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Il Presidente

Iniziative culturali

Conferenza del Ministro degli Esteri della Turchia

Resoconto stenografico
25 novembre 2004

Sala Zuccari, 25 novembre 2004

PRESIDENTE. Signore e signori, do in primo luogo il benvenuto al ministro degli esteri turco, Abdullah Gul, che colgo l'occasione per ringraziare di avere accettato il nostro invito a intervenire nell'ambito del ciclo di conferenze della Sala Zuccari. Ringrazio anche tutti voi, che siete presenti e che partecipate alle attività che si svolgono di questa sala. Come ben sapete, l'incontro ha un intento di cultura politica, per cercare di comprendere e approfondire i problemi esistenti e per mettere in grado coloro che decidono di farlo di lavorare nel modo migliore.

Il tema trattato questa sera dal ministro Gul è la cooperazione fra Italia e Turchia sulla via dell'Unione Europea: si tratta di un tema di grande attualità, considerando che tra circa venti giorni il Consiglio europeo dovrà assumere una decisione circa l'inizio dei negoziati di adesione della Turchia. È un tema che può essere trattato da varie prospettive: storiche, culturali, geopolitiche, geostrategiche. La posizione dell'Italia in merito è nota: il nostro Paese è favorevole all'inizio dei negoziati e quindi al processo di avvicinamento, e poi di integrazione, della Turchia all'Unione Europea.

In tutta l'Europa e anche in Italia si confrontano due posizioni, due tipi di argomentazioni che meritano di essere discusse e sulle quali è importante conoscere l'opinione del ministro Gul. Chi dice di sì con apertura e con ottimismo al processo di avvicinamento insiste prevalentemente sulla considerazione della Turchia come Paese mediterraneo, membro della NATO e di frontiera, in particolare in un momento come l'attuale, in cui si assiste alla nascita, o alla rinascita, del fondamentalismo islamico e purtroppo anche del terrorismo; questa posizione sottolinea il ruolo e la vocazione mediterranea della Turchia, dunque anche l'utilità per l'Unione Europea di rafforzare il lato sud. Chi, invece, ha posizioni critiche insiste quasi su ragioni simmetriche, vale a dire sulle differenze storiche, di carattere culturale e in particolare religiose, oppure su argomenti di tipo più pratico, come per esempio la consistenza numerica della popolazione turca.

Noi vogliamo essere molto aperti, laici in questo senso, per apprezzare e capire le varie ragioni e desidereremmo che il ministro Gul esprimesse le proprie in questa sede.

Ho già ricordato la posizione del Governo italiano. Il ministro Gul oggi ha incontrato anche il ministro degli affari esteri Fini, oltre che il presidente della Repubblica dello Yemen Saleh. Su alcuni punti credo che dovremmo insistere e trovarci d'accordo. Il primo di essi è ancorare la Turchia al Mediterraneo, rafforzando i rapporti tra l'Unione Europea e la Turchia nel lato sud. Un altro punto importante riguarda la frontiera del fondamentalismo islamico: dobbiamo impegnarci contro tale fenomeno che, comunque lo si voglia definire nella pubblicistica e anche nella polemica politica (guerra di civiltà, guerra di religione o conflitto), rappresenta un serio rischio e un pericolo. Un ulteriore aspetto è che, tramite e assieme alla Turchia, dobbiamo proteggere e rafforzare il lato sud, mediterraneo dell'Unione Europea.

Questi a me sembrano i temi. Si tratta di sfide che abbiamo di fronte e credo che l'errore maggiore sarebbe esprimere un sì o un no soltanto sulla base di pregiudizi di carattere ideologico o, peggio ancora, religioso. Si tratta di problemi politici, geopolitici e anche geostrategici importanti, su cui è opportuno che l'opinione pubblica arrivi a convinzioni meditate e non alimentate da alcun pregiudizio.

Questo è lo scopo per il quale ho invitato il ministro Gul ed è anche la ragione per cui lo ringrazio calorosamente per aver accettato tale invito. Cedo a lui la parola, ribadendo il nostro spirito di amicizia. (Applausi.)

GUL. Signori membri del Senato italiano, cari ospiti, per prima cosa vorrei ringraziare il signor Presidente per il modo in cui mi ha presentato, ma lo ringrazio infinitamente anche per l'opportunità che mi ha concesso. Sicuramente vi sono molte opinioni diverse nell'opinione pubblica e anche noi dobbiamo intervenire per cercare di chiarire la situazione, per quanto possibile. Dunque lo ringrazio nuovamente per questa opportunità.

