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Il Presidente: Intervento in Assemblea

Sull'omicidio dell'agente di polizia ferroviaria Emanuele Petri

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea.) Colleghi, prima di dare inizio ai nostri lavori, permettetemi di ricordare i tragici fatti avvenuti domenica scorsa sul treno Roma-Firenze. L'agente di polizia ferroviaria Emanuele Petri, che svolgeva servizio assieme a due colleghi, è stato ucciso da un terrorista assassino, a sua volta morto qualche ora dopo, e un'altra terrorista latitante è stata catturata.

Questo episodio, e quelli cui esso è presumibilmente connesso - l'omicidio del professor D'Antona e l'omicidio del professor Biagi -, dimostra che le radici del terrorismo in Italia, purtroppo, non sono ancora del tutto divelte. Ci sono ancora in giro gruppi i quali credono che la violenza omicida sia un mezzo per scardinare la democrazia; c'è ancora gente disposta ad uccidere, pur di arrestare, di interrompere la nostra vita democratica, e ci sono ancora criminali che sognano un passato che non può più tornare.

Oltre a questo c'è dell'altro: c'è una criminalità politica, minore quanto agli effetti ma egualmente pericolosa se prolungata, sottovalutata o addirittura tollerata, che assalta sedi sindacali, sedi di partito, sedi di associazioni o comunque luoghi operativi e simbolici della nostra vita democratica, con l'intenzione di indurre le istituzioni alla repressione e alla riduzione degli spazi di libertà.

Di questi disegni dobbiamo essere consapevoli in primo luogo noi, che operiamo dentro le istituzioni; dobbiamo dire ai criminali che sono semplicemente dei criminali; dobbiamo denunciarne l'estraneità totale rispetto alla vita democratica e dobbiamo isolarli senza mai, neppure lontanamente, pensare che fanno il gioco ora degli uni e ora degli altri o che convengono ora agli uni ora agli altri perché gli uni e gli altri, colleghi, siamo noi; noi che siamo divisi su questo o quel provvedimento, che siamo separati da questa o da quella concezione politica, che siamo avversari anche rispetto a questa o quella misura da prendere, ma che siamo però uniti alle nostre istituzioni democratiche.

Uniti lo siamo sempre, sia quando preferiamo il programma degli uni, sia quando approviamo il programma degli altri, sia quando non ci soddisfi il programma né dell'uno né dell'altro e s'intenda contestarli tutti. Non è la contestazione il nemico della democrazia; nemici sono la sopraffazione, la delegittimazione, la violenza, l'omicidio.

In Italia, come altrove, la società è scossa da fermenti politici e sociali, in una fase molto delicata del mondo. Vi sono venti di guerra e rischi di crisi in quelle poche istituzioni su cui fragilmente si regge il mondo. Vi sono anche cambiamenti economici e sociali che hanno una dimensione epocale. Quei fermenti nella nostra società sono perciò comprensibili e fanno parte della democrazia, ma tutti dovremo vigilare affinché, dentro quei fermenti, siano identificati, isolati e condannati coloro che vi si nascondono, cercando nobili coperture e dicendo di volere un mondo più libero mentre in realtà inviano messaggi e azione di morte.

Prima che fenomeni come questi dilaghino, dobbiamo stringerci fin da subito, al di là delle normali divisioni politiche, attorno alle forze dell'ordine e alle istituzioni democratiche; e non soltanto a parole, perché le parole raramente salvano l'anima ad alcuno, ma con i fatti.

Noi facciamo il nostro dovere di democratici così come il suo dovere, purtroppo al prezzo della vita, ha fatto Emanuele Petri, alla cui memoria va il nostro riconoscimento commosso, così come le nostre angosciate condoglianze vanno alla sua famiglia e la nostra solidarietà ai suoi colleghi.

Vi prego, perciò, colleghi, di osservare un minuto di silenzio in memoria di Emanuele Petri. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

Vi ringrazio.

Anticipo che domani pomeriggio alle ore 15 il ministro dell'interno onorevole Pisanu sarà in Senato per rendere una prima comunicazione sull'evento che abbiamo appena ricordato e anche sui primi eventuali risultati delle indagini.

A quella comunicazione, seguirà un dibattito. Perciò, anche allo scopo di definire i termini e le modalità di quel dibattito, sospendo brevemente la seduta per consentire ai colleghi Presidenti di Gruppo di partecipare alla Conferenza dei Capigruppo già convocata.



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