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Il Presidente: Discorsi

Sessanta anni di Repubblica Italiana in 7 mila biografie

Signore e Signori, con piacere ho accolto l'invito a presentare questo prezioso volume che raccoglie le biografie dei protagonisti della vita politica del Paese. La Navicella, legislatura dopo legislatura, ha accompagnato ed accompagna il lavoro quotidiano di noi parlamentari. E' la fedele testimone delle nostre esperienze e della nostra vita. Un'attività, spesso sconosciuta che si sviluppa nelle Aule e nelle Commissioni di Palazzo Madama e di Montecitorio.

Questo libro contribuisce in modo decisivo e prezioso alla storia della Nazione. Ci ricorda e ci fa essere tutti consapevoli di quell'insieme di esperienze, di sforzi e di attività di tanti uomini che, lavorando nelle istituzioni - innanzitutto nelle istituzioni parlamentari - hanno contribuito a costruire l'Italia repubblicana. Un Paese che, dopo le distruzioni, fisiche ed anche morali, del secondo conflitto mondiale, ha saputo ricostruire la propria economia, la propria identità politica sulla scena internazionale, garantendosi, come ha ricordato in occasione della celebrazione del 25 aprile il presidente della Repubblica "un posto più che degno nel mondo". Questo libro ci aiuta a ricordare quel che di meglio abbiamo storicamente espresso e rappresentiamo. Ci ricorda le figure piccole e grandi che hanno animato la nostra vita politica e istituzionale. Da questa storia e da questa esperienza credo dobbiamo tutti trarre la lezione, oggi, per un rinnovato slancio verso una fase di maggior impegno nella vita e per la riforma delle nostre istituzioni.

Oltre 60 anni fa i nostri padri costituenti, i cui profili biografici sono tutti raccolti nel libro che qui presentiamo, seppero accantonare differenze politiche anche profonde, che derivavano da visioni spesso ideologicamente orientate, e attraverso il metodo parlamentare furono capaci, nel libero dibattito in costituente, di dare all'Italia repubblicana una Carta solida, che ha permesso al nostro Paese di prosperare e di consolidarsi, nella democrazia e nella libertà. Se oggi siamo consapevoli della straordinaria sapienza e rispondenza al bene comune dei principi e valori iscritti nella prima parte di questa nostra Carta costituzionale, siamo tuttavia oramai tutti egualmente consapevoli della necessità di aggiornarne la seconda parte: quella relativa all'ordinamento della Repubblica. Nell'Aula del Senato - il 2 dicembre dello scorso anno - in un dibattito alto e costruttivo, maggioranza e opposizione si sono ritrovate insieme nel condividere la necessità di avviare un confronto parlamentare su queste riforme, per giungere e cito "alla necessaria approvazione di un testo condiviso dalla più ampia maggioranza parlamentare". Sulla riduzione del numero dei parlamentari, sul superamento del bicameralismo perfetto e sul rafforzamento dei poteri del Governo, come anche delle funzioni del Parlamento in una coerente ed equilibrata revisione del nostro assetto costituzionale, si è registrato un ampio e trasversale consenso.

Come ha ricordato il Presidente del Consiglio in occasione del 65° anniversario della Liberazione, possiamo oggi avviare una feconda fase riformatrice che, come fecero i padri costituenti, coinvolga tutte le forze politiche "che non rifiutano a priori il dialogo ed hanno a cuore la libertà". I nostri cittadini, e in particolare i nostri giovani, ci chiedono uno Stato più moderno, più efficiente nelle istituzioni, nell'azione di Governo. Uno Stato più equo nell'amministrazione. Uno Stato che sappia rispondere alle sfide della criminalità, contando sull'azione efficace e congiunta della Magistratura e delle forze dell'ordine. Uno Stato che sappia però anche superare quelle critiche condizioni dell'amministrazione della giustizia, risolvendo le tensioni che ancora circondano i rapporti tra politica e giustizia con riforme coraggiose. Uno Stato infine che sia ancor più vicino ai cittadini rafforzando le autonomie regionali e locali, secondo un'ispirazione federalistica. Dobbiamo oggi più che mai interpretare il processo di riforma in senso federale che si è avviato.

E' proprio per dare concreta attuazione a questo principio che penso debba aprirsi con coraggio e intelligenza il dibattito relativo alla riforma del bicameralismo. Ho più volte ricordato che la riforma del bicameralismo non può essere concepita come svuotamento delle competenze di una Camera. Viceversa un nuovo bicameralismo può svilupparsi solo attraverso il pieno coinvolgimento di Senato e Camera nelle decisioni fondamentali del dibattito pubblico e politico. La voce del nuovo Senato non può essere una voce flebile di fronte al Governo, ma autorevole e incisiva. Sono sicuro che il dibattito che si svilupperà nelle sedi proprie terrà conto di queste esigenze, come saprà valorizzare e tenere nella dovuta considerazione le esperienze delle tante storie di donne e uomini valorosi che sono raccontate in questo prezioso volume.



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