Signor Presidente, le porto i saluti della Turchia e dei nostri concittadini. L'Italia, che fa parte degli eredi più importanti della cultura politica universale, ci sta accogliendo in questo Senato e io sono molto felice di rivolgermi a voi qui, sono particolarmente onorato di potervi parlare qui, in qualità di primo Ministro turco che si rivolge a voi in questa sede.

Ci sono voci e pareri diversi, che credo vadano tutti ascoltati. Mi riempie sicuramente di gioia il fatto che tra i nostri Governi vi sono ottimi rapporti e tra i nostri Parlamenti si stiano sviluppando relazioni importanti. Il Presidente della Commissione affari esteri della Camera è venuto nel nostro Paese nel mese di dicembre 2003; è venuto anche il Presidente della Camera dei deputati, onorevole Casini, e sicuramente saremo molto felici di accogliere anche il presidente Pera.

L'Italia e la Turchia si conoscono e si apprezzano. L'Italia è molto apprezzata dal nostro Paese. Grazie alla cultura e ai vari contributi che sa dare, l'Italia ha lasciato la sua impronta in molti ambiti; le sue personalità dell'arte, della letteratura, delle scienze e della politica sono da noi molto apprezzate. In particolare, i vari protagonisti dell'arte, dello sport e del mondo del lavoro hanno portato il loro contributo e noi siamo molto felici di verificare che i rapporti si stanno sviluppando.

Signor Presidente, cari ospiti, l'Italia e la Turchia condividono cultura ed identità mediterranee; possono comprendersi a vicenda e agire insieme per la pace e la stabilità. Nei vari momenti critici della storia europea i nostri Paesi hanno sempre svolto un ruolo importante e allo stato attuale sono presenti profondendo un grande impegno in favore della pace. La Turchia e l'Italia, infatti, possono sicuramente fornire un grande contributo con la loro storia, le loro tradizioni, le loro risorse umane e il loro grande potenziale.

I nostri Paesi rappresentano i due lati del Mediterraneo: la parte orientale e quella occidentale. Rappresentano, quindi, lo spirito del Mediterraneo e il pluralismo culturale che lì esiste. All'interno di questo bacino sono sicuramente il simbolo di un'armonia. Pertanto, possono fornire il loro contributo in questo senso e continuare ad impegnarsi in tale direzione. La stabilità del Mediterraneo è senz'altro una condicio sine qua non per la stabilità del continente europeo. La cooperazione tra l'Italia e la Turchia può avere luogo all'interno di una geografia all'insegna della pace e della stabilità.

Il G8, il piano per un "Grande Medio Oriente" e il Nord Africa e tutti gli sforzi compiuti per la riforma vedono come attori sia l'Italia che la Turchia, così come lo Yemen. Abbiamo assunto, quindi, questo compito e la copresidenza dell'iniziativa "Dialogo per l'assistenza alla democrazia"; l'incontro di oggi ha preceduto la prima sessione di tale iniziativa e in questa direzione abbiamo potuto fare i primi passi concreti. I tre Paesi in questo campo potranno lavorare insieme con molto profitto.

Le relazioni italo-turche attingono la loro forza dalla loro storia e dalla cultura condivisa da centinaia di anni. L'amicizia e l'intesa, che sono esistite in tutto l'ultimo secolo, trovano le loro basi nella cooperazione nei campi della difesa militare, dell'energia, del turismo, dell'archeologia, del terrorismo internazionale e della lotta contro il crimine organizzato. Si tratta di agire in tutti questi ambiti e, quindi, vi è un ampio ventaglio di attività.

Voglio attirare la vostra attenzione anche sulla dimensione economica. L'Italia è tra i Paesi con cui la Turchia ha il maggior numero di relazioni: per quanto riguarda il commercio estero è al quarto posto, mentre per le importazioni è al secondo posto. In Turchia vi sono ben 251 società a capitale italiano: banking, automotive, energia e altri importanti settori sono presenti. Le società italiane fanno ormai parte della vita dei cittadini turchi, che da molti anni utilizzano con fiducia e con apprezzamento le marche italiane.

Credo che la Turchia, grazie ai negoziati con l'Unione Europea, possa diventare un mercato molto attraente per gli investitori e per le altre relazioni economiche.

La Turchia si è sempre occupata di pace, di tolleranza e di riconciliazione e ha sempre agito in questo senso, ma ha come obiettivo anche quello di utilizzare le sue ricchezze storiche e culturali e la sua strategica posizione geografica.

