"Giornata nazionale di studio sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro "
Autorità, Signore e Signori,
sono particolarmente grato al collega Oreste Tofani, Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, per aver promosso una Giornata nazionale di studio dedicata al tema della salute e della sicurezza sul lavoro.
La realizzazione di un'iniziativa finalizzata al confronto tra gli attori coinvolti nel sistema di prevenzione e contrasto agli infortuni e alle malattie professionali testimonia, infatti, la capacità del Parlamento di essere parte attiva nei processi sociali emergenti.
Un Parlamento che continua ad operare quale sede privilegiata di rappresentanza degli interessi; ma che al contempo rivolge la propria attenzione all'analisi e monitoraggio dei fenomeni in itinere, realizzando quella funzione di stimolo e impulso alla definizione di soluzioni concrete che è prerogativa della politica.
Già in passato il Parlamento aveva promosso l'istituzione di commissioni di inchiesta o indagini conoscitive sul tema della sicurezza sul lavoro.
E' la testimonianza della forte volontà di sapere affrontare da sempre un fenomeno sul quale non è possibile accendere i riflettori soltanto in occasione di eventi di cronaca che scuotono l'opinione pubblica, e meno ancora in una prospettiva pro-elettorale e 'di parte'.
La rilevanza del problema richiede alle istituzioni rappresentative un'attenzione costante e un approccio condiviso da tutte le forze politiche.
Si spiega quindi perché sia particolarmente importante che nella XV e anche nella XVI legislatura, trascorsa la forte ondata emotiva legata all'incidente nelle acciaierie della ThyssenKrupp, il Senato abbia condiviso l'esigenza di istituire nuovamente la Commissione d'inchiesta.
Passando al quadro attuale, il fenomeno delle 'morti bianche' ha indubbiamente registrato importanti progressi negli ultimi anni.
Secondo recenti dati Inail, nel 2011 le morti bianche sono state 930, 40 in meno rispetto al 2010, e per il secondo anno consecutivo ci si è attestati sotto i mille decessi: un dato che è ancora obiettivamente non confortante, ancora meno se messo in correlazione alla sostanziale diminuzione del livello di occupazione.
Nel 2011 la media nazionale di decessi sul lavoro è stata di tre al giorno. Una percentuale che deve fare riflettere e spronarci a fare di più e meglio.
Anche gli infortuni sul lavoro hanno registrato una flessione del 6,4 per cento, sensibilmente superiore a quella dell'anno precedente, pari all'1,8 per cento.
Tuttavia, anche in questo campo, siamo in presenza di risultati non pienamente ottimistici.
In particolare, preoccupa la consapevolezza che oltre il 15% delle vittime o lavorano senza un regolare contratto oppure risultano già collocati a riposo.
Il dato conferma, infatti, implicitamente che il vero problema è quello della cultura del lavoro.
Nella prospettiva della garanzia del diritto-dovere al lavoro richiamata dall'art. 4 della Costituzione, è quindi necessario che il sistema Paese sappia creare condizioni idonee a consentire il superamento di quelle situazioni di irregolarità che sfavoriscono la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
E' questo un cambiamento culturale che deve coinvolgere non solo i datori di lavoro, ma gli stessi dipendenti, nella consapevolezza che le leggi sulle condizioni giuridiche e materiali del lavoro non rappresentano mere formalità burocratiche, ma regole che garantiscono la dimensione imprescindibile di partecipazione dell'individuo alla vita collettiva.
A questo obiettivo contribuiscono senza dubbio iniziative come la 'Prima Marcia nazionale per la sicurezza sul lavoro' organizzata dall'Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), che si terrà ad Assisi il prossimo 30 giugno e alla quale hanno già aderito più di 3.000 persone.
L'obiettivo del potenziamento del livello di sicurezza sui luoghi del lavoro impone, poi, una ulteriore riflessione.
Il diritto alla salute e sicurezza dei lavoratori presenta, infatti, una chiara vocazione giurisprudenziale: da sempre, il ruolo dei giudici è stato rilevante nella sanzione dei comportamenti dei datori di lavoro irrispettosi delle leggi vigenti.
Ne è conferma la recente sentenza del 14 febbraio scorso, del Tribunale di Torino sul processo Eternit, che ha riconosciuto la fondatezza delle accuse di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche a carico dei vertici della multinazionale dell'amianto.
Questa dimensione giurisprudenziale del diritto, pur di fondamentale importanza, da sola però non basta.
L'esigenza di garantire forme di tutela generalizzate ci induce ancora una volta a rivolgerci al Parlamento come principale garante.
Da un lato, vorrei quindi sottolineare il rinnovato interesse dedicato al tema nel dibattito sulla delega finalizzata alla riforma del mercato del lavoro. Particolarmente significativa mi pare la scelta di inquadrare questa materia nell'ambito delle misure volte favorire il coinvolgimento dei lavoratori nell'impresa, in una logica paritetica e concertata.
Dall'altro lato, il ruolo del Parlamento non si ferma all'esercizio della funzione legislativa.
