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Il Presidente: Discorsi

Sull'aggressione al Presidente del Consiglio

Onorevoli Colleghi,
prima di dare la parola al Ministro dell'Interno non posso non far mie le parole pronunciate dal Capo dello Stato sull'aggressione subita nel pomeriggio di domenica dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al quale rinnovo oggi gli auguri di una pronta guarigione.Non solo, quindi, "la più ferma condanna del grave e inconsulto gesto di aggressione nei confronti del Presidente del Consiglio", ma anche "il più netto, rinnovato appello perché ogni contrasto politico e istituzionale sia ricondotto entro limiti di responsabile autocontrollo e di civile confronto, prevenendo e stroncando ogni impulso e spirale di violenza".

Ho già avuto modo di esprimere personalmente al Presidente Berlusconi, unendomi a quanto detto dal Capo dello Stato, la mia sincera solidarietà. Ma sono certo di interpretare l'animo di tutto il Senato nel rivolgere un appello accorato a tutte le forze politiche e sociali affinché, concordemente, si interrompa questa spirale di violenta aggressività verbale nei riguardi degli avversari che, come la storia drammaticamente insegna, può con facilità trasformarsi in aggressività e violenza fisica.

Il nostro Paese ha già conosciuto stagioni di odio che tanto dolore hanno portato ai nostri concittadini e tante divisioni laceranti tra le forze politiche e nel corpo sociale. Facciamo tutti uno sforzo concorde per evitare che, nuovamente, i fantasmi della violenza civile - con incoscienza da qualcuno evocati - tornino ad aggirarsi nella vita quotidiana del nostro Paese.Gli avversari politici siano tali, in un confronto magari anche aspro e duro, ma non divengano mai nemici da abbattere e distruggere con la violenza.

E l'unica via per spezzare questo rincorrersi ed accelerarsi di incomunicabilità, di accuse, di violenze verbali (ed ormai non solo verbali) è quello di fermarsi, discutere e confrontarsi su quel terreno delle riforme del sistema politico ed istituzionale che poche settimane fa hanno visto maggioranza e opposizione parlare finalmente, qui in Senato, un linguaggio comune.



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