65ª Seduta pubblica
Giovedì 11 luglio 2013 alle ore 15:02
Con 203 voti favorevoli, 54 contrari e 4 astenuti, l'Assemblea ha approvato, in prima deliberazione, il ddl costituzionale n. 813, recante istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali. Il testo passa ora alla Camera dei deputati.
Il disegno di legge prevede l'istituzione di un Comitato parlamentare, composto da venti deputati e venti senatori, nominati dai Presidenti delle Camere tra i componenti delle Commissioni affari costituzionali dei due rami del Parlamento. Il Comitato esamina in sede referente i progetti di legge costituzionale relativi ai Titoli I, II, III e V della parte seconda della Costituzione e i conseguenti progetti di legge ordinaria di riforma dei sistemi elettorali. E' fissato un termine di diciotto mesi per la conclusione dei lavori: al Comitato sono riservati sei mesi per completare l'esame in sede referente; ciascun ramo del Parlamento ha poi tre mesi di tempo per esaminare i progetti di legge; l'intervallo tra la prima e la seconda deliberazione è ridotto a quarantacinque giorni. E' prevista, infine, la possibilità di un referendum confermativo anche nel caso in cui il testo di legge sia approvato a maggioranza dei due terzi delle Camere.
Nella seduta antimeridiana si è conclusa la votazione degli articoli: sono stati approvati soltanto gli emendamenti della relatrice, riguardanti composizione e competenza del Comitato. L'emendamento 1.300 prevede l'integrazione dell'Ufficio di Presidenza, in sede di programmazione dei lavori, con i rappresentanti dei Gruppi parlamentari. Gli emendamenti 2.300 e 4.300 estendono la procedura speciale, in materia elettorale, esclusivamente ai conseguenti progetti di legge ordinaria concernenti i sistemi di elezione delle due Camere. L'emendamento 2.301 attribuisce al Comitato anche l'esame e l'elaborazione delle modificazioni strettamente connesse ad altre disposizioni della Costituzione. Sono stati approvati, inoltre, ordini del giorno della Lega Nord, che impegnano il Governo a considerare il termine di diciotto mesi essenziale ai fini della coerenza programmatica della sua azione; a rispettare le autonomie territoriali e a realizzare il federalismo fiscale attraverso l'applicazione dei costi standard. Il Senato si è impegnato, inoltre, a finalizzare la riforma costituzionale a un ridimensionamento dei costi della politica e a rivedere la legge elettorale nel senso di attribuire agli elettori la possibilità di scegliere gli eletti e di garantire la governabilità. Un ordine del giorno del Movimento 5 Stelle prevede, infine, la possibilità di realizzare una piattaforma telematica sul sito istituzionale del Parlamento per svolgere una discussione pubblica on line dei temi della revisione costituzionale e della conseguente riforma elettorale.
A favore del ddl costituzionale hanno votato i Gruppi di maggioranza e la Lega Nord. I Gruppi di opposizione hanno votato contro, accusando i partiti di maggioranza di scaricare sulle istituzioni responsabilità ascrivibili alla cattiva politica. Le dichiarazioni di voto sono state svolte dai senatori: Palermo (Autonomie-PSI), Giovanni Mauro (GAL), Loredana De Petris (Misto-SEL), Susta (SCpI), Campanella (M5S), Bruno (PdL), Zanda (PD). In dissenso dal Gruppo, il senatore Minzolini (PdL) ha annunciato l'astensione.
Favorevole al rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta, il Movimento 5 Stelle ha criticato la procedura straordinaria di revisione che contravviene al carattere rigido della Costituzione e comprime le prerogative dei parlamentari, in assenza di un'intesa di massima sui contenuti. Contraria ad ogni ipotesi presidenziale, SEL ha contestato l'ancoraggio della riforma elettorale ad una riforma costituzionale utilizzata come collante di un'anomala maggioranza, e ha evidenziato l'urgenza di un intervento ordinario per abrogare il Porcellum. Scelta Civica ha posto invece l'accento sul carattere prioritario della modifica della forma di governo. La Lega Nord ha ricordato di aver accordato l'astensione al nuovo Governo perché l'Esecutivo si è impegnato a varare, entro tempi certi, riforme costituzionali volte a ridurre il numero dei parlamentari e a realizzare il federalismo fiscale. Il Gruppo Per le Autonomie ha auspicato un lavoro sistematico, giudicando infondata, in questa fase, la preoccupazione di un eccesso di revisione costituzionale. Grandi Autonomie e Libertà ha espresso rammarico per il mancato inserimento della riforma della giustizia nella procedura speciale di revisione e ha auspicato un intervento ponderato sulle province. Giudicando inopportune in questa fase le considerazioni di merito, il PdL ha ricordato che l'istituzione del Comitato ha corretto in modo significativo l'ipotesi originaria della Convenzione, riaffermando la centralità del Parlamento e accogliendo le istanze delle opposizioni. Nel rilevare che l'istituzione del Comitato è rispettosa dello spirito dell'articolo 138 della Costituzione, il PD ha sottolineato la necessità di superare la legge elettorale vigente e l'urgenza, per evitare il declino, di aggiornare la Costituzione, con particolare riguardo a bicameralismo e titolo V.