Rapporto annuale della Corte dei Conti europea
Autorità, cari Colleghi, Signore e Signori,
il Senato della Repubblica ospita per la seconda volta il dibattito sulla Relazione annuale della Corte dei conti europea di esecuzione del bilancio dell'Unione.
È questa una testimonianza dell'interesse crescente che l'attività della Corte desta nel nostro Paese e nell'Unione europea.
La Corte dei conti europea, che ha compiuto da poco 30 anni di attività, è l'essenziale presidio della correttezza dei conti dell'Unione. Delle sue istituzioni e organi esamina le entrate e le spese, vigilando affinché sia garantita la sana gestione del bilancio nel corso della sua attuazione da parte della Commissione europea e degli Stati membri.
La dimensione parlamentare della procedura con cui si approva il bilancio esce dal Trattato di Lisbona rafforzata in modo significativo, venendo posto il Parlamento europeo su un piano di sostanziale parità con il Consiglio dei Ministri e venendo a cadere la distinzione tra spese obbligatorie e non obbligatorie, che per tanti anni ha limitato i poteri di azione e intervento dell'Assemblea di Strasburgo.
Stesso rafforzamento il Parlamento europeo vede nella definizione della politica agricola comune e della politica di coesione, che costituiscono le principali voci di spesa del bilancio, e in quanto tali oggetto di un'attenta azione di controllo da parte della Corte, come risulta con chiarezza dalla relazione che oggi presentiamo.
Con chiarezza emergono altresì i progressi compiuti dalla Commissione europea - e mi fa piacere darne atto al vicepresidente Tajani - nell'attività di controllo svolta negli ultimi anni.
Il Senato, con un voto unanime che non ha precedenti nella storia dei trattati europei, ha ratificato il Trattato di Lisbona, nella consapevolezza delle opportunità che esso dischiuderà al processo di parlamentarizzazione dell'Unione attraverso l'accresciuto ruolo del Parlamento europeo ed il coinvolgimento dei parlamenti nazionali nella fase di formazione del diritto europeo.
Io credo che in questa prospettiva vada collocato il ruolo della Corte dei conti, a servizio della fondamentale esigenza di trasparenza e leggibilità del bilancio comunitario.
Questo tema è stato oggetto di una serie di incontri interparlamentari organizzati a Bruxelles cui il Senato, attraverso suoi rappresentanti, componenti della 5a e della 14a Commissione, ha sempre partecipato.
Proprio sulla scorta di queste iniziative, la materia è stata tante volte richiamata alla nostra attenzione dalla Corte dei conti al fine di una più efficace collaborazione tra i vari livelli di governo e per coordinare gli strumenti di controllo sull'utilizzazione delle risorse comunitarie.
La questione è stata oggetto di un dibattito nell'Aula del Senato nell'ottobre del 2006 in occasione della approvazione della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
Ciò nel segno di un legame naturale e imprescindibile tra la Corte dei conti europea e il Parlamento europeo, nonché, più in generale, l'attività di tutti i nostri parlamenti.
Oggi, di fronte all'aggravarsi della crisi economica e all'impatto che essa può avere sui bilanci pubblici, appare più che mai decisiva l'azione della Corte nella verifica e nel controllo del modo con cui le risorse comunitarie vengono utilizzate.
Credo che tutti i governi dei paesi membri, e più in generale le amministrazioni, anche locali, cui in parte sempre maggiore è affidata la gestione dei progetti comunitari, debbano intensificare i sistemi di controllo sull'impiego delle risorse dell'Unione secondo le indicazioni che puntualmente giungono dalla Corte dei conti.
Come è ben evidenziato dalla relazione che oggi presentiamo, si rende inoltre necessaria un'opera di semplificazione normativa.
Tanti errori e sprechi sono il frutto di un'interpretazione complessa di disposizioni poco chiare e di procedure tortuose.
Su questo aspetto assicuro l'impegno del Senato che, attraverso l'attività delle sue Commissioni nella fase di formazione del diritto comunitario, non deve mancare di sottolineare quegli elementi di complessità e macchinosità che rendono ambigua l'interpretazione del diritto comunitario e il suo corretto recepimento nell'ordinamento nazionale.
