Obiettivo sussidiarietà orizzontale
Autorità, Signore e Signori,
prima di tutto desidero ringraziare il Presidente della Provincia di Teramo, gli amministratori locali e tutti voi che oggi siete qui presenti per l'invito e l'accoglienza che mi avete voluto riservare. Da quando ho assunto l'incarico di Presidente del Senato ho avuto meno possibilità di venire in Abruzzo. Mi sento poi particolarmente in debito con la Provincia di Teramo, perché, nelle poche volte che sono venuto, mi sono trovato più spesso in altre zone della regione.
Ma sono lieto di essere oggi qui, per un'occasione non casuale in cui, con la sottoscrizione di questo Protocollo, emerge il vostro impegno su un tema di grande importanza come quello della sussidiarietà orizzontale nel quadro dell'innovazione amministrativa. E' un tema fondamentale. Ne ho voluto parlare anche nel mio discorso di insediamento a Palazzo Madama, dopo l'elezione a Presidente, perché si tratta di un punto che ritengo davvero cruciale per la riforma del sistema pubblico e per la crescita di responsabilità della società, con tutte le sue organizzazioni associative e di partecipazione.
La sussidiarietà è riconosciuta espressamente nel quarto comma dell'articolo 118 della Costituzione dove si prevede che «Stato, Regioni, Province, Citta metropolitane e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà».
Si tratta di una delle novità forse più incisive del nuovo Titolo V della Costituzione. Forse anche di una delle più condivise all'interno di una riforma che può essere migliorata e per alcune profili completata.
Ed è anzi necessario pensare ad una revisione del Titolo V. Ad una revisione che non sia fatta ancora una volta a colpi di maggioranza, ma che sia frutto di un consenso ampio. Ma su questo tornerò più avanti.
Ma che significa sussidiarietà orizzontale? E in che modo l'attuazione di questo principio può contribuire all'innovazione amministrativa? E' fondamentale chiarire a che cosa facciamo riferimento e che cosa si può fare.
Gli interventi precedenti, tutti di grande spessore, hanno messo in luce molti aspetti significativi. Voglio solo tornare sul cuore di questo concetto, anche perché i nostri Padri costituenti espressamente non ne parlarono. Ma non perché non sapessero che cos'è la sussidiarietà. Ma perché altre fondamentali priorità si ponevano alla base del nostro Patto di convivenza comune, dopo oltre vent'anni di regime fascista e di dittatura. Però già nei principi fondamentali della Costituzione repubblicana troviamo la trama dei contenuti essenziali del principio di sussidiarietà orizzontale. Espressione di un rinnovato modo di concepire il ruolo delle persone e delle formazioni sociali intermedie dopo gli anni bui della cancellazione della democrazia e della guerra.
Nell'articolo 2 della Costituzione sono previsti il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo «sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità» e l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale. Nel comma 2 dell'articolo 3 è poi chiaramente enunciato il compito della Repubblica di creare le condizioni attraverso cui garantire il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, sociale ed economica del Paese. E ancora, il comma 2 dell'articolo 4 prevede il dovere di ogni cittadino di svolgere un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Da questi principi emergono i capisaldi peculiari del nostro Patto di cittadinanza democratica:
- la centralità della persona e degli ambiti sociali nei quali si svolge la sua libera espressione;
- l'impegno forte della Repubblica nel rimuovere gli ostacoli a questa libera espressione di ogni persona;
- il dovere e la responsabilità di ciascuno di contribuire al progresso della società.
Dunque una chiara scelta verso la libertà e la responsabilità di ogni cittadino, di ogni sua forma sociale organizzata. Questi sono tutti principi che, insieme al riconoscimento della sovranità popolare, esaltano la funzione fondamentale che ogni individuo, singolo o associato, deve svolgere per concorrere al bene collettivo, alla promozione dei valori fondamentali della democrazia e alla crescita della società.
In questi sessant'anni che ci separano dalla nascita della Repubblica, molto è stato fatto. Le parti più vive della società - i movimenti, le associazioni, i partiti politici, i sindacati solo per citarne alcuni - hanno avuto, e hanno, sia pure faticosamente a volte, un ruolo fondamentale nello sviluppo civile e politico del nostro Paese.
Ma tutto questo non è ancora attuazione piena del principio di sussidiarietà, della cosiddetta sussidiarietà orizzontale. La presenza e la disponibilità di cittadini consapevoli e di organizzazioni sociali responsabili è solo una delle condizioni basilari per dare vita a moderne esperienze di sussidiarietà. Troppe cose, infatti, sono state e sono attribuite all'esclusiva responsabilità dello Stato e degli Enti pubblici, siano essi territoriali o di altra natura. E questo, se vogliamo, è uno dei punti culturali e politici da riequilibrare nell'attuazione che è stata data ai principi fondamentali che i Costituenti ci hanno affidato.
