Celebrazione della Giornata dell'Africa
Signor Presidente dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente,
Signori Ambasciatori,
Autorità,
Signore e Signori,
Sono molto onorato di essere stato invitato a questa importante celebrazione della Giornata dell'Africa, e di essere stato chiamato a rappresentare il Capo dello Stato.
Trasmetto volentieri il Suo vivo saluto, che mi ha comunicato in occasione di un recente incontro, e il Suo rincrescimento di non essere qui con Voi a causa di improrogabili impegni assunti.
Un anno fa proprio il Presidente Napolitano, citando Leopold Senghor - grande statista e poeta - evocò il concetto di EurAfrica per significare la vicinanza tra i due Continenti.
Certamente una vicinanza geo-politica e strategica, ma anche una forte relazione tra i destini dei nostri rispettivi popoli.
L'Europa e l'Africa sono unite da un destino comune per ragioni storiche, economiche e culturali.
L'Europa ha avviato dal 2005 una Joint Strategy, una strategia comune, con il Continente africano, basata sui principi di un autentico partenariato e di una effettiva autonomia, e mirante al conseguimento degli Obiettivi del Millennio nei settori della pace e della sicurezza, del buon governo e della lotta alla corruzione nella vita pubblica, dello sviluppo economico e dell'integrazione regionale, della lotta alle pandemie e per la diffusione più larga possibile dell'istruzione, in particolare di quella primaria.
Compito di noi Europei, e dell'Italia in particolare, in questo contesto, è quello di aiutare l'Africa a riappropriarsi del proprio destino.
E, in tale prospettiva, ci congratuliamo per il prossimo svolgimento del secondo Vertice tra l'Unione Europea e l'Africa, in programma a Lisbona prima della fine del corrente anno.
Tale vertice dovrà suggellare un progetto complessivo, giustamente ambizioso nelle sue finalità, attraverso una formale approvazione da parte africana, e dovrà porre le basi per una più intensa, efficace e costante collaborazione futura.
L'Africa ha compiuto molti significativi progressi in questi ultimi tempi, in particolare dalla fondazione dell'Unione Africana (2002), di cui quest'anno ricorre il quinto anniversario.
Pace e sicurezza, buon governo e rispetto dei diritti umani, sviluppo economico: questi sono i tre assi intorno ai quali si è concentrata l'azione europea per migliorare le condizioni di vita nel Continente e per rendere possibile il raggiungimento, entro il 2015, almeno di alcuni dei più qualificanti Obiettivi, in particolare quello del dimezzamento del livello di povertà assoluta delle popolazioni africane.
In quest'ultimo anno, l'Africa e in particolare le sue istituzioni più rappresentative, quali l'Unione Africana e le singole Organizzazioni sub- regionali, hanno compiuto ulteriori progressi per assicurare stabilità e promuovere lo sviluppo del Continente.
Sono sotto gli occhi di tutti alcuni positivi risultati quali il pacifico svolgimento delle elezioni parlamentari e presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo, l'avvio di una soluzione politica condivisa nella crisi della Costa d'Avorio, il ritorno alla democrazia in Mauritania e il consolidamento dei processi democratici in tanti altri Paesi del Continente.
Naturalmente permangono situazioni di crisi e di tensione, come in Darfur o in Somalia, dove però si sono anche aperte talune opportunità.
Tensioni vive si manifestano più in generale nella zona del Corno d'Africa, ma il forte impegno della Comunità internazionale - attraverso la sua triplice componente: le Nazioni Unite, l'Unione Europea e l'Unione Africana - lascia sperare in un sia pur lento processo di raggiungimento degli obiettivi di pacificazione, attraverso un dialogo che deve essere aperto a tutte le componenti e animato da un sincero proposito di superare gli ostacoli.
In questo quadro l'Italia non ha mancato di fornire il proprio appoggio e continuerà a sostenere, anche in futuro, con rinnovato slancio e concreto impegno, ogni iniziativa ispirata ai principi enunciati.
Come ha ricordato il Presidente del Consiglio Prodi, durante la sua partecipazione al Vertice dell'Unione Africana dello scorso gennaio, l'Italia è pronta a fornire il massimo aiuto - in un quadro africano, europeo e mondiale - perché alla forza delle armi si sostituisca la ragione del negoziato, perché alla contrapposizione si sostituisca la collaborazione.
L'Italia intende lanciare altri segnali di attenzione verso il Continente.