La Turchia agisce in un ampio ventaglio di ambiti; quindi persegue i suoi obiettivi in questo ampio ventaglio con una diplomazia attiva.

La politica estera turca può essere riassunta in alcuni elementi: l'adesione alla NATO e l'integrazione con l'Unione Europea; la cooperazione regionale, il buon vicinato con gli altri Paesi, gli incentivi per la cooperazione economica; la risoluzione pacifica dei conflitti che si registrano intorno al nostro Paese, l'aiuto umanitario, le operazioni per tutelare la pace, una lotta attiva contro il terrorismo, la riconciliazione e la ricostruzione dei Paesi che hanno vissuto i conflitti. Il nostro Paese sicuramente per tutte le situazioni attuali e per tutte le varie problematiche che ci occupano da vicino cerca di dare il proprio contributo.

Con questo approccio, per quanto riguarda la questione cipriota, sotto l'osservazione delle Nazioni Unite, la Turchia ha agito per arrivare a una soluzione equa e duratura con una posizione coraggiosa e costruttiva, che è stata riconosciuta dal Segretario generale delle Nazioni Unite e che ha riscosso l'approvazione della società internazionale.

Arrivare alla stabilità in Iraq avendo a cuore la salute della popolazione, la pace nella regione, la stabilità fa parte delle nostre politiche; anche il contributo alla ricostruzione del Paese fa parte dei nostri obiettivi.

Per quanto riguarda i palestinesi e gli israeliani, sicuramente siamo uno dei pochi Paesi al mondo che sta dando un contributo attivo alla pace in Medio Oriente.

La Turchia, come amico dell'Afghanistan, cerca di adoperarsi anche in quel contesto per implementare la pace e la stabilità. Sin della sua costituzione, infatti, l'ISAF (International Security Assistance Force) ha visto la partecipazione della Turchia e nel periodo febbraio-agosto 2005 la Turchia ne assumerà ancora una volta - la seconda - il comando.

Per quanto riguarda gli azeri e gli armeni, abbiamo creato una piattaforma di dialogo a tre per cercare di arrivare alla stabilità anche nella regione del Caucaso.

Nel 2004 abbiamo accolto il Vertice della NATO, così come il Vertice dell'organizzazione delle conferenze islamiche: questo vi fa capire quanto sia un simbolo la posizione strategica della Turchia.

Signor Presidente, cari ospiti, all'indomani della seconda guerra mondiale la storia politica italiana ha conosciuto un grande personaggio politico, che è stato anche uno dei padri dell'Europa; mi riferisco ad Alcide de Gasperi, di cui nel mese di agosto si è commemorato il cinquantesimo anniversario del decesso. Ebbene, è abbastanza sorprendente che proprio in occasione di tale ricorrenza si sia arrivati a un'evoluzione dell'Unione Europea: c'è stata infatti una cerimonia per la firma del Trattato costituzionale europeo. De Gasperi e tutti coloro che avevano care le idee dell'Europa, che avevano una visione politica dell'Europa, hanno potuto vedere i loro sogni realizzati.

Durante tutta la sua storia la Turchia è sempre stata una parte dell'Europa, una parte da cui non ci si può separare, un attore che teneva agli ideali dell'Europa e quindi dell'Unione Europea, che si basa su questi valori e quindi li condivide anche con la Turchia; si tratta di un risultato naturale. Da quarant'anni la Turchia sta percorrendo la strada per raggiungere l'Unione Europea e adesso credo che siamo in dirittura di arrivo. La Commissione europea, in data 6 ottobre 2004, ha reso nota la propria posizione, riguardante soprattutto i criteri di Copenaghen, affermando che la Turchia ha soddisfatto sufficientemente tali criteri e raccomandando l'inizio dei negoziati, dando così il via libera. Quindi, tutte le varie e ampie riforme che sono state realizzate in quest'ultimo periodo hanno riscosso successo e la Commissione europea le ha riconosciute e registrate.

Il Vertice dei Capi di Stato e di Governo che avrà luogo il prossimo 17 dicembre dovrà dare prova di buon senso e di lungimiranza e siamo ottimisti sulla decisione che verrà presa. Durante tutti i negoziati, per quanto riguarda il fondo e le basi, credo che si debbano mantenere i criteri obiettivi che si sono sempre rispettati; in seguito alla raccomandazione della Commissione, ai sensi anche del Vertice di Copenaghen, noi ci aspettiamo l'inizio dei negoziati senza indugi. Per quanto riguarda il processo di adesione, la Turchia ha sicuramente soddisfatto tutto quello che veniva richiesto, ha mostrato la propria volontà, politica e non, e in occasione della valutazione della Commissione nel mese di dicembre l'Italia, che è un Paese amico e sostiene la Turchia, assisterà al momento in cui la Turchia potrà essere accettata.

