturazione da eccesso di petizioni on line difficilmente gestibili dall'organo parlamentare.
Devono allora essere pensati e apprestati adeguati strumenti procedurali e organi ad hoc che possano esaminare nel merito, con la dovuta celerità, ma anche con il necessario approfondimento, le petizioni presentate, allo scopo di assicurarne un esito concreto.
Credo che da parte nostra una riflessione sul tema sia non solo opportuna, ma indifferibile e mi auguro che nei prossimi mesi sia possibile elaborare una proposta ispirata dagli stessi principi di condivisione e partecipazione che hanno animato l'iniziativa odierna.
Sono infatti profondamente convinto che l'apertura del Parlamento ai cittadini e alla società civile rappresenti la nuova ineludibile frontiera delle democrazie parlamentari e che questa apertura vivifichi e rafforzi la rappresentanza, ponendola in contatto diretto con i rappresentati e al servizio delle loro istanze. Le istituzioni parlamentari potranno così affrontare con efficacia e autorevolezza le sfide del presente e del futuro.