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Il Presidente: Discorsi

Il dovere dell'identità

Roma

1. Il nostro scopo

A me spetta trarre le conclusioni di questo Convegno. Il compito non e difficile. Perche ciascuna delle relazioni che i miei amici e colleghi hanno svolto e gia conclusiva, nel senso che esaurisce il problema dell'identita dai vari punti di vista affrontati. E perche il tema dell'identita noi di "Magna Carta" lo abbiamo sollevato piu volte con tanti interventi, pubblicazioni e convegni, a Milano, a Roma, a Norcia, a Lecce, altrove. Non solo percio mi richiamero agli interventi che mi hanno preceduto, ma ne riprendero temi e proposte. In particolare, mi soffermero su tre questioni:

Quale e la nostra identita?
Perche
dobbiamo difenderla?
Come
possiamo difenderla?

Prima di prendere di petto queste questioni, e utile che dichiari il mio e il nostro scopo. Siccome se lo aspettano e ce lo chiedono in molti, e giusto non deludere tanta curiosita.

Poiche la piega che stanno prendendo le cose in Occidente, soprattutto in Europa, non ci piace, e ne siamo preoccupati, noi di "Magna Carta" intendiamo dibattere e scuotere questa situazione. Cerchiamo di dire alla gente cio che la gente - sempre di piu - desidera le sia detto, perche avverte reticenza in tanti politici, ostilita in tanti intellettuali, irresponsabilita in tanta cultura.

Assumendo questo ruolo, facciamo politica? Si, la facciamo, e siamo ambiziosi. Perche, con la nostra azione culturale, vogliamo presentarci alla politica ufficiale, farla uscire dal torpore, richiamarla al suo senso piu alto e nobile. E perche vogliamo sfidare i ritardi, le pigrizie, le inerzie di chi riteneva di avere l'egemonia culturale e pensava che la questione dell'identita, dei principi e dei valori della nostra tradizione, fosse monopolio loro, da coniugarsi alla maniera loro, da mettere nell'agenda politica della parte fissata da loro.

Siamo intenzionati a dare voce chiara e parola non equivoca a tanta gente che ce lo chiede. A quelle forze politiche che per ideali sono piu affini a noi chiediamo di essere ascoltati, perche temiamo che, se non prestano attenzione ai problemi che noi dibattiamo, tanti cittadini potrebbero sentirsi smarriti e incerti.

2. Quale identita

E ora vengo alla mia prima questione: di quale identita stiamo parlando?

La risposta e facile. L'identita di un popolo la fornisce la sua tradizione, la sua storia. E la nostra storia e greco-romana e giudaico cristiana. Piu volte ho ricordato che noi discendiamo da tre colline - il Sinai, il Golgota, l'Acropoli - e abbiamo abitato in tre capitali - Gerusalemme, Atene, Roma. In quei luoghi si e formata la nostra tradizione. La tradizione delle istituzioni pubbliche, da cui, con un lungo percorso, sono derivati i nostri attuali regimi liberali e democratici. E la tradizione della dignita della persona, da cui, con un percorso altrettanto lungo, sono discesi i nostri diritti, i nostri principi e i nostri valori.

Pensiamoci con attenzione. Grazie alla polis e allo jus, siamo governati da leggi e istituzioni, e siamo cittadini uguali. Grazie al Dio creatore, siamo considerati persone degne di rispetto. E grazie alla polis e allo jus e al Dio creatore assieme, viviamo oggi in regimi liberali e democratici.

Questa non e teoria, e un fatto. Questo fatto della nostra tradizione lo tocchiamo persino nell'aspetto delle nostre citta: in quella piazza il parlamento, in quell'altra il governo, in quell'altra il tribunale, in quell'altra la scuola, in quell'altra ancora la chiesa o la basilica o l'abbazia. Lo stesso fatto lo vediamo nella nostra arte, lo leggiamo nella letteratura, lo comprendiamo dalle nostre costituzioni, lo sentiamo nella nostra musica, lo avvertiamo nei nostri ideali. Togliete questo fatto e avrete tolto la nostra identita.

C'e un'obiezione: come negare che noi discendiamo anche da altro, non solo dalle tre capitali? Questa obiezione e fondata, ma e facilmente superabile. E vero, discendiamo anche da altre citta. Dalla Firenze di Dante, dalla Pisa di Galileo, dalla Cambridge di Newton, dalla Konigsberg di Kant, dalla Amsterdam di Spinoza, dalla Ginevra di Rousseau, dalla Vienna di Freud, e da tanti altri posti ancora che hanno dato i natali ai nostri grandi padri. La storia ci ha mescolati, ma le nostre mescolanze sono state altrettanti innesti su un unico tronco e sulle stesse radici. Gli innesti hanno arricchito l'albero, ma sono le radici e il troncone che hanno dato linfa ai rami e alle foglie. Ancor oggi, se vogliamo definire chi siamo e capire perche siamo cosi e non altrimenti, dobbiamo dire che siamo i figli o i discendenti lontani di Gerusalemme, Atene e Roma. Dunque, non importa che siamo mescolati. Importa che abbiamo la stessa genealogia. E ancor piu importa che ne siamo consapevoli.