Un ulteriore sforzo dovrebbe essere compiuto, sugli aspetti qualitativi della spesa, sia nella fase di costruzione del bilancio, sia in quella del controllo sulla sua corretta esecuzione.
È un'esigenza che la crisi economica in atto rende più urgente, sulla quale, sono sicuro, la Corte dei conti potrà dispiegare al meglio le sue capacità di elaborazione e di analisi.
Questa materia è anche oggetto di riflessione a livello nazionale. Ricordo in proposito che il testo, di recente licenziato dal Senato, di delega al Governo sulla produttività del lavoro pubblico e l'efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, riforma in modo innovativo i poteri della Corte dei conti italiana nell'esercizio delle sue funzioni di controllo sulla gestione delle amministrazioni nazionali, regionali e locali.
In Italia ed in Europa gli organismi di controllo sulla spesa si trovano dunque di fronte a nuove sfide a tutela di un uso razionale ed efficiente delle risorse pubbliche.
La crescente attenzione che l'Italia, ed il suo parlamento in particolare, mostra nei confronti delle questioni relative al futuro del bilancio dell'Unione, sono sicuro, potrà rappresentare un elemento a favore di un maggiore avvicinamento all'attività della Corte dei conti europea. L'obiettivo è quello di rendere il sistema dei controlli nazionali sull'impiego delle finanze dell'Unione sempre più efficiente, in coerenza con quanto la Corte segnala.
Ma il rigore amministrativo deve anche riguardare gli Organi centrali e non soltanto, anche le regioni e gli enti locali. Un rigore che deve essere la via maestra soprattutto per il raggiungimento delle finalità e degli obiettivi di buon governo, attraverso una utilizzazione razionale e oculata delle risorse disponibili; il tutto tramite severe politiche di maggiore contenimento e che evitino gli sprechi (come ha ricordato ieri il Presidente Lazzaro).
Tutto questo appare ancora più necessario in questo particolare momento storico che sta segnando il sorgere del federalismo fiscale, tema sul quale ho riscontrato un atteggiamento costruttivo tra le coalizioni che continuo ad auspicare.
I conti a posto, il rigore amministrativo, la capacità di evitare gli sprechi, l'efficienza e l'efficacia dell'azione dei pubblici poteri possono contribuire a ricreare un clima di fiducia nell'Unione che talora è sembrato indebolirsi e vacillare in alcuni settori dell'opinione pubblica europea. Eppure mai come oggi il modello europeo ha mostrato vitalità e validità, con i suoi maggiori controlli, anche a tutela dei risparmiatori, di fronte alle più estreme attività speculative e con il suo sistema di protezione dei lavoratori e dei cittadini, tipico dell'economia sociale di mercato.
Quelli che ieri potevano sembrare elementi di minore dinamicità finanziaria o addirittura di freno del sistema produttivo, si stanno cioè rivelando utili anticorpi e stabilizzatori economici che riducono in Europa il rischio di una rapida corsa verso la spirale recessiva.
Dunque l'Europa mostra oggi di essere in grado di avere un futuro migliore di quanto poteva sembrare, solo qualche anno fa. Occorre perciò avere fiducia, anche perché la forza di una Istituzione è pari al consenso che la sorregge.
In particolare, l'Unione europea rafforzerà il suo ruolo e la sua autorevolezza se saprà evitare la tentazione di dividersi a difesa di miopi egoismi nazionali, rilanciando il suo peculiare modello di sviluppo e assorbendo qualche contraccolpo imprevisto, creato da un processo di allargamento molto rapido e molto vasto.
L'Europa dovrà necessariamente essere capace di rafforzare la collaborazione e la codecisione di fronte a grandi sfide comuni come il governo dell'immigrazione, la disoccupazione e la recessione economica, la criminalità transnazionale, la difesa attiva della pace e la realizzazione di azioni intelligenti a tutela dell'ambiente.
Alla Corte dei conti europea va infine nuovamente il mio non formale ringraziamento per l'attività svolta e i migliori auguri per i compiti che la attendono, con l'impegno a rivederci in questo stesso luogo, a suggello della considerazione che il Senato della Repubblica attribuisce alla sua opera.