Commemorazione di Francesco Fortugno nel terzo anniversario della morte
Autorità, Signore, Signori
Con l'umiltà e la commozione del cittadino, e insieme con l'onore di rappresentare il Senato della Repubblica, sono oggi tra voi per commemorare il terzo anniversario dell'assassinio del Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francesco Fortugno.
Saluto con affetto, ringraziandola per avermi voluto qui fra voi, la signora Fortugno, Onorevole Maria Grazia Laganà, e tutti i cittadini ed i rappresentanti delle Istituzioni che hanno voluto testimoniare con la loro presenza la ferma volontà di reagire all'oppressione soffocante del potere mafioso e di gettare le basi - nel cordoglio e nel ricordo di chi è caduto - per una nuova convivenza civile, finalmente libera e giusta.
É in questo spirito che rivolgo il mio affettuoso saluto a tutti i rappresentanti delle Associazioni antiracket qui presenti: la loro coraggiosa opera di sostegno alle vittime della piaga estorsiva, e di incessante esortazione ad una reazione comune, di popolo, nei confronti dell'odiosa ingiustizia del "pizzo", sottrae ogni giorno alla mafia porzioni rilevanti del suo potere.
Il potere delle cosche, nell'uccidere Francesco Fortugno, non è riuscito a segnare, come forse credeva, un punto a suo favore nella dura lotta ingaggiata contro le Istituzioni democratiche e la libera convivenza dei cittadini.
I colpi che hanno spezzato la vita di Fortugno, infatti, hanno fatto scaturire dalla coscienza ormai matura del popolo calabrese un movimento forte di rivolta.
In particolare le giovani generazioni, i ragazzi e le ragazze che ogni giorno mettono alla prova, con le mille avversità del loro presente, tutto l'amore che provano per questa terra difficile e straordinaria, hanno saputo dare a questo grido la veste sfrontata ed efficace di una sfida aperta al potere criminale: "Adesso ammazzateci tutti!".
Compito irrinunciabile della politica e delle Istituzioni, ciascuna nel proprio ordine di responsabilità, è assicurare a questa sfida coraggiosa gli strumenti per conseguire la vittoria.
In quest'ottica, spetta al Parlamento tramutare in norme, in buone norme in grado di regolare efficacemente la nostra vita collettiva, le grandi scelte di valore, nel segno della cultura della legalità e della libertà dall'oppressione criminale.
Già durante la XIV Legislatura, rivestendo un altro ruolo parlamentare, ebbi modo di contribuire alla realizzazione di quella che definii, all'epoca, una "pietra miliare" nella lotta a tutte le mafie, cioè alla stabilizzazione, nell'ordinamento italiano, della disciplina del carcere duro per i colpevoli e gli indiziati di reati connessi con la criminalità di stampo mafioso, di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario.
Questi primi mesi della XVI Legislatura hanno già dimostrato una forte determinazione nel porre in essere strumenti di contrasto moderni ed efficaci nei confronti di ogni illegalità.
La criminalità di stampo mafioso esprime una illegalità ancor più pericolosa, perché tende a sostituirsi allo Stato nello svolgimento di funzioni pubbliche (sicurezza, giustizia, lavoro), imponendo la propria realtà di diseguaglianza, violenza ed oppressione. Questo è ciò che intendeva Paolo Borsellino quando definiva seccamente la mafia come una "istituzione che tende all'esercizio della sovranità".
Il Governo, pochissimi giorni dopo la sua costituzione, ha presentato - come è noto - un pacchetto-sicurezza strutturato in due atti: un decreto-legge, di efficacia immediata, ed un disegno di legge oggi all'esame del Senato.
Nel decreto, convertito in legge dalle Camere prima dell'estate, è stata introdotta una serie di misure, immediatamente vigenti, volte a colpire con efficacia il fenomeno della criminalità organizzata.
Vi è ad esempio un significativo aggravamento di pena per il reato di associazione di tipo mafioso, ed una serie di misure volte ad aggredire i patrimoni illeciti, o meglio a difendere la confisca dei beni dei mafiosi dai numerosi trucchi elusivi che sono stati tentati in questi anni.
