Open menu Close menu
Salta al contenuto principale
Il Presidente: Discorsi

Commemorazione delle stragi del treno "Italicus" e del treno Rapido 904 Napoli-Milano

Discorso del Presidente del Senato, Pietro Grasso presso la stazione San Benedetto Val di Sambro

Cari amici,
Per prima cosa voglio ringraziare di cuore il Sindaco di San Benedetto Val di Sambro, Alessandro Santoni, per avermi invitato ad essere qui insieme a voi. Saluto e ringrazio per le loro parole la Presidente dell'Associazione Familiari Strage treno 904 Napoli-Milano, Rosaria Manzo, e il Consigliere metropolitano con delega alle politiche per l'Appennino bolognese, Massimo Gnudi. Saluto con affetto le vittime, i familiari e tutti i cittadini che hanno voluto essere qui oggi stringendosi l'uno all'altro per ricordare insieme due pagine della storia del nostro Paese, pagine immensamente dolorose, e ancora oscure. 41 anni fa, il 4 agosto 1974, nei pressi della Grande galleria dell'Appennino, l'attentato sul treno Espresso "Italicus" Roma - Monaco di Baviera uccideva 12 persone e ne feriva 48. 30 anni fa, il 23 dicembre del 1984, la strage del Rapido 904, stavolta compiuta all'interno della Grande galleria, dilaniava 17 persone, ferendone 267. Poco fa abbiamo ricordato a Bologna le 85 vittime della strage della stazione.

Non sono qui per un dovere di protocollo, ma perché sento dentro un peso amaro e dolente che voglio vivere con voi. E' un peso che porta il ragazzo che sono stato, che ha deciso da subito, sin dall'età della ragione, che avrebbe dedicato la vita ai diritti delle persone, dei deboli, degli ultimi, dei dimenticati. E' un peso che porta il magistrato che sono stato, per molti anni, quarantatré, ogni giorno caparbiamente speso a cercare la verità, testardamente dedicato ad affermare la giustizia. E' un peso che porta l'uomo che sono, il servitore di uno Stato, di un Paese che amo profondamente. Venendo qui oggi mi chiedevo quale sia il senso vero e profondo di commemorare, di ricordare insieme. Norberto Bobbio ventun anni fa parlando a piazza della Loggia a Brescia ha detto che "la memoria della morte è sempre individuale" perché "la memoria interna soltanto è capace di restituire a ciascuno la propria vita, e quindi la propria morte: rievocando a una a una quelle vittime, e non tutte insieme, la strage appare ancora più orrenda.. si avvicina al male radicale". Ebbene noi siamo qui, io credo, perché vogliamo sapere e comprendere come e perché degli esseri umani siano stati capaci di concepire questo male. E vogliamo sapere se fra costoro vi sono stati uomini dello Stato, che avevano solennemente giurato di servire il loro Paese , la Costituzione, i diritti e la sicurezza dei cittadini e che invece hanno forse creato le condizioni per attentare alla democrazia, aiutando gli assassini, o, quantomeno , voltandosi dall'altra parte. Io non esito a chiamare chi fa questo con una sola parola: traditore.

Delle stragi dell'Italicus e del 904 si è detto che sono le stragi dimenticate. Ma dimenticate da chi? non certo dalle vittime; non dalle persone perbene; non da chi per tutti questi anni nelle forze di polizia, nella magistratura, in Parlamento, sulla stampa ha sempre continuato a cercare la verità. I due eventi si sono svolti a dieci anni di distanza ma sono accomunati da diversi elementi. Le indagini e i processi sono stati spesso ostacolati da silenzi, da depistaggi, da inquinamenti di cui sembrano vergognosamente responsabili traditori dello Stato, lo stesso Stato la cui sovversione era l'obiettivo dei vili attentatori. Entrambe le vicende sembrano germogliare dall'humus malato dell'eversione e dell'estremismo politico di destra, da una sottocultura della morte che teorizzava lo stragismo come preciso strumento di lotta politica prendendo di mira non uomini-simbolo dello Stato e della società, invece cittadini inermi. Con lo scopo di alzare la tensione e rendere apparentemente ineluttabile un Governo del Paese non più democratico.

Noi non ci rassegneremo mai. La sentenza del 22 luglio che ha condannato gli autori della strage di Piazza della Loggia a Brescia, ben 41 anni dopo, insegna che non è mai tardi per la verità. Il Parlamento sta facendo la sua parte. Io ho personalmente sollecitato la Commissione Giustizia del Senato per una rapida calendarizzazione della legge contro il depistaggio, e proprio venerdì il disegno di legge ha cominciato il suo iter con la relazione introduttiva. Lo Stato, la democrazia hanno bisogno della memoria e della verità per diventare più forti, e io vi assicuro che continuerò a lavorare sempre su questa strada.

Con questo impegno e con questo spirito, mi stringo con sincero affetto a tutti voi. Grazie.



Informazioni aggiuntive