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Il Presidente: Discorsi

Presentazione dell'Archivio informatico della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

Intervento del Presidente del Senato, Renato Schifani in Sala Caduti di Nassirya

Autorità, Signore e Signori.

L'appuntamento di oggi segna uno dei momenti più importanti della Legislatura: l'apertura dell'archivio informatico della Commissione terrorismo e stragi, raccolto, ordinato, digitalizzato dall'Archivio Storico del Senato. Il patrimonio documentale è imponente: 2098 fascicoli, conservati in 1222 faldoni, per un milione di pagine, ordinati in 31 filoni d'inchiesta, comprensivi dell'intera documentazione acquisita e prodotta dalla X alla XIII Legislatura.

Meritano davvero il nostro più convinto apprezzamento e la nostra pubblica gratitudine tutti coloro che hanno reso possibile quest'impresa. Ringrazio innanzitutto la responsabile dell'Archivio Storico del Senato, la dottoressa Emilia Campochiaro, e con lei gli archivisti, il pool di esperti finanzieri, appartenenti al nucleo Commissioni parlamentari d'inchiesta. Il loro impegno straordinario, l'elevatissima professionalità e competenza hanno reso possibile la digitalizzazione dei documenti, la relativa schedatura e la redazione dell'inventario analitico, ed infine la realizzazione della banca-dati "Commissioni d'inchiesta" che permette la ricerca sull'intero archivio attraverso numerosi parametri.

Questo primo risultato è peraltro solo l'avvio di un più ampio progetto di recupero degli archivi di tutte le Commissioni di inchiesta istituite dalla I alla XV Legislatura e versati nell'Archivio Storico. Si tratta di 22 Commissioni bicamerali che hanno concluso i propri lavori con la Presidenza di un componente del Senato e di 16 Commissioni monocamerali. L'archivio informatico della Commissione terrorismo e stragi fa quindi parte di un progetto che potremmo chiamare "apertura degli archivi".

E' un passaggio di fondamentale importanza al quale si aggiunge la recente decisione del Consiglio di Presidenza di attribuire al Presidente del Senato il potere di autorizzare soggetti istituzionali alla consultazione della documentazione prodotta dalle commissioni di inchiesta. Con la decisione dello scorso 25 novembre, inoltre, il Presidente del Senato potrà, con parere dello stesso Consiglio di Presidenza, rimuovere i vincoli di riservatezza o modificarne la durata. Infine, l'Archivio storico del Senato potrà verificare d'ufficio l'attualità del regime di riservatezza di documenti prodotti da Autorità di Governo o amministrative, nonché giudiziarie, già acquisiti dalle Commissioni di inchiesta. Nel rispetto della legislazione vigente sul segreto di Stato, il Senato si propone di superare tutti gli ostacoli che finora hanno impedito la conoscenza di elementi utili alla ricerca della verità.

Ciascuna istituzione è chiamata a riorganizzare i propri archivi per consentire il versamento dei documenti nell'Archivio centrale di Stato, la declassifica dei documenti, il libero accesso di storici, ricercatori, cittadini. Troppe volte un bacino di primissimo rilievo è stato oscurato dalla incuria e dal degrado nella tenuta dei documenti. Senza incertezze va riconosciuto che gli interessati non sono solo alcuni, ma indistintamente tutti i cittadini. Per questo è necessario, oltre la stessa memoria, realizzare proposte concrete ed operative.

Sottolineo come l'apertura degli archivi non contrasti in alcun modo con l'esigenza di tutela e garanzia dei diritti costituzionali, tra i quali quello della riservatezza. Infatti, al fine di consentire, da un lato, la piena conoscibilità degli atti, e, dall'altro, il rispetto della privacy, la consultazione delle banche-dati avverrà negli stessi locali dell'Archivio storico del Senato e l'estrazione di copia del materiale non derogherà ai parametri normativi e alle direttive dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali. I vincoli legali per la desecretazione non sono aggirati, ma certamente il lavoro che oggi viene presentato è un tentativo avanzato per togliere dalla "clandestinità" un materiale rilevantissimo, per troppo tempo e senza alcuna reale ragione tenuto nascosto o anche solo dimenticato. La trasparenza è la condizione irrinunciabile per la democrazia.

Non si tratta di interferire minimamente con l'esercizio delle funzioni giurisdizionali, ma di riconoscere come esistano una verità storica ed una verità giudiziaria che possono muoversi in parallelo secondo criteri seri e rigorosi. Non esiste una verità già scritta, ma molte verità da ricercare con onestà e coraggio, senza pregiudizi. L'apertura dell'archivio informatico della Commissione terrorismo e stragi è pertanto una prima risposta all'appello che le Associazioni dei familiari delle vittime hanno rivolto ai massimi esponenti istituzionali. Il dovere della memoria deve diventare esercizio della verità.

Il senso dello Stato è infatti innanzitutto "sentimento e coscienza dello Stato democratico", come scrisse proprio 20 anni fa il giurista Giuseppe Ferrari. Non esiste una ragione di Stato nemica della verità, e contro il terrorismo che si spacciava come opposizione e lotta politica si risponde proprio attraverso il coraggio di rendere le istituzioni come "case di cristallo". La memoria delle vittime del terrorismo impone non solo il ricordo privato e pubblico, ma anche uno sforzo collettivo per dipanare ogni intreccio eversivo, intrigo internazionale, inefficienza di apparato che finora ha pregiudicato la stessa ricerca storica. Dobbiamo avere il coraggio di chiamare per nome la vicenda del terrorismo italiano.

E' grave che in 14 stragi di terrorismo non siano stati ancora individuati i mandanti e solo per Peteano e Bologna sia stato possibile identificare gli esecutori materiali. Aveva ragione Norberto Bobbio nell'affermare: "L'Italia è anche un Paese tragico". La ricerca storica, l'apertura degli archivi, ogni autentico tentativo a favore della verità sono memoria e futuro della nostra democrazia. La prima forma di giustizia è la verità. La verità non deve soddisfare una tesi contro l'altra, ma rispettare fino in fondo il solo criterio dell'evidenza provata. Sono nemici della verità le strumentalizzazioni, i depistaggi, le faziosità. Vittime del terrorismo furono servitori dello Stato, rappresentanti delle Istituzioni, donne e uomini semplici. Per guardare avanti è necessario ritornare alle loro storie, sentirci come in debito morale e civile con ciascuno di loro.



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