Si tratta di norme "pratiche", intelligenti, che hanno fatto tesoro dell'esperienza più recente ed hanno trasformato in legge le richieste ed i suggerimenti di investigatori e magistrati.
Per dare un segnale ancora più forte, il Senato ha deliberato di trasferire alcune norme, che originariamente si trovavano nel disegno di legge ordinario, nel testo del decreto-legge, al fine di anticiparne l'entrata in vigore.
Sul fronte delle misure patrimoniali, si è estesa l'applicabilità della confisca a tutti i beni sequestrati per i quali l'indiziato non sappia giustificare una legittima provenienza, o che comunque appaiano sproporzionati rispetto al reddito o all'attività economica del loro titolare.
La battaglia per la confisca dei patrimoni riveste - l'ho più volte affermato - un'importanza decisiva, perché aggredisce il volto nascosto delle organizzazioni criminali, che si cela dietro la gestione di affari ed interessi apparentemente "legali" e che distrugge, con la sua origine e il suo atteggiamento criminale, la libertà e la serenità di ogni relazione economica e di ogni rapporto civile.
Queste norme vogliono esprimere la ferma volontà della politica e del Parlamento di offrire all'impegno degli inquirenti e dei magistrati (che negli ultimi giorni ha segnato risultati di assoluto rilievo nella lotta contro le cosche e le loro perniciose infiltrazioni) strumenti sempre più efficaci per colpire il potere criminale.
L'ampia maggioranza riscontrata nell'approvazione di queste misure dimostra che l'impegno del Governo e della maggioranza parlamentare può svilupparsi in un clima di unità e coinvolgimento di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, soprattutto quando sono in gioco temi di grande rilievo sociale.
Il mio auspicio è che questa unità possa essere mantenuta anche in occasione dell'approvazione del disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, attualmente all'esame delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato.
Vi sono, in particolare, alcuni emendamenti a questo provvedimento, presentati dai relatori, che recano importanti novità in tema di contrasto alla criminalità organizzata: penso alla proposta di inasprire ulteriormente il regime penitenziario speciale per i boss mafiosi, rendendo ancor più difficile ogni possibile contatto tra i detenuti e le organizzazioni criminali di appartenenza; oppure a quella che attribuisce direttamente ai Prefetti il potere di trasferire al patrimonio dei Comuni, delle Province e delle Regioni i beni confiscati alla criminalità organizzata.
Vi è poi la proposta di estendere l'obbligo di custodia cautelare in carcere a tutti i responsabili di qualsiasi delitto connesso con la criminalità organizzata, il terrorismo, il traffico di stupefacenti e la tratta di persone, ed infine - di particolare valore - norme anti-riciclaggio.
Voglio ripetere ancora una volta - da questo luogo di sofferenza e di lotta al potere mafioso - il mio appello a tutte le forze politiche affinché su questo terreno sia abbandonata ogni divisione ed ogni partigianeria e si opponga una risposta ferma ed unitaria al comune nemico.
Sono certo che il Parlamento saprà offrire - nella costruttiva collaborazione fra le parti politiche - nuovi efficaci strumenti di contrasto alla Magistratura e alle forze di polizia (alle quali va il mio apprezzamento e il mio ringraziamento).
Ciò in una rinnovata vitalità della presenza sul territorio delle Istituzioni locali e regionali e delle strutture associative e di volontariato, e in un impegno rinnovato dei singoli cittadini, affinché sia scritta - col contributo di tutti - una nuova pagina della lotta contro la ferocia criminale, e i ragazzi e le ragazze di Calabria - impegnati in prima persona - vedano sempre più vicina e a portata di mano la realtà di una vittoria difficile ma, finalmente, possibile.
E le minacce che ancora oggi la mafia e la criminalità organizzata rivolgono a chi -come Roberto Saviano - con forza e con intelligenza ne denuncia i crimini atroci, potranno essere respinte dalla forza unita - allora sì invincibile - delle istituzioni e dei cittadini.