Presentazione del libro «Il vento nuovo: la lotta al racket e all'usura»
Sono molto felice che il Senato abbia accolto la presentazione del volume "Il vento nuovo: la lotta al racket e all'usura (2006-2008)", del collega Raffaele Lauro. Prima di tutto, per l'amicizia e la stima che nutro nei confronti dell'autore, il cui straordinario cursus honorum al servizio del bene comune regala alla nostra Assemblea una figura, ancorché alla prima esperienza parlamentare, di alto profilo istituzionale.
L'incarico affidato al senatore Lauro dal Corpo elettorale nella scorsa primavera costituisce una occasione preziosa per impiegare nell'attività politica e parlamentare l'eccezionale bagaglio di esperienze amministrative e senso dello Stato accumulato negli anni spesi al servizio delle Istituzioni di governo. Dopo essere stato diretto collaboratore di Ministri e sottosegretari di Stato, ha ricoperto prestigiosi incarichi presso il Ministero dell'interno, ricevendo poi dal Consiglio dei ministri la nomina a Prefetto e Consigliere della Corte dei Conti. E' stato infine nominato, nel 2006, Commissario Straordinario del Governo per il Coordinamento delle Iniziative Antiracket e Antiusura, Commissario ordinario e Presidente del Comitato di Solidarietà per il sostegno delle vittime del racket e dell'usura.
Nello svolgere tutte queste delicate funzioni, Raffaele Lauro ha potuto contare su un eccezionale patrimonio di doti ed attitudini umane, culturali e politiche. Tra queste, una insopprimibile passione educativa, formatasi negli anni dell'insegnamento (che è stata l'anima di tutta la sua attività divulgativa e di formazione), un innato senso della giustizia ed una cultura politica di grande spessore, forgiatasi alla scuola di maestri del calibro di Francesco Compagna e Giuseppe Galasso, che riprende a pieno titolo la tradizione dei grandi meridionalisti.
Il dibattito di questa sera - grazie al contributo del senatore Lauro - ha costituito una occasione preziosa per raccogliere i protagonisti di una stagione di lotta ai flagelli dell'estorsione e dell'usura, e confrontarsi sui successi e le difficoltà incontrate, in questo campo, dalla Magistratura, dalle forze dell'ordine, dalle Associazioni e dal Commissario del Governo. Saluto perciò, tra gli altri, il Prefetto di Roma, dottor Carlo Mosca, l'attuale Commissario Straordinario del Governo per le iniziative antiracket e antiusura, prefetto Giosué Marino, il Procuratore Nazionale antimafia, dottor Piero Grasso, ed i rappresentanti delle Associazioni antiracket ed antiusura presenti.
Nell'introduzione al suo volume, Raffaele Lauro afferma con decisione che il fenomeno dell'estorsione e dell'usura non deve essere affrontato come una "questione di nicchia", ma come una "questione di sistema". Lottare contro questi crimini significa ormai, essenzialmente, lottare contro la criminalità organizzata, come sa perfettamente chiunque conosca la difficile realtà quotidiana degli imprenditori e dei commercianti del Mezzogiorno. E' allora vitale concentrare tutte le migliori energie dello Stato nella lotta all'usura e all'estorsione. Queste due attività criminali, spesso tra loro tragicamente complementari, costituiscono infatti il principale strumento di controllo del territorio nelle mani del potere mafioso.
La caratteristica più pericolosa dell'azione di tutte le mafie è, da sempre, la pretesa di sostituirsi alle istituzioni democratiche. Imprenditori e commercianti sono taglieggiati dietro l'offerta di una pretesa "protezione" del potere criminale, che in cambio del pizzo "concede" di esercitare "liberamente" l'attività economica (se libera può dirsi una esistenza sotto ricatto). Così facendo, la criminalità organizzata dimostra di essere percepita, da parte dell'imprenditore intimidito e piegato, come una presenza più forte e determinante di quella dello Stato.
Lo stesso accade con l'usura, alla quale si ricorre - di solito - quando non si può più accedere, per varie ragioni, al credito "legale": l'infernale dinamica del credito usuraio innesca potenti meccanismi di asservimento, sia psicologico che reale, del debitore nei confronti del suo aguzzino. Un credito usuraio controllato dalle varie mafie può quindi moltiplicare le occasioni di penetrazione criminale nella vita economica e di infiltrazione in tutti i gangli della società, oltre naturalmente a costituire un facile strumento di riciclaggio del denaro proveniente da altre attività illecite.
Come il senatore Lauro, che è membro della 1a Commissione permanente, sa benissimo, la XVI Legislatura ha mostrato, sin da subito, un grande impegno del Parlamento sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata. Anche in questi ultimi giorni, nel corso dell'esame del disegno di legge in materia di sicurezza pubblica presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia, sono stati presentati dai relatori alcuni emendamenti che recano importanti novità. In particolare, si propone di inasprire ulteriormente il carcere duro per i boss detenuti, e di introdurre nuove norme per colpire più efficacemente il riciclaggio del denaro proveniente da attività illecite, e velocizzare il trasferimento agli enti locali dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose.