La popolazione italiana ha sempre sostenuto la Turchia e quindi desidero ringraziarvi per il vostro sostegno. Ci sono stati dei dibattiti e delle discussioni ultimamente; le strategie e il contributo economico che la Turchia potrebbe dare sicuramente può soddisfare. La Turchia ha un potenziale economico e in risorse umane importante e questo non sarà un valore negativo, bensì un plusvalore, di cui gli uomini e le donne europee, così come gli imprenditori, sapranno misurare l'importanza.

L'ingresso della Turchia nell'Unione Europea potrebbe evitare anche la minaccia dello scontro tra civiltà con un contributo che sicuramente potrete immaginare. La Turchia ha una posizione particolare, ha delle relazioni già esistenti nella regione e sicuramente potrà aiutare l'approfondimento dei rapporti tra l'Unione Europea e i Paesi limitrofi. Per tutti questi motivi, quindi, per l'Unione Europea non si tratterà più di altre regioni, ma di regioni vicine. Così ci sarà non solo la competenza necessaria, ma una forza in grado di portare stabilità anche in altri Paesi.

La Turchia si trova fra le economie più potenti del mondo, è al ventunesimo posto, e sicuramente questo è un potenziale supplementare che presenta all'Unione Europea, una dimensione che non deve essere trascurata. Nel periodo che ci attende, il PIL della Turchia sarà superiore a quello medio dell'Unione Europea e la sua adesione potrà sicuramente dare un contributo al mercato interno della stessa.

Per quanto riguarda la regione Eurasia, il petrolio, il gas naturale, insomma l'energia, credo che la Turchia stia diventando un punto focale e che la sua adesione sia assai importante per il trasporto e la sicurezza in materia energetica. Il nostro Paese diverrà una sorta di terminale, aspetto desiderabile da parte dell'Unione.

Circa la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea, credo che la Turchia, che possiede il secondo esercito più importante della NATO, con la sua partecipazione possa dare il proprio contributo. L'adesione della Turchia ha anche un'altra valenza. Basti pensare al terrorismo, alla diffusione delle armi di distruzione di massa, al crimine organizzato, al traffico della droga, alla xenofobia, alle minacce presenti nel mondo attuale, comprese quelle ecologiche. In tutti questi campi la Turchia potrà dare il proprio contributo per una lotta più attiva.

La nostra adesione è un'opportunità importante, sia per il mio Paese sia per l'Unione, come credo nella relazione sia stato ampiamente sottolineato.

Signor Presidente, signori senatori, gentili ospiti, vogliamo che il mondo sia vivibile, vogliamo quindi assicurare la sicurezza e la tranquillità e contrastare la violenza e l'instabilità. Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo darci da fare e l'unica strada possibile è quella della cooperazione. Tutte le minacce ai nostri valori devono essere combattute con le idee e con le azioni.

La Turchia ha chiesto di divenire membro dell'Unione Europea. Può dare il suo contributo reale e rilevante per la pace, la prosperità e la stabilità nella regione e nel nostro pianeta. Quindi sarà una forza importante all'interno dell'Unione.

Vi ringrazio ancora una volta per avermi permesso di rivolgermi a voi in questa sede. Sono a disposizione per eventuali domande. (Applausi).

DE ZULUETA. Signor Presidente, ringrazio il ministro Gul per l'interessante discorso.

Sono reduce da una incontro presso il CNEL dal titolo: "Islam, Islam europeo, Islam italiano". Uno dei relatori, Khaled Fouad Allam, professore dell'università di Trieste, ha parlato della necessità che l'Europa e il mondo musulmano recuperino il senso della propria storia e della memoria (sul punto alludeva a un contributo dell'Islam alla storia europea), nonché delle urgenze di un nuovo modo di organizzare la teologia e le leggi nel mondo musulmano. Egli ha altresì aggiunto che l'unico Paese musulmano che ha formalizzato la libertà di culto e di religione è la Turchia. Condivide l'opinione del professor Allam? Pensa che l'esperienza della Turchia nel campo della libertà di religione sia un potenziale contributo all'Europa e alla stabilizzazione dell'area mediterranea?