Tra questi segni concreti di maggiore attenzione vorrei evidenziare la prossima visita del nostro Ministro degli Esteri in Africa Australe e nella Repubblica Democratica del Congo a luglio, ma anche l'esito del recente Foro Mondiale G 8 Unesco - tenutosi a Trieste, con la partecipazione di insigni personalità del Continente - dove e' stato definito uno specifico "spazio africano", dedicato a "Scienza, Tecnologia e Innovazione" e alle prospettive su questi temi per l'Africa.
Al riguardo, la proclamazione del 2007 quale "Anno della Scienza e della Tecnologia in Africa" vede l'Italia pronta ad avviare forme più approfondite ed articolate di collaborazione con le principali Istituzioni scientifiche africane, nel quadro di quella risposta globale alle sfide che, per avere successo, devono giovarsi delle metodologie e degli strumenti scientifici più aggiornati e moderni.
Proprio la formazione umana e professionale costituisce, infatti, una delle grandi scommesse per l'Africa.
Riuscire a preparare personale in grado di utilizzare le risorse della conoscenza, dal settore del peacekeeping a quello della genetica, dalle biotecnologie alla ricerca applicata, dalla tutela dell'ambiente alla sicurezza alimentare e alla conservazione delle risorse idriche e' un modo per qualificare adeguatamente il capitale di ingegno di cui dispone il Continente, e, al tempo stesso, di evitare quella fuga dei cervelli che ne impoverisce certamente le potenzialità.
In proposito, va ricordata la Conferenza Euro-Africana di Tripoli dello scorso autunno, preceduta da quella di Rabat, che sta ora avviando dei piani di azione per la ricerca comune di risposte concrete alle cause dell'immigrazione illegale e per lo sviluppo di iniziative in grado di evitare, a tanti giovani africani, i traumi dello sradicamento forzato dalle loro terre di origine e i rischi concreti di contatto con il mondo della clandestinità e dello sfruttamento.
Il fenomeno migratorio è una fonte benefica di sviluppo se gestito con spirito collaborativo, seguendo un approccio integrato che sappia coniugare la sicurezza con l'accoglienza, l'integrazione con la circolarità della mobilità, la preparazione umana e professionale con le opportunità concrete di lavoro e di inserimento che i Paesi più avanzati possono offrire.
Prima di concludere, consentitemi di parlare brevemente del ruolo dei Parlamenti democratici nei processi di crescita democratica e civile.
Come sapete, da un anno sono stato eletto Presidente del Senato italiano, e vorrei quindi riferirmi a questo importante tema anche sulla base delle riflessioni che mi vengono dal mio attuale impegno.
Vorrei ricordare il sostegno che il Parlamento italiano dà ai Parlamenti africani, non solo attraverso i contatti istituzionali frequenti, ma anche con alcune specifiche iniziative, come quelle promosse con il Parlamento del Mozambico, o quelle che - a seguito di una mia recente visita in Algeria - ho voluto avviare tra il Senato italiano e il Consiglio della Nazione Algerina.
Pochi mesi fa abbiamo inaugurato a Roma il Centro Globale per la Informatizzazione e la Comunicazione Tecnologica, un Istituto che, sotto l'egida delle Nazioni Unite, mira a rafforzare il ruolo dei Parlamenti nelle rispettive opinioni pubbliche - in particolare nei Paesi di più giovane democrazia - e pone a disposizione dei cittadini un insieme di dati fondamentali per la loro crescita civile.
Noi crediamo fermamente in questo ruolo di contatto tra queste Istituzioni rappresentative, e in Africa mi riferisco anche al Parlamento "pan- africano" e alla sua peculiare funzione.
Se è vero, infatti, che "non esiste vero sviluppo senza pace e senza il superamento dei bisogni primari", e' altrettanto vero che non può esistere vero sviluppo senza un vivo processo di democrazia - che impegni ogni popolo, con la sua storia e la sua originale cultura - e senza una forte partecipazione popolare che si riconosca nella propria rappresentanza democratica.
" Un vecchio che muore, è come una biblioteca che brucia " ha scritto un poeta del Mali.
La continuità e la memoria dello straordinario patrimonio di cultura e di tradizioni dell'Africa, in gran parte basate sulla tradizione orale, devono costituire un impegno di attenzione per tutti, oltrechè per la stessa ricchezza della crescita democratica dei popoli africani.
Autorità, Signori e Signore, Vi ringrazio per la Vostra cortese attenzione e mi auguro che i rapporti tra l'Italia e il Continente Africano - con tutti i diversi Paesi che qui sono rappresentati - possano prosperare su una strada di pace e di mutua cooperazione.