Rapporto Enac 2007
Autorità, Signore e Signori,
nel rivolgere a tutti partecipanti il mio saluto di benvenuto in questa Sala della Biblioteca del Senato vorrei subito sottolineare l'importanza di questo incontro. Credo che sia la prima volta che si presenta, qui in Senato, un Rapporto dell'ENAC, l'Ente nazionale dell'aviazione civile. E, se ho voluto accettare la proposta del Presidente Riggio, è stato proprio per il rilievo che questo tema ha nel quadro della crescita economica del nostro Paese.
E' in atto una significativa ripresa del traffico aereo, in tutto il mondo e anche in Italia. Dopo le grandi paure e le preoccupazioni del settembre 2001. Dopo che autorevoli osservatori avevano anche immaginato un futuro davvero buio per questo tipo di trasporto. Poi, come spesso accade dopo grandi e improvvisi momenti di caduta, la vita riprende, e riprende spesso in modo diverso dal passato. Basta osservare il mercato aereo odierno e, ad esempio, lo spazio che hanno guadagnato in brevissimo tempo le compagnie aeree a basso costo. Uno spazio che non ha solo diminuito le quote di traffico dei vettori tradizionali, ma ha offerto la possibilità di volare a milioni di persone che, per il livello elevato delle tariffe, rimanevano escluse da questa possibilità.
Qualcuno ha parlato, forse un po' enfaticamente, di democratizzazione dei cieli. A me basta osservare che questo fenomeno ha attirato nuova utenza e ha rilanciato un settore che, per gli alti costi e per i rischi del terrorismo internazionale, rischiava di crollare pesantemente. L'Italia non è rimasta esclusa da questa evoluzione positiva: centinaia di migliaia di italiani hanno volato per la prima volta in questi anni recenti; aeroporti minori sono stati riattivati per favorire la riduzione dei costi dei servizi a terra e per offrire il trasporto aereo ad aree escluse dalle grandi rotte.
In considerazione di questa ripresa, e della ulteriore prevedibile crescita dei mercati, i problemi della sicurezza del traffico aereo hanno così acquisito una nuova scala e una nuova dimensione, impegnando tutti i soggetti coinvolti a profondi ripensamenti delle infrastrutture e delle procedure per il movimento aereo.
In questo contesto il nostro Paese non si è trovato sguarnito o impreparato. Grazie all'impegno delle nostre strutture tecniche specializzate - l'ENAC e l'ENAV in primo luogo - si è potuto accompagnare questa ripresa e assicurare standard elevati di sicurezza, di crescita e di innovazione.
Il nostro sistema nazionale si potrà poi certo giovare non poco dal rilancio della nostra compagnia di bandiera a conclusione del procedimento di privatizzazione in corso. L'Alitalia, infatti, rappresenta ancora non solo un grande marchio nel mondo, ma costituisce una riserva di professionalità che, se opportunamente riorganizzata - secondo le esigenze di un mercato divenuto più competitivo ed esigente al tempo stesso - potrà ancora offrire significativi contributi alla crescita di tutto il nostro Paese.
Nel rivolgere a tutti i numerosi e qualificati partecipanti il mio più caloroso saluto non posso, però, non cogliere questa occasione per richiamare alla nostra attenzione il tema degli investimenti infrastrutturali, dei quali il settore aereo costituisce solo un aspetto. La crescita economica che stiamo vivendo è importante perché ci porta fuori da una pericolosa stagnazione e ci fa vedere tutta la consistenza e la capacità di tenuta competitiva del nostro apparato produttivo. Tuttavia, questa crescita è soprattutto trainata dalla domanda esterna. Il nostro prodotto lordo registra indici del 2% circa, ma questo dato è ancora pari solo alla metà di quelli di altre importanti economie europee.
Allora dobbiamo lavorare più a fondo sui fattori strutturali che ci frenano e ci limitano se vogliamo che il nostro Paese cresca di più, e più velocemente; se vogliamo poter disporre delle risorse per dare una contributo davvero significativo alla crescita del potere di acquisto dei salari e delle pensioni di milioni di italiani. Tra questi è centrale il tema degli investimenti infrastrutturali. So bene che i cantieri delle grandi opere durano anni. Ma da noi durano più del doppio degli altri Paesi europei e spesso, per le opposizioni sorde di sparute minoranze - minoranze che vanno certo rispettate, ma che non possono condizionare l'intero Paese - non riusciamo neanche a far partire importanti cantieri.
Penso che una riflessione su questi aspetti vada fatta, chiarendo anche meglio i compiti essenziali dello Stato nella definizione e attuazione delle maggiori opere strategiche, di quelle che ci ricollegano all'Europa e al mondo. In questo quadro anche il trasporto aereo potrebbe crescere ancora di più con enormi benefici per il turismo e per le nostre merci a valore aggiunto elevato, favorendo anche maggiori investimenti nelle strutture aeroportuali e interventi di sicurezza più moderni e diffusi.
Per concludere voglio ringraziare chi ha lavorato per predisporre questo Rapporto 2007, che ben riassume i termini dei problemi aperti. Spero veramente che il nostro Paese, a partire da analisi razionali e rigorose come questa, possa affrontare e vivere una lunga stagione di nuove riforme sociali, da attuare con tutto il gradualismo necessario, ma da non rinviare più.