GUL. Senatrice de Zulueta, la ringrazio molto per questa domanda che probabilmente molti si pongono e che mi dà modo di spiegare come stanno le cose. Come ho già detto anche nel mio intervento, il conflitto tra civiltà è all'ordine del giorno. Purtroppo sono cose già accadute in passato e per le quali è stato pagato un tributo. Ci sono preoccupazioni, ma è importante che l'Unione Europea abbia una visione più ampia e strategica in merito. Da questo punto di vista, un Paese come la Turchia, a maggioranza islamica, che aderisce ai valori dell'Unione Europea, potrà dare un enorme contributo alla pace.

C'è una opinione diffusa: i Paesi musulmani non possono rispettare i diritti umani e le libertà religiose; alla loro guida ci possono essere solo dittatori, con violazioni e pressioni di vario genere; non c'è trasparenza e i dirigenti non sono responsabili. Ma se un Paese come la Turchia, ripeto, a maggioranza islamica, aderisce ai valori europei, alla democrazia, alla responsabilità, al multipartitismo, all'uguaglianza e parità tra uomini e donne; se un Paese come la Turchia assolverà questo compito e il tutto sarà certificato dalla relazione della Commissione europea, quell'opinione non avrà più senso, non sarà più valida e decadrà. La Turchia, non solo può dare il suo contributo, ma potrebbe servire da esempio per tantissimi altri Paesi, soprattutto del Medio Oriente. Non so se seguite il dibattito tra intellettuali in quell'area, in cui queste discussioni sono all'ordine del giorno. Stiamo diventando una sorta di case study. Non vogliamo essere per forza un esempio, ma nel mondo odierno quando qualcosa di positivo viene fatto in un Paese se ne discute, così come venivano dibattuti all'interno del nostro Paese gli standard dell'Unione Europea.

Abbiamo fatto una valutazione delle nostre manchevolezze, abbiamo emendato la nostra Costituzione, abbiamo fatto una riforma silenziosa, come la definisce la stampa; dunque, pensiamo che altri Paesi possano seguire tale esempio. In questo modo, forse, abbiamo offerto un contributo alla pace mondiale e alla scomparsa dei conflitti tra le civiltà. È stato dunque importante per la strategia dell'Unione Europea poiché essa, in questo modo, potrà svolgere un ruolo più importante sulla scena internazionale.

Tali riforme e tali cambiamenti non li facciamo in quanto concessioni nei confronti dell'Unione Europea, ma perché li vogliamo per il nostro popolo. In Turchia - anche se si tratta di una piccola percentuale - abbiamo cittadini turchi che non sono di religione musulmana, perché vi sono anche persone che provengono da Paesi non musulmani. Sulle rive del Mediterraneo ci sono 10.000 o 20.000 tedeschi che non sono musulmani e abbiamo anche cittadini cristiani o ebrei che vivono sul nostro territorio e che nutrono delle aspettative dal punto di vista religioso. In Turchia ci sono sinagoghe e chiese e quindi nel nostro Paese c'è una vera e propria tolleranza. Quando un cristiano, ad esempio, viene a stabilirsi in una regione in cui non vivono cristiani, vengono costruite delle chiese appunto per rispondere alle aspettative dei membri di queste nuove comunità e ci sono dei legami tra le varie religioni presenti nel nostro Paese. Sono aspetti che ovviamente derivano dalla storia della Turchia e siamo molto lieti di questa situazione. Vediamo che i turchi che vivono in Germania o in Francia possono andare nei loro luoghi di culto in modo totalmente libero, dunque facciamo sì che ciò possa avvenire anche in Turchia.

LOQUENZI. Signor Ministro, nelle lunghe procedure e discussioni che hanno portato all'approvazione del Trattato costituzionale europeo uno degli argomenti che più hanno suscitato dibattito e divisioni anche tra i Paesi dell'Unione è stato se inserire o no nel Trattato stesso il richiamo alle comuni radici cristiane degli europei. Questo poi non è avvenuto, essendo stata respinta tale proposta, come lei sa, con rammarico di molti Paesi, tra cui anche l'Italia. Le vorrei fare una domanda di tipo ipotetico: se la Turchia avesse fatto parte dell'Unione Europea in questa fase di avvicinamento al Trattato e di discussione del tema, come avreste vissuto tale dibattito e come vi avreste partecipato?

