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Il Presidente: Discorsi

Convegno "Dai culti ammessi alla libertà religiosa"

Discorso del Presidente del Senato, Pietro Grasso, in Sala Zuccari

Eccellenza Reverendissima, Gentili ospiti, Cari colleghi,

sono particolarmente lieto di ospitare anche quest'anno, nella splendida cornice della Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, il convegno promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in collaborazione con la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) e dedicato alla memoria del giurista Gianni Long, scomparso prematuramente lo scorso novembre.
Moltissimi gli spunti di riflessione e gli elementi di criticità emersi dagli incontri e dibattiti di queste due giornate dedicate al tema della libertà religiosa: un argomento di crescente attualità in un'Italia sempre più pluralista anche sotto il profilo confessionale.

L'affermarsi del pluralismo religioso pone quotidianamente le istituzioni dinanzi a casi che riguardano la concretezza della vita personale e familiare dei cittadini italiani, comunitari e non comunitari. La dimensione spirituale tocca infatti corde profonde dell'identità personale e, per tanti, anche della comunità. Le istituzioni non possono non affrontare il tema: hanno il dovere di favorire la conoscenza, l'incontro, la libera espressione della propria fede, l'integrazione. Un ruolo che, e non sembri una battuta, deve necessariamente essere "illuminato" e che trova il suo punto di luce nei principi e nelle garanzie costituzionali, cornice e condizione per una convivenza pacifica e rispettosa delle esigenze più profonde dei singoli e delle comunità familiari e sociali cui appartengono.

La libertà religiosa in Italia è garantita dalla legge fondamentale dello Stato, la Costituzione, sulla quale poggia l'intera normativa vigente in materia. E' poi intervenuta la Corte costituzionale con sentenze che hanno tracciato un vero e proprio percorso interpretativo che nel tempo si è modificato col mutare delle esigenze sociali. In tale opera interpretativa la Corte, al fine di perseguire l'effettivo esercizio della libertà religiosa e di credo, si è giovata anche del quadro normativo di riferimento fornito dall'evoluzione delle norme internazionali in materia di diritti fondamentali, da quelle elaborate in ambito Nazioni Unite, a quelle elaborate in seno al Consiglio d'Europa e all'Unione europea, a partire dai Trattati e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione.

Come sappiamo, il nostro sistema è regolamentato da una legge del 1929, elaborata anteriormente all'era repubblicana e costruita attorno ad una superata logica di tolleranza religiosa - "culti ammessi" - piuttosto che su quella di una piena libertà religiosa. Già la Carta costituzionale, con i suoi principi affermati con estrema chiarezza, ha reso obsoleta quella legge. E' evidente quindi l'urgenza del suo complessivo superamento con una nuova legge organica sulla libertà religiosa, coerente coi principi costituzionali.
Io credo che nell'ultima legislatura il Parlamento italiano, e il Senato in particolare, abbia ben operato portando alla definitiva approvazione di molte intese che Governi di diverso colore politico avevano concluso negli anni con diverse confessioni che coinvolgono molti cittadini dell'Unione europea presenti in Italia, come gli ortodossi, i buddisti e gli induisti, espressione della nuova realtà multiculturale che caratterizza sempre di più l'Italia e ancora di più l'Europa.

Per quanto di mia competenza, mi muoverò nel solco di questa scelta nella convinzione che lo strumento dell'intesa, espressamente previsto dalla nostra Costituzione, sia particolarmente adatto per conseguire in tempi rapidi quelle soluzioni a situazioni specifiche che in alcuni casi necessitano di deroghe al diritto comune, proprio in nome della libertà religiosa.

Sono però profondamente convinto che proprio a partire dalle diverse intese, che ricordo sono state licenziate nelle Commissioni in sede deliberante e quindi all'unanimità, si possa ricavare un complesso articolato di previsioni ampiamente condivise da utilizzare per una rapida e necessaria revisione della legge del 1929, allo scopo di garantire a pieno i principi costituzionali in materia di libertà religiosa e di affrontare, in modo pragmatico e realistico, un tema complesso e tuttavia decisivo per lo sviluppo della società italiana ed europea di fronte alle sfide poste dal pluralismo religioso e culturale. Quella per la libertà religiosa e di coscienza non è solo una battaglia politica, è anche un impegno culturale, direi un dovere etico per il nostro Paese.



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