Esiste una seconda obiezione, ed e piu seria. Essa riguarda in particolare la parte giudaico-cristiana della nostra identita e dice: se la nostra identita e giudaico-cristiana, come possiamo stare assieme agli altri che ne hanno una loro propria? Come possiamo condividere gli stessi principi e valori con coloro della cui identita e parte essenziale un'altra religione?

Nel messaggio che ci ha inviato a Norcia, Papa Benedetto XVI ci e venuto incontro e ci ha anticipato la risposta corretta a questa domanda. Per i credenti cristiani - Egli ci ha detto - i diritti fondamentali sono . Essi dunque sono diritti che preesistono . Ma anche per i non credenti, o per i credenti in altre religione, i diritti fondamentali dell'uomo vengono prima dello Stato, perche essi .

Questa e la risposta corretta all'obiezione: le nostre diverse religioni non sono gabbie, non sono ostacoli ad una comune identita, perche anche chi non e religioso o ha religioni diverse dalla nostra puo e deve riconoscere che in ogni uomo c'e una persona, che ogni persona ha un valore in se, e che questo valore in se rende la persona soggetto degli stessi diritti fondamentali. Dunque, anche se non possiamo tutti dirci figli dello stesso Dio, possiamo tutti dirci membri della stessa civilta. Anche se le nostre religioni sono diverse, la nostra civilta ci rende uguali, perche ci mette a disposizione un uguale patrimonio di diritti fondamentali.

E questo arricchisce la risposta alla domanda da cui siamo partiti: qual e la nostra identita? Abbiamo detto: quella giudaico-cristiana. Ora possiamo completare la risposta: la nostra identita giudaico-cristiana e un'identita specifica e universale. E specifica, perche e la nostra, qui e ora. E universale, perche, se riconosce che la dignita dell'uomo viene prima della legge degli Stati, allora questa nostra identita vale per tutti, da ospitalita a tutti, mette gli stessi principi e valori a disposizione di tutti.

Tra questi principi, ne cito uno che noi siamo spesso accusati di negare: lo Stato laico. Noi invece questo principio lo affermiamo. Ma, ha ragione Benedetto XVI nel messaggio di Norcia, la laicita deve essere . Che vuol dire? Non vuol dire che lo Stato e neutrale o indifferente, perche, dovendo basarsi sul principio della dignita della persona, lo Stato adotta una lunga serie di altri valori. Non vuol dire che lo Stato e senza valori, perche, se rispetta la persona, lo Stato protegge anche tutti gli altri valori connessi. Non vuol dire che lo Stato e laicista, cioe che confina le religioni professate dai propri cittadini nella loro sfera privata, le bandisce da quella pubblica, e le sostituisce tutte con una propria, cosi come si vede fare in Europa quando le autorita bandiscono i simboli religiosi dall'abbigliamento dei cittadini o dai luoghi pubblici. No, e quella dello Stato che, quando legifera attorno a valori, rispetta comunque la natura dell'uomo, la dignita della persona.

E poi ci sono gli altri principi: l'autonomia della societa civile, il governo della legge, le istituzioni democratiche, la separazione dei poteri, il controllo circolare e il bilanciamento delle autorita, fanno parte anch'essi della nostra identita.

Quanto ai valori, anche qui possiamo limitarci a ricordare i principali. La inviolabilita della vita, la dignita della persona, la liberta individuale, l'uguaglianza - prima fra tutte l'uguaglianza uomo-donna - la tolleranza, il rispetto, la solidarieta, la giustizia, e cosi via, sono tutti elementi della nostra identita.

Possiamo allora concludere su questo punto dicendo: se accettiamo la nostra identita giudaico-cristiana, abbiamo un'eredita comune di cui tutti possono beneficiare. Tutti: cristiani, ebrei, islamici, credenti e non credenti. Tutti: purche accettino quella eredita di principi e valori.

3. Perche difendere la nostra identita

Ora che abbiamo identificato un'eredita comune - la nostra cittadinanza specifica e universale - possiamo passare alla seconda questione. Perche dobbiamo difenderla?

