Presentazione del Programma Nazionale di Ricerca
Autorità, Signore e Signori,
desidero innanzitutto ringraziare e salutare il Ministro Maria Stella Gelmini.
Saluto Bruno Vespa e tutti gli autorevoli relatori presenti.
In un periodo che ha messo duramente alla prova le capacità economiche, finanziarie e imprenditoriali di molti Paesi, ritengo sia essenziale valorizzare il settore della conoscenza e della ricerca.
Troppo facilmente, infatti, durante le fasi di crisi, si tende a "tagliare" gli investimenti in questi settori che potrebbero sembrare poco importanti per la crescita e il Pil, ma che invece sono assolutamente fondamentali.
Il piano-programma del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è non solo un documento necessario e tempestivo, ma in totale sintonia con la dichiarazione della "Lega delle università europee", ove si afferma che la ricerca è la condizione e la chiave della capacità di competere nel mondo globalizzato.
L'Unione Europea è da tempo impegnata a promuovere azioni congiunte, consapevole della necessità di dover rispondere alle sfide della globalizzazione e della crisi con programmi unitari che favoriscano la competitività e lo sviluppo di tutti gli Stati membri.
Nel documento programmatico il Ministro sottolinea - in termini precisi e corretti - la necessità di promuovere azioni sinergiche da parte di tutti i Paesi dell'Unione, per realizzare un orizzonte strategico unitario.
Anche Mario Draghi, Governatore della Banca d'Italia, auspica soluzioni condivise da parte delle strutture transgovernative.
In un contesto di elevata interdipendenza, la cooperazione internazionale e lo scambio delle informazioni rilevanti divengono fattori determinanti per la costruzione della fiducia.
Il Programma Nazionale di Ricerca 2011-2013, proposto dal Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca e approvato dal CIPE il 23 marzo 2011, può essere una importante.
Si delinea una nuova stagione per lo sviluppo e l'innovazione del Sistema Paese. Vengono individuati, infatti, quegli obiettivi e quelle strategie che consentiranno di migliorare l'efficienza e l'efficacia del sistema nazionale di ricerca.
A tal fine si propone di fornire un "pacchetto conoscenza", che si colloca proprio all'interno della cosiddetta "economia della conoscenza", cioè di quella dimensione della produttività e della distribuzione in cui la parte immateriale e innovativa gioca un ruolo determinante.
Spesso non si è compresa la relazione tra ricerca - sia di base che applicata - e crescita economica. Il sapere è fondamentale ai fini della competizione.
Tre sono le priorità fissate dalla Strategia Europea 2020 alle quali si collegano una serie di iniziative per "uscire più forti dalla crisi e trasformare la UE in una economia intelligente, sostenibile e inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale".
Ho letto con grande attenzione il Piano Nazionale di Ricerca, e ho visto che molto spesso si parla di "Infrastrutture", con riferimento alla conoscenza e alla ricerca. Questo termine fa riferimento a categorie diversissime fra loro e può essere inteso sia nell'accezione di infrastrutture materiali, come le strade e le ferrovie, sia di infrastrutture immateriali, di cui fanno parte a giusto titolo la scuola, l'università, la ricerca.
Infrastrutture - come opera umana, come mezzo, come opportunità - che spianano percorsi e favoriscono contatti e reciproca conoscenza.
L'Italia, pur caratterizzandosi per quelle "eccellenze" che tutto il mondo ci invidia, è stata per molto tempo oggetto di critiche a causa della mai abbastanza deprecata "fuga di cervelli" verso altre Nazioni che investono di più in questi campi.
Un problema etico e un paradosso e danno economico, in quanto ci addossiamo i costi dell'istruzione di un giovane - dalla scuola dell'obbligo, all'università, al post-laurea - per poi consegnare il "prodotto finito" ai Paesi ben più ricchi di noi.
Dobbiamo creare condizioni e opportunità, affinché i giovani talenti ritornino in Italia, con le loro esperienze maturate, delle quali il nostro Paese potrà beneficiare.
La sfida della globalizzazione implica un accresciuto livello di competitività, in cui la formazione, la ricerca, la valorizzazione dell'eccellenza giocano un ruolo assolutamente primario.
Questi obiettivi possono essere raggiunti solo premiando la meritocrazia.
Tutte le istituzioni nel nostro Paese devono assicurare la promozione dei talenti, per evitare una preoccupante marginalità.
La meritocrazia definitiva da Luigi Einaudi uguaglianza dei punti di partenza, determina mobilità sociale e promozione per i giovani. In assenza del merito declina la fiducia e aumentano smisuratamente le risorse del privilegio.
Inoltre scontiamo una scarsa dotazione di capitale umano, una non adeguata attenzione del settore pubblico e privato alla ricerca, una esigua collaborazione con le imprese, un sistema di valutazione della ricerca che non si è adeguato ai parametri internazionali.
Vengono individuati, infine, 14 Progetti Bandiera, di cui certo parlerà il Ministro Gelmini, che rivestono una importanza strategica per l'Italia.
Sono progetti finalizzati a sviluppare sempre più l'innovazione verso il sistema produttivo e verso la ricerca, così da permettere una più proficua sinergia con le aree più avanzate in materia.
Da siciliano apprezzo il vasto capitolo dedicato a "Mezzogiorno e Piano Sud" che mira a rafforzare nel Meridione d'Italia le basi scientifiche e tecnologiche, a coordinare iniziative, alla massima collaborazione tra istituti e sistemi pubblici e privati. Il tutto per assicurare interventi idonei a contribuire ai mutamenti "strutturali" delle condizioni socio-economiche del Mezzogiorno.
L'Italia può e deve, da grande Paese qual'è, contribuire allo sviluppo sempre maggiore di quella che il Piano Nazionale di Ricerca definisce "l'Europa della conoscenza", per inaugurare un'era di pace, stabilità, progresso e benessere.
La frase espressiva del Programma formulato dal Ministro Gelmini, "Eccellere, cooperare e competere" non solo è efficace, ma è sicuramente di buon augurio.
Vi ringrazio.