GUL. In realtà vorrei informarla che noi abbiamo partecipato a tali discussioni. Quando veniva preparata la Costituzione europea sotto la presidenza Valéry Giscard d'Estaing vi erano rappresentanti di tutti i Paesi dell'Unione Europea, ma anche dei Paesi candidati a farne parte; vi ho partecipato io stesso, come anche membri del nostro Parlamento e abbiamo anche contribuito attivamente. All'ultima riunione il presidente della Convenzione Valéry Giscard d'Estaing mi ha anche ringraziato personalmente per il contributo offerto.

In Europa vi sono varie civiltà presenti e radicate; in Europa vi sono varie razze e diverse religioni. Il cristianesimo è la religione più seguita, ma in Europa vi sono anche ebrei e musulmani che risalgono a realtà storiche. La Turchia è un Paese laico: anche nella Costituzione della Repubblica turca, in quanto repubblica laica, non vi è riferimento alla religione. La stragrande maggioranza della popolazione turca è di religione musulmana, ma nella Costituzione non vi è riferimento alla religione. Quindi abbiamo seguito lo stesso approccio, perché pensiamo che la religione sia un fatto personale e che le libertà religiose debbano essere tutelate, qualunque sia la fede: ogni rispetto è dovuto a qualunque fede religiosa. Devono essere rispettati anche coloro che dichiarano di non credere in nulla, di non avere fede.

Abbiamo quindi pensato che non fosse giusto fare riferimento a una religione, qualunque essa fosse, ed è stata trovata una buona formula: si è parlato del lascito culturale, dell'eredità culturale e spirituale dell'Europa e pensiamo che sia stata una buona formula all'interno dell'Unione Europea. Vi sono vari partiti che hanno opinioni diverse, socialisti, liberali, e ci sono stati vari punti di vista, ma al termine della discussione abbiamo pensato che la soluzione individuata fosse stata quella buona e tale era anche l'opinione del mio partito.

QUAGLIARIELLO. Signor Ministro, chi riconosce l'importanza e il valore dell'esperimento democratico che il suo Paese ha compiuto conosce anche il ruolo che ha avuto in passato l'esercito nel preservarlo, almeno in tre occasioni. Cosa pensa il suo Governo delle raccomandazioni dell'Unione Europea volte ad indebolire il ruolo dell'esercito nei processi di politica interna?

GUL. L'importanza dei militari e la diminuzione della presenza degli elementi militari non può essere vista in questo modo. Vale a dire che è importante trasferire il potere a coloro che sono eletti, quindi procedere a un consolidamento della società civile (questa è una tendenza naturale), ma è anche chiaro che ogni Paese può essere orgoglioso delle proprie Forze Armate. Noi siamo molto orgogliosi e fieri di avere delle Forze Armate solide e pensiamo che ciò possa anche contribuire alla pace nel mondo: per la sicurezza e la difesa dell'Unione Europea pensiamo che questo costituisca un fattore decisivo. Ma allo stesso tempo, nella gestione dei singoli Paesi (quando ci si riferisce a Paesi democratici), è importante che i militari non interferiscano con le decisioni politiche, in quanto devono essere i Governi e i Parlamenti ad assumerle. In passato, effettivamente, vi sono stati alcuni problemi in quest'area, ma sotto il profilo degli standard europei oggi le cose si muovono sulla base di una gestione civile. C'è, infatti, una ridefinizione del ruolo dell'esercito; i militari sono preposti alla difesa del Paese e la politica spetta, invece, ai politici. Sono stati introdotti numerosi emendamenti ed è stata realizzata una rivoluzione silenziosa. In passato il Segretario generale del Consiglio di sicurezza era un generale, ma grazie agli emendamenti approvati adesso è un ambasciatore; pertanto, tale incarico oggi è ricoperto da un civile. Come è stato evidenziato nella relazione della Commissione europea, ciò ha soddisfatto i criteri dell'Unione Europea.

PRESIDENTE. So che l'agenda del ministro Gul oggi è particolarmente densa di impegni (ne ha ancora uno subito dopo questa conferenza). Desidero pertanto ringraziare tutti i presenti e in modo particolare il ministro Gul per avere accettato di intervenire e di esporre le sue ragioni e soprattutto per avere confermato l'amicizia che lega i nostri Paesi.

Ringrazio gli amici, i colleghi parlamentari, gli ambasciatori e le autorità oggi presenti nella Sala Zuccari. Ci vedremo tutti al prossimo appuntamento, sempre nella Sala Zuccari, per dibattere temi altrettanto importanti.

I lavori terminano alle ore 19



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