Do due risposte. La prima e perche la nostra identita e attaccata dal terrorismo e dal fondamentalismo che si richiamano all'islam. Ho gia detto che possiamo convivere con cittadini di fede islamica. Ma i fondamentalisti non sono tutti gli islamici. Fondamentalisti sono oggi quegli islamici che non vogliono convivere con noi, perche intendono imporre le loro leggi a noi. Fondamentalisti sono quelli che ci definiscono , ci considerano corrotti, ci dichiarano una , vogliono distruggere l'Occidente, cercano di rovesciare l'ordine mondiale.

Attenzione alle loro parole. Quando ci chiamano con disprezzo , noi siamo accusati non di aver fatto qualcosa, ma di essere qualcosa, precisamente di essere i rappresentanti della tradizione giudaico-cristiana. E quando ci dichiarano la guerra santa, non lo fanno per rivendicazioni territoriali o economiche, lo fanno perche vogliono abbattere la nostra civilta.

L'altra ragione per cui dobbiamo difendere la nostra identita e perche la stiamo smarrendo. Proprio la risposta che stiamo dando al terrorismo e al fondamentalismo ne e un esempio. Come abbiamo reagito noi in Europa?

Dapprima con la retorica, quando, dopo l'11 settembre, abbiamo detto , senza crederci neanche un po'. Poi con l'appeasement con gli avversari, quando una parte dell'Europa si e divisa dall'altra e si e allontanata dall'America. Poi con la resa, quando, dopo la strage di Madrid, alcuni hanno ritirato le truppe dall'Iraq. Infine, con la dissimulazione, quando molti si sono nascosti dietro lo scudo dell'Onu per disattenderne subito le risoluzioni prese all'unanimita. E poi col pacifismo, con l'autocritica fino all'autoflagellazione, con l'acquiscenza.

Ma, quanto al pacifismo, la nostra tradizione dice "beati i pacifici", non dice beati coloro che fuggono quando sono attaccati. E neppure dice beati quelli che non si prendono responsabilita. Pacifici sono i "costruttori di pace". Quale titolo di merito l'Europa ha oggi se si fanno progressi enormi verso la costruzione della pace nel conflitto fra Israeliani e Palestinesi? Quale contributo ha dato a costruire la pace e la democrazia in Iraq? Che cosa sta facendo per promuovere ed esportare la cultura dei diritti umani fondamentali in quei paesi che ancora non la rispettano?

Quanto all'autocritica, perche l'Europa ritiene che il terrorismo sia colpa nostra? C'e solo una ragione: l'Europa ha cosi poca fede nella propria identita che crede che essa sia la causa e non il bersaglio degli attacchi che subisce. Percio questa identita la cancella persino dal Preambolo della Costituzione. Percio considera il terrorismo come un fenomeno di reazione e di difesa contro il nostro supposto espansionismo, e non invece quale in effetti e, un fenomeno di aggressione e di guerra alla nostra civilta. E percio tratta i terroristi come guerriglieri e i nostri soldati come occupanti anziche come liberatori.

Non e cosi! I nostri soldati sono in Iraq non per conquistare qualcosa per noi, ma per dare qualcosa a loro, ai cittadini iracheni. Sono in Iraq non perche noi siamo imperialisti, ma perche noi siamo democratici e della democrazia vogliamo fare un bene per tutti.

Infine, quanto all'acquiescenza, essa e la merce che l'Europa consuma di piu. Si consideri il fenomeno dell'immigrazione, soprattutto quella islamica, che crea dappertutto i principali problemi di integrazione. Come ha risposto l'Europa? Con due modelli sbagliati.

Il primo modello e quello del multiculturalismo. Esso dice cosi: accettiamo tutti gli individui, consentiamo e favoriamo che essi vivano nelle rispettive comunita, deleghiamo a queste comunita, mediante le loro chiese, scuole, associazioni, la cura dell'identita degli individui, e occupiamoci solo della convivenza di tutte le comunita. Risultato? Ghetti, incomunicabilita, conflitti, fino ai terroristi di seconda generazione. Dopo le bombe di Londra, il Presidente della Commissione per l'uguaglianza razziale inglese Trevor Phillips ha scritto: . Proprio cosi: noi siamo sonnambuli sul precipizio. Ci vantiamo della nostra ospitalita, ma, privi di identita come siamo e vogliamo essere, corriamo il rischio dell'assimilazione al contrario, dell'ospitante da parte dell'ospite.

L'altro modello europeo di integrazione e quello nazionalista e giacobino. Qui e il laicismo che e responsabile del fallimento. Il modello dice: releghiamo la religione solo nella sfera privata degli individui, neghiamole qualsiasi ruolo pubblico, aboliamo tutti i segni e simboli di identita degli immigrati cosi come dei cittadini autoctoni, obblighiamo tutti ad un'unica identita, quella laica imposta dalla legge. Qual e stato il risultato? Lo stesso: segregazione, tensioni, incendi nelle periferie.