Quella in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro è, infatti, una disciplina normativa molto puntuale e dettagliata, in larga percentuale derivata dall'Unione europea e comunque inserita in un contesto materialmente multilivello che coinvolge, anche per la fase attuativa, le autonomie territoriali.
Il problema principale che si impone anche al Parlamento, pertanto, non è tanto quello di introdurre nuove garanzie legislative, bensì quello di verificare l'effettività delle misure previste dalla legge.
Le morti, gli incidenti, sono dovuti in gran parte alla mancata applicazione della legislazione all'avanguardia che già esiste.
Sono tanti ancora oggi i lavoratori "in nero", i cantieri, le officine, che operano in totale dispregio delle più elementari disposizioni di sicurezza.
La situazione complessiva è accentuata dalla crisi economica che stiamo attraversando.
Perché, facendo mie le parole del Senatore Tofani, " Con la crisi, il rischio è che si faccia meno attenzione alla sicurezza, e la guardia va tenuta alta".
Secondo l'ISTAT, nel 2010 i lavoratori "invisibili", in nero, nell'industria erano due milioni, uomini e donne costretti a lavorare in condizioni inaccettabili.
Ed ancora, nella prima parte del 2012 la tendenza alla diminuzione degli incidenti con una calo percentuale di oltre il 6%, è attribuibile, purtroppo alla diminuzione occupazionale.
Meno lavoro, meno incidenti non è tuttavia un'equazione che ci rassicura.
Noi vogliamo che ci sia più lavoro e nessun incidente.
Non dobbiamo consentire i tagli sui costi dell'infortunistica per ragioni di risparmio e per massimizzare i profitti.
E' moralmente deprecabile approfittare del bisogno, della necessità di occupazione dei tanti lavoratori, disposti a rischiare la propria salute e la propria vita pur di percepire uno stipendio.
Le troppe tragedie, anche recenti, quella di Barletta, quella di Frosinone, quella ultima degli operai dell'Emilia schiacciati all'interno di capannoni non in linea con le normative antisismiche, ci impongono interventi di prevenzione sempre più attenti e rigorosi.
Nella dolorosa storia degli incidenti sul lavoro, molte morti bianche avvengono in piccoli laboratori, in officine clandestine non in regola con le leggi antinfortunistica; ma altre volte in imprese di grandi dimensioni alle quali certamente non mancano le disponibilità economiche, i mezzi, le conoscenze tecniche, scientifiche, giuridiche per consentire condizioni di lavoro sicure.
Ricordo ancora le parole del Presidente della Repubblica in occasione della Festa dei Lavoratori nel 2008, "Non si può continuare così, non ci si può rassegnare come ad una inevitabile fatalità..."
Nessuna Regione d'Italia può dirsi immune da questo problema.
Anche quelle considerate all'avanguardia e quelle più ricche.
Alla trascuratezza, alla inosservanza o non corretta osservanza di tutte le normative di sicurezza; all'approssimazione, alla trasgressione ancora più odiosa se avviene per fini di profitto, vanno opposti fermezza e controlli sempre più attenti.
Occorre uno sforzo sempre maggiore di tutti, senza eccezioni.
La vita di ogni lavoratore, il diritto alla salute che significa operare in condizioni igienico sanitarie sicure e idonee, vanno tutelati sopra ogni cosa.
La Terza relazione intermedia sull'attività svolta dalla Commissione Parlamentare di inchiesta del 17 gennaio 2021 indica con chiarezza le tre direttrici fondamentali da seguire: "la formazione/informazione dei lavoratori e delle imprese; i controlli sull'applicazione delle norme; il coordinamento fra tutti i soggetti sociali e istituzionali competenti".
La Commissione si propone di " accertare in modo preciso la dimensione del fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare attenzione alle morti bianche, alle malattie, alle invalidità, all'assistenza alle famiglie delle vittime"; di " accertare l'entità della presenza dei minori italiani e di quelli provenienti dall'estero, con riguardo alla loro protezione e esposizione al rischio; le cause degli infortuni con particolare riferimento al lavoro nero, al sommerso, al doppio lavoro; il livello di applicazione delle leggi antinfortunistiche e l'effettiva efficacia della normativa vigente; l'idoneità dei controlli da parte degli uffici addetti all'applicazione delle norme antinfortunistiche; l'incidenza dei costi degli infortuni sulla finanza pubblica; i nuovi strumenti legislativi da approntare, la congruità delle provvidenze previste dalla legge a favore dei lavoratori e dei loro familiari in caso di incidente".
Ruolo complesso e strategico perché le informazioni raccolte, le evidenze acquisite e le proposte elaborate nel campo della tutela dei valori della prevenzione, della tutela della salute e della salvaguardia della vita nei luoghi di lavoro contribuiranno certamente ad offrire risposte concrete e a delineare i percorsi di sicurezza per tutti i lavoratori.
Nella certezza che alla realizzazione di questo obiettivo concorrerà in modo determinante anche questa Giornata di studio, colgo l'occasione per ringraziare il Presidente Tofani e tutti i Senatori membri della Commissione per l'impegno profuso nello svolgimento di questa missione istituzionale.