Vi sono poi numerosi segnali di speranza che provengono dalla società civile e dagli enti locali. Le associazioni imprenditoriali del Mezzogiorno, sulla scia di Confindustria siciliana, sembrano aver sposato senza ambiguità la causa della lotta senza quartiere al "pizzo", inserendo nei rispettivi statuti la sanzione della espulsione per gli imprenditori che non denunciano gli estorsori. Sempre più enti locali, inoltre, hanno previsto agevolazioni ed esenzioni dei tributi locali per gli imprenditori ed i commercianti che denunciano il racket, e sanzioni - come l'eventuale revoca delle concessioni comunali - per chi viene riconosciuto connivente.
Sono dati incoraggianti, che alimentano la speranza che una azione decisa delle Istituzioni, progressivamente condivisa da strati sempre più ampi della società civile, possa presto dare i suoi frutti sul fronte dello sviluppo economico. Assicurare condizioni di sicurezza e legalità, mediante un controllo del territorio saldamente nelle mani dello Stato, è infatti il primo passo, insieme al recupero del grave deficit infrastrutturale del Mezzogiorno, perché queste aree possano tornare ad attrarre quote considerevoli di investimenti diretti di provenienza italiana e straniera. Sono fermamente convinto, infatti, che - in questo contesto di incertezza dell'economia globale e di inaspettate evoluzioni degli equilibri finanziari internazionali - l'area del Mediterraneo possa far leva sulle sue potenzialità inespresse per cogliere straordinarie occasioni di sviluppo.
Chi affronta la lettura del volume di Raffaele Lauro percepisce chiaramente l'obiettivo principale dell'autore: non soltanto condividere i felici risultati di una stagione di grandi impegni e successi, o denunciare l'entità della realtà criminale ancora da debellare, ma soprattutto offrire un prezioso vademecum a tutti gli operatori del settore. Il metodo proposto dal Commissario Lauro, infatti, dimostratosi assai efficace nei confonti del racket e dell'usura, può costituire un modello prezioso anche in altri settori di azione dei pubblici poteri.
Se, infatti, si mettono al centro il valore della collegialità delle decisioni pubbliche, la capacità di ascoltare le esigenze ed i suggerimenti che provengono dal territorio, l'abilità nel comunicare il significato e le ragioni dell'azione dello Stato, si possono conseguire in tutti i campi della pubblica amministrazione straordinari risultati. Queste qualità dell'instancabile azione del prefetto Lauro hanno ravvivato senza dubbio la grande considerazione di cui gode, con ragione, l'istituto del Prefetto, antica ed ancora attuale figura della nostra Amministrazione statale. Il suo ruolo resta determinante per uno Stato in evoluzione verso una struttura di tipo federale, concentrando in un unico ufficio le funzioni dell'amministrazione centrale diffuse sul territorio. Lungi dall'essere strumento di centralismo autoritario (come può essere stata percepita in alcuni passaggi della storia del nostro Paese) la funzione prefettizia consente infatti di bilanciare l'autonomia delle istituzioni locali con le ragioni dell'unità. Ciò significa, essenzialmente, garantire una uniforme tutela della legalità e della fruizione dei diritti che la Costituzione riconosce ad ogni cittadino.
Un chiaro esempio di questo bilanciamento di valori è offerto dalla legge sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazione mafiosa, della quale Raffaele Lauro è stato il più tenace ispiratore ed il pioniere della sua attuazione: essa dimostra che le ragioni della legalità devono prevalere - se necessario - anche sulla stessa autonomia locale.
Tra i tanti spunti di riflessione di questo volume, dei quali tutti noi siamo chiamati a fare tesoro, ve n'è uno che, a prima vista, potrebbe apparire insignificante, racchiuso com'è nelle poche parole della dedica. Mi ha molto colpito, infatti, la scelta di Raffaele Lauro di dedicare il suo lavoro all'onorevole Ettore Rosato (che saluto), all'epoca Sottosegretario all'interno ed ora deputato del Partito democratico, in nome del "comune impegno nella lotta al racket e all'usura". Ciò dimostra che è possibile conservare, tra uomini di valore che si trovano a militare in schieramenti opposti, il mutuo riconoscimento delle rispettive qualità umane e politiche, sulla base di comuni ideali e di priorità condivise, in particolare quando sono in gioco i supremi interessi della collettività.
Questo è - io credo - ciò che deve accadere in una matura democrazia maggioritaria, nella quale la dialettica politica - lungi dallo scadere in una rissa sterile e senza fine - è funzionale allo sviluppo e alla crescita del Paese, aiutando ad individuare con maggiore efficacia le soluzioni più adeguate ai suoi problemi.