Che cosa hanno in comune questi due modelli sbagliati? Hanno in comune il relativismo, l'idea che una cultura vale l'altra, che una identita e buona come un'altra. Hanno in comune il nichilismo, l'idea che non c'e piu verita, neanche la verita dei diritti umani fondamentali. Hanno in comune l'atteggiamento della decadenza e il sentimento della rassegnazione.

Mi chiedo: come si fa a non prendere atto dei risultati disastrosi che questa cultura e questa politica hanno prodotto? Giustamente, a proposito degli incidenti nelle banlieues, il Presidente francese ha detto che siamo in mezzo ad una . Si puo allora riprendere quanto si era voluto espungere dal Preambolo della Costituzione europea? Oppure si deve continuare in una politica di tolleranza, anche quando di fatto essa e scaduta a indifferenza, negligenza e malcelata sopportazione?

4. Come difendere la nostra identita

Ho detto che la nostra identita oggi e attaccata e che noi la stiamo disperdendo. Devo aggiungere anche che la stiamo violando. Questo accade su molti temi di bioetica. E da qui prendo lo spunto per rispondere alla mia terza e ultima domanda: come possiamo difendere la nostra identita?

Tutti ricordiamo la campagna dei laicisti al tempo del referendum sulla procreazione assistita. Che cosa era in gioco?

Non si trattava di correggere qualche aspetto di una legge, perche un emendamento si poteva approvare in Parlamento. E neppure si trattava di rifiutare lo Stato laico o la distinzione religione-politica, perche nessuno li aveva messi in discussione, se non gli stessi laicisti che sono i veri avversari, oltre che della religione, dello Stato sanamente laico.

No. Si trattava di rispondere ad una sfida laicista su domande cruciali per la nostra identita. Fra le altre, queste:

L'embrione e qualcosa o qualcuno, e persona o cosa?

La vita di un embrione e strumento per soddisfare diritti e desideri degli adulti oppure vale in se?

La ricerca scientifica e un bene supremo a cui subordinare tutti gli altri, o ha dei limiti etici?

Alla fine, la domanda era: quei valori che fanno parte integrante e fondante della nostra tradizione giudaico-cristiana - in particolare il rispetto della vita umana e della dignita della persona - sono ancora validi per noi?

La nostra risposta e stata: si, lo sono. Noi li dobbiamo ancora coltivare, dobbiamo cercare di collocarli nel miglior compromesso possibile con altri valori sapendo che qualunque compromesso e una perdita morale, ma non dobbiamo dimenticarli.

Quello che era in gioco sulla fecondazione assistita, lo e anche sulla questione dei matrimoni omosessuali. Qui la questione e: il matrimonio fra persone di sesso diverso, su cui, secondo la nostra Costituzione, e fondata la famiglia come - e si badi: naturale, non: culturale o giuridica - e ancora un'istituzione morale, oppure possiamo cambiarla a nostro piacimento?

La nostra risposta e: quel matrimonio eterosessuale rispecchia un ordine morale e deve essere tutelato. Non c'entrano le discriminazioni. La discriminazione in base a costumi sessuali in fatto di diritti politici, di diritto al lavoro, all'istruzione, eccetera, e odiosa e inaccettabile. Ma la discriminazione in base al matrimonio di persone dello stesso sesso, non e discriminazione: e un divieto morale dettato dalla nostra identita.

Anche sul tema dell'aborto e in gioco l'identita. La nostra posizione e che l'aborto puo essere una tragica necessita, ma resta una soppressione di una una vita e una persona. Quando si parla di "civilta" della legge 194, dobbiamo aver chiaro che essa non consiste nell'aver introdotto un diritto ad abortire, ma nell'aver posto un limite e un divieto agli aborti clandestini. Non e genuina civilta autorizzare la morte, lo e aiutare le famiglie, con la solidarieta, l'assistenza, l'educazione, affinche quella tragica scelta non si verifichi o si verifichi il meno possibile.

Mi pare chiara ora la risposta al come dobbiamo difendere la nostra identita. La difendiamo affermando i nostri principi, sostenendo i nostri valori, rispettando la nostra tradizione, promuovendo la nostra civilta. Possiamo farlo senza sentirci arroganti, dogmatici, colpevoli. Possiamo farlo con la consapevolezza dei nostri limiti ma anche con la serena coscienza dei nostri meriti. E se si puo fare - e qui torniamo ad appellarci alle forze politiche - allora si deve fare.

Per oggi, e per una "minoranza creativa", mi pare che sia sufficiente.



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