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Il Presidente: Discorsi

Cerimonia per il 150mo anniversario dell'Unità d'Italia

Discorso pronunciato nell'Aula di Montecitorio

Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente della Camera dei deputati,
Signor Presidente del Consiglio dei ministri,
Signor Presidente della Corte costituzionale,
Onorevoli Colleghi.

Il Presidente Schifani durante il suo dscorso nell'Aula di Montecitorio. Seduto, il Capo dello StatoA 150 anni dall'Unità d'Italia, il Paese si riconosce nelle parole e nell'esempio del suo Primo Cittadino, garante dei valori e dei rapporti costituzionali, rappresentante della Nazione, dei suoi principi, delle sue prospettive di crescita e sviluppo. Signor Presidente, l'intera Nazione e i suoi cittadini hanno oggi un'unica voce nel Suo messaggio al Parlamento, alle istituzioni repubblicane, al popolo italiano. Ed è per me un grande onore manifestarLe la gratitudine e la riconoscenza che l'Italia tutta, senza distinzioni, anzi oltre le polemiche, le incomprensioni, le rigidità di parte, Le riserva, riconoscendo in Lei l'autorevolezza di chi ha saputo rafforzare la più nobile identità di una Nazione, cosciente della propria responsabilità di fronte al mondo.

Lo spirito nazionale e il senso dello Stato finiscono "di essere unicamente solo sentimento per divenire volontà". Con le parole di Federico Chabod, la Nazione "cessa di essere proiettata nel passato, alle nostre spalle, per proiettarsi dinanzi a noi, nell'avvenire; cessa di essere puro ricordo storico, per trasformarsi in norma di vita per il futuro. [...] La Nazione diventa la Patria.".

Ed in queste parole non vi è solo una continuità ideale, ma una vera e propria analogia con quanto Lei ha efficacemente e autorevolmente sostenuto sulla necessità storica e culturale di comprendere l'Europa nelle singole nazioni, e gli stessi Stati all'interno di una prospettiva europea. Dignità e centralità della persona alle quali hanno dato nei secoli un contributo fondamentale le comuni radici cristiane.

L'idea di Nazione e l'idea di Europa si sostengono reciprocamente, perché non vi può essere una Patria solo "nostra", senza una Patria "comune", fondata sul rispetto della dignità umana, oltre ogni distinzione di appartenenza. E' questo, con le parole di Giuseppe Ferrari, "quel senso dello Stato che impedisce la degenerazione del senso della famiglia in familismo, del senso del paese natale in municipalismo, del senso del partito in settarismo".

L'unità d'Italia è la cornice essenziale, la rete ideale che sorregge le autonomie e i territori. I progetti di riforma che si stanno realizzando per la giusta valorizzazione delle realtà più vicine al cittadino saranno duraturi solo se capaci di abbattere le ineguaglianze, vincere le diffidenze, accomunare Nord e Sud del Paese, proiettandoli verso l'unico destino di una Nazione consapevole e matura.

L'ammodernamento delle strutture, delle amministrazioni, della gestione della cosa pubblica è urgente, non più rinviabile. Sarà efficace se verrà realizzato non contro una parte del Paese, ma al fine di rendere ogni realtà territoriale protagonista del rilancio e del riscatto dell'intero sistema Italia.

Gli steccati ideologici sono stati appianati dalla storia. A ciascuno di noi spetta oggi il compito, che è innanzitutto un dovere, di non ricreare contrapposizioni che impediscono di realizzare la piena unità: unità geografica, istituzionale e, nella distinzione legittima e positiva delle ispirazioni, anche unità della politica. Unità della politica che considera il pluralismo una risorsa e il reciproco rispetto il presupposto irrinunciabile della vita della comunità civile. Solo così dopo il tempo dell'ideologia, potrà scandirsi il tempo delle idee.

E la nostra Italia ha bisogno di questa "cultura delle istituzioni", capace di guardare lontano, che per Norberto Bobbio significava "misura, ponderatezza, circospezione".

Signor Presidente, l'intera Nazione, "unita" e "ritrovata", si stringe attorno a Lei, che della preminenza dell'interesse generale su quelli particolari è stato ed è luminoso ed autorevole testimone. Su di Lei poggiano la propria fiducia e le proprie speranze le giovani generazioni, protagoniste dell'Italia di domani.



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