"La Costituzione della Repubblica è sempre giovane"
Autorità, gentili ospiti,
è un piacere ospitare in Senato questo convegno. Oggi è, per tutti noi, un giorno di festa: la nostra Costituzione, la legge fondamentale sulla quale poggia la nostra nazione, compie settanta anni.
Era infatti il 27 dicembre del 1947, quando il Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola appose la sua firma sul testo approvato dall'Assemblea Costituente.
Non è possibile qui per ragioni di tempo ricordare se non sommariamente le circostanze storiche eccezionali in cui si svolse l'opera dell'Assemblea Costituente. Il Paese era emerso da pochi mesi devastato materialmente e lacerato politicamente dalla guerra: in meno di due anni la disfatta militare, la fine del regime fascista, il disfacimento istituzionale, la divisione territoriale, l'occupazione nazista del Nord; ma anche la Resistenza partigiana che tanta parte ebbe nella definizione dei valori e degli ideali cui si sarebbe ispirata la nuova Costituzione. Sul piano internazionale, l'alleanza temporanea degli angloamericani e dei sovietici contro il nazismo era venuta meno e su tutta l'Europa stava calando la celebre "cortina di ferro", con la rigida contrapposizione tra un "blocco" occidentale e un "blocco" sovietico, che rappresentavano due ideologie, due visioni del mondo contrapposte e inconciliabili. Le vicende internazionali comportarono in Italia la rottura dell'originaria unità antifascista e l'uscita di socialisti e comunisti dalla maggioranza di governo.
Eppure, in tempi così difficili, l'Assemblea costituente riuscì a portare a termine il suo compito con una sorprendente unità, che si rivelò al momento della votazione finale del progetto di Costituzione, il 22 dicembre.
La Costituzione fu la felice unione d'intenti delle madri e dei padri costituenti. Pur venendo da tradizioni culturali diverse e sostenendo idee politiche molto spesso antitetiche, essi riuscirono nel difficilissimo compito di scrivere le regole fondamentali della neonata Repubblica.
Erano avversari ma seppero unirsi nel comune obiettivo di definire "una formula di convivenza" in grado di dar vita a quel processo in continuo svolgimento che è proprio l'esercizio della democrazia.
I costituenti furono capaci di vincere quella sfida, proprio a partire dal comune denominatore di quello "scatto di orgoglio" che aveva accomunato le varie anime della Resistenza: diedero vita ad un sistema di principi, di idee, di comportamenti, in grado di tendere alla realizzazione della persona, della dignità dell'uomo, dei diritti umani. Fu grazie a loro che iniziammo un percorso del quale dobbiamo essere orgogliosi.
In questi cinque anni da presidente del Senato ho accolto centinaia di studenti nella Sala di Palazzo Giustiniani dove avvenne lo storico momento della firma, un atto che chiudeva un'epoca di negazione dei diritti e apriva la straordinaria stagione democratica del nostro Paese. Negli occhi delle ragazze e dei ragazzi ho sempre visto l'emozione di chi "tocca" - se così si può dire - la fonte originaria di tutti i valori e i principi ai quali facciamo riferimento nelle nostre vite.
È un segnale importantissimo del fatto che - così come suggerisce il titolo di questa iniziativa - la nostra Costituzione è sempre giovane e, di generazione in generazione, è in grado di trasmettere la propria forza prescrittiva di diritti e doveri.
Di fronte ad un documento di settanta anni fa è certamente lecito interrogarsi sulla sua attualità, sulla sua capacità di rispondere ancora adeguatamente alle esigenze dei cittadini di oggi. Non posso ovviamente in questa sede entrare nel merito della questione, che comunque è stata una delle questioni centrali della legislatura che volge ormai al termine.
Mi limito soltanto ad osservare come, in un periodo segnato purtroppo da un diffuso astensionismo, l'elevata affluenza al referendum costituzionale del dicembre 2016 abbia dimostrato l'importanza che i cittadini ancora riconoscono alla Costituzione.
A riprova, se ve ne fosse bisogno, della straordinaria attualità e vitalità di quel documento, che fu firmato esattamente settanta anni fa, i cittadini oggi sono chiamati a firmare un rinnovato patto per la Costituzione e la democrazia, a difesa dei diritti fondamentali della persona, della centralità e dell'autonomia del Parlamento, del rispetto della sovranità popolare.
D'altro canto, la democrazia - che così faticosamente conquistammo alla fine della seconda guerra mondiale e della dittatura fascista - non è un qualcosa che, una volta raggiunta, si può considerare come definitiva. La nostra Costituzione è ancora un programma aperto, un ideale, una speranza, un lavoro da compiere. Una Costituzione che apre le vie verso l'avvenire, che mira alla trasformazione di questa società, in cui le libertà giuridiche e politiche possono essere indebolite dalle disuguaglianze economiche e sociali. Pertanto, tutti noi, cittadini, formazioni sociali e istituzioni, impegniamoci, ciascuno secondo le proprie responsabilità e competenze, per realizzarla compiutamente, per difenderla e farla crescere.
Grazie per essere qui, grazie per aver voluto festeggiare in Senato questo giorno così importante. A voi, a tutte le persone presenti e quelle che interverranno il mio più caloroso augurio buon lavoro e, vista la prossimità della fine dell'anno, l'auspicio che 2018 sia un anno di soddisfazione e di felicità.