I principi fondamentali, e tutta la Carta costituzionale, sono «un'autentica tavola dei valori e dei principi» nei quali dobbiamo riconoscerci. Lo voglio ricordare ancora una volta usando un'espressione cara al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ci sono segnali di forte disagio e di difficoltà, soprattutto verso la politica, da parte delle molte persone che oggi vogliono trovare nuovi canali per partecipare alla vita democratica. Molti cittadini che chiedono di impegnarsi ma non sanno in che modo, con quali strumenti. Occorre dunque ripensare a rinnovate forme di coinvolgimento dei cittadini alla vita del Paese che facciano leva sull'assunzione di precise responsabilità, diverse da quelle dello Stato e delle amministrazioni, ma che, in modo complementare a queste ultime, concorrano al progresso civile, politico ed economico della società.
Attraverso procedure moderne e trasparenti dobbiamo trasferire quote di attività, di responsabilità dal sistema pubblico alle organizzazioni dei cittadini, alle associazioni dei diversi settori. Solo in questo modo, tra l'altro, raggiungeremo anche possibilità di diminuire gli apparati pubblici e amministrativi che abbiamo costruito e potremo anche ristrutturare la spesa pubblica. Non si tratta di un processo di breve momento, ma di una impostazione riformatrice profonda, capace di andare nelle direzioni attese dai cittadini.
Il principio di sussidiarietà orizzontale, così inteso, è penetrato nel nostro Ordinamento attraverso la cultura e l'esperienza dell'Europa, attraverso i Trattati europei che lo hanno riconosciuto nella sua complessità. Ovvero non solamente nella sua dimensione orizzontale, di cui abbiamo parlato fino ad ora, che riguarda i rapporti fra le Istituzioni e la società civile. Ma anche nella sua dimensione verticale, che attiene alle relazioni fra i diversi livelli di governo, centrale e territoriali.
Una nuova cittadinanza responsabile è quella che dovrà nascere dalla piena attuazione del principio di sussidiarietà. I passi da fare sono ancora molti, sia da parte delle Istituzioni sia da parte dei cittadini. Ben vengano, quindi, iniziative come questa. Il Protocollo che oggi avete presentato è un giusto avvio, e sono contento che sia stato siglato in Abruzzo.
Il Protocollo è un'occasione importante per promuovere azioni di conoscenza e di sensibilizzazione sui contenuti straordinariamente moderni della sussidiarietà orizzontale. Bisogna ora iniziare a pensare anche a dargli corpo, attraverso azioni e fatti concreti. Senza dubbio, una riflessione su questi temi comporta anche una migliore comprensione dei passi fin qui compiuti.
Occorre superare una disaffezione, spesso profonda, della società civile verso lo Stato e verso la politica. L'ho detto più volte nei mesi recenti e voglio ripeterlo anche qui con voi. Un errore grave è stato fatto con la legge elettorale che ha tradito le istanze di partecipazione effettiva dei cittadini alla vita politica del Paese. Una legge che ha distaccato il Parlamento dal corpo elettorale, che ha concentrato il potere su poche persone, cha ha fortemente limitato la partecipazione democratica dei cittadini alla vita delle Istituzioni, che ha tolto agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.
E noi, tutti noi, a cominciare da chi lavora nelle Istituzioni, siamo chiamati a saper ascoltare meglio, a dare migliori risposte, ad impegnarci a gettare le basi per un cambiamento che sfugga da logiche di breve periodo. Ma dobbiamo anche saper coinvolgere i cittadini facendo leva su nuove responsabilità da affidare loro, rendendoli protagonisti di una stagione di cambiamenti e di riforme necessarie per il Paese.
Voglio solamente ricordare quelle che considero principali. Una nuova legge elettorale. Il federalismo fiscale, ovvero un sistema equilibrato tra le risorse che ciascun territorio produce, il carico fiscale di ogni territorio e la necessità di una giusta perequazione per assicurare a tutti i cittadini italiani un pari livello di diritti e di servizi.
Alcuni interventi di aggiustamento della seconda parte della Costituzione sono poi urgenti. Bisogna superare il bicameralismo perfetto: il Senato può divenire la Camera di rappresentanza e di responsabilità delle Regioni e delle Autonomie. Bisogna mettere a punto il sistema di riparto delle competenze fra lo Stato e le Regioni, in alcuni settori strategici, come ad esempio, quello delle infrastrutture. E insisto, in questo momento, sull'attuazione e sulla valorizzazione, appunto, del principio di sussidiarietà orizzontale che può favorire la creazione di un nuovo rapporto tra il sistema pubblico, la società e i cittadini.
Vi ringrazio per questa importante occasione. Vi ringrazio davvero per il vostro lavoro e vi incoraggio a proseguirlo.