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Def 2011: sì dell'Aula

Nella seduta antimeridiana di giovedì 5 maggio, l'Assemblea di Palazzo Madama ha approvato con 145 sì, 117 no e tre astenuti la risoluzione della maggioranza sul Documento di economia e finanza (Def) per il 2011, il cui esame si era concluso mercoledì 27 aprile in Commissione Bilancio.
Il 3 maggio il sen. Garavaglia, nella sua relazione, aveva sottolineato, tra l'altro, che con l'approvazione del patto per l'Euro alla fine di marzo, gli Stati membri dell'Unione europea hanno compiuto un passo in avanti verso la creazione di un sistema di politiche fiscali integrate e coordinate. Il Documento in esame, primo atto del nuovo semestre europeo, è composto da tre sezioni: il programma di stabilità e il programma nazionale delle riforme - da trasmettere alla UE - e le analisi di finanza pubblica. L'interazione organica di politiche fiscali e politiche strutturali riflette la convinzione che non sia possibile crescita duratura ed equa senza stabilità del bilancio pubblico. La strategia, ribadita dal ministro Tremonti, è dunque quella di una crescita senza deficit. Il senatore ha inoltre ricordato che l'Italia è impegnata a rispettare le nuove regole europee e il Governo persegue l'obiettivo ambizioso del pareggio del bilancio nel 2014 con azioni correttive che non riguardano tuttavia gli anni 2011 e 2012. La finanza pubblica è chiamata, inoltre, a fronteggiare la sfida della spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale, il cui equilibrio è minato dall'invecchiamento della popolazione. Numerose incertezze provengono dal settore bancario e finanziario, che espone le piccole e medie imprese ad un ulteriore razionamento dell'accesso al credito. Il relatore ha poi evidenziato che il Governo si impegna a mantenere invariato il prelievo fiscale: il federalismo contribuirà alla riduzione di sprechi e delle inefficienze. Occorrerà inoltre prevedere incentivi per premiare le aree virtuose, ripensare la politica di tassazione del reddito al fine di favorire l'offerta di lavoro, adottare misure per stimolare l'occupazione, promuovere la flessicurezza e semplificare il sistema tributario.

Giornate di studio Gruppo Ppe al Parlamento Europeo

"La sfida posta alla politica europea oggi e che credo sia il filo conduttore di tutte le sessioni di queste giornate di studio, è quella di vedere nel tratto di mare che si apre di fronte a noi, non un baratro, un luogo di lutti, di scontri, di reciproche incomprensioni, ma un terreno di dialogo, di confronto, di integrazione economica e sociale, nel segno di una nuova stagione di libertà", ha affermato il Presidente Schifani, a Palermo, in occasione del suo intervento alle giornate di studio del Gruppo del Ppe al Parlamento Europeo. "Dobbiamo dare linfa e sangue a quelle norme del Trattato di Lisbona che chiedono che le politiche dell'Unione in materia di immigrazione e sicurezza siano governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri", ha detto Schifani, che ha poi aggiunto: "Fare parte dell'Unione Europea significa condividere anche i problemi dell'immigrazione; significa non chiudere le frontiere e trincerarsi dietro egoismi che sono contrari allo spirito per il quale si è voluta l'Europa Unita. Significa sapere essere solidali nei fatti; adottare politiche comuni di sostegno nei confronti dei Paesi che appaiono in difficoltà. La sicurezza interna di ogni Paese membro, deve rappresentare un'esigenza comune".



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