588ª Seduta pubblica
Mercoledì 9 marzo 2016 alle ore 09:31
L'Assemblea ha approvato con modifiche il ddl n. 1917, disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Il testo torna all'esame della Camera.
L'articolo 1 richiama i principi dettati dall'articolo 11 della Costituzione e definisce l'ambito di applicazione del provvedimento, che riguarda sia la partecipazione delle Forze armate e delle Forze di polizia, sia l'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale. L'articolo 2 stabilisce la procedura da seguire per l'autorizzazione delle missioni e per il loro finanziamento. Il primo passaggio è la delibera del Consiglio dei ministri, adottata previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventuale convocazione del Consiglio supremo di difesa. La deliberazione dovrà essere trasmessa alle Camere le quali la discutono tempestivamente e l'autorizzano con appositi atti di indirizzo, definendo eventualmente impegni particolari per il Governo. La comunicazione al Parlamento deve essere molto dettagliata. Per ciascuna missione, il Governo deve indicare: l'area geografica, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti, il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso. L'articolo 3 disciplina le relazioni tra Governo e Parlamento nella fase successiva all'autorizzazione iniziale della missione. Il Governo presenta alle Camere una relazione analitica annuale sulle missioni in corso, precisandone l'andamento e i risultati. La relazione è corredata da un documento di sintesi operativo per ciascuna missione, che indica durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato, scadenza. A seguito della presentazione della relazione, che deve avvenire entro il 31 dicembre di ogni anno, si apre la «sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate», durante la quale le Camere discutono e deliberano sulla prosecuzione di ciascuna missione, su eventuali proroghe o modifiche della partecipazione italiana. L'articolo 4 istituisce un apposito fondo destinato al finanziamento delle missioni internazionali, la cui dotazione è definita dalla legge di stabilità. Nel fondo confluiscono anche le risorse destinate alle politiche di cooperazione allo sviluppo e agli interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Le risorse necessarie per il fabbisogno delle missioni sono definite con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri: gli schemi di decreti, corredati di relazione tecnica, sono trasmessi alle Commissioni parlamentari, che devono rendere il parere entro venti giorni. Gli articoli da 5 a 17 recano disposizioni generali in materia di personale. L'articolo 17 istituisce la figura del consigliere per la cooperazione civile del Comandante militare italiano del contingente internazionale. L'articolo 18 prevede l'applicazione in linea generale del codice penale militare di pace, individuando il tribunale militare di Roma come giudice competente. È fatta salva tuttavia la facoltà del Governo di deliberare l'applicazione del codice penale militare di guerra. E' prevista inoltre \la non punibilità del personale delle missioni che fa uso della forza nell'ambito delineato dalle regole di ingaggio e dagli ordini legittimamente impartiti. Gli articoli da 20 a 25 contengono disposizioni contabili e di natura eterogenea. L'articolo 20 autorizza il Ministero della difesa, nei casi di necessità e urgenza, a ricorrere ad acquisti e a lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, entro il limite complessivo di 50 milioni di euro annui. L'articolo 21 stabilisce che, al fine di sopperire a esigenze di prima necessità della popolazione locale, i comandanti dei contingenti militari possano essere autorizzati a disporre interventi, acquisti o lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, nel limite annuo complessivo stabilito con i decreti del Presidente del Consiglio.
Nella seduta di ieri sono stati approvati, con emendamenti del relatore e del Governo, tutti gli articoli, ad eccezione dell'articolo 19, che è stato accantonato. Oggi è stata approvata la proposta del relatore Latorre di stralciare l'articolo 19: le specifiche misure di intelligence per la gestione delle crisi, introdotte dalle Commissione riunite, sono state recepite nell'ultimo decreto-legge di proroga delle missioni internazionali. E' stato approvato inoltre l'emendamento aggiuntivo 19.0. 550 (testo 2) del relatore Latorre che, limitatamente alla legislatura in corso, integra la composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) di un ulteriore deputato e di un ulteriore senatore. I componenti aggiuntivi sono individuati tra il Gruppo di maggioranza e il Gruppo di opposizione con la più alta incidenza percentuale nei due rami del Parlamento. Il relatore ha spiegato che la disposizione serve a sanare un vulnus: la mancata rappresentanza nel Comitato del Gruppo FI-PdL.
Nelle dichiarazioni finali, SI-SEL e M5S hanno annunciato l'astensione: la sen. Petraglia (SI-SEL) ha giudicato il ddl insufficiente a garantire la legalità internazionale delle missioni e la loro coerenza con la Costituzione. Il provvedimento non modifica l'impianto della politica estera, che dovrebbe puntare su interventi umanitari e non su operazioni belliche, e lascia in capo al Governo la deliberazione degli interventi. Le norme sull'intelligence sono state utilizzate per inviare corpi speciali in Libia senza un voto parlamentare. Secondo M5S il ddl non definisce con precisione il concetto di missione internazionale, ammette la partecipazioni a operazioni non deliberate dall'ONU, confida acriticamente nel ricorso allo strumento militare per affrontare situazioni di crisi. Il sen. Tarquinio (CR), nell'annunciare voto favorevole, ha sollecitato regole di ingaggio più chiare. Il sen. Divina (LN), annunciando voto favorevole, ha criticato l'appiattimento della politica estera e militare italiana su quella americana con riferimento al Mediterraneo e al Medio Oriente. Il sen. Mario Mauro (GAL), nell'annunciare voto favorevole, ha espresso perplessità sui poteri attribuiti al Presidente del Consiglio in tema di gestione delle risorse di intelligence. Hanno annunciato voto favorevole anche i sen. Compagnone (AL), Battista (Aut), Gualdani (AP) e Vattuone (PD): la legge quadro consente di superare il ricorso sistematico a decreti-legge, giova alle esigenze di programmazione degli interventi, rafforza il controllo del Parlamento sulle singole missioni. Nell'annunciare voto favorevole, il sen. Alicata (FI-PdL) ha ricordato che l'intervento degli alleati in Libia e Siria ha destabilizzato il Mediterraneo e il Medio Oriente. Ha quindi invitato il Governo a verificare il contributo di Francia e Gran Bretagna, prima di richiedere il comando delle operazioni in Libia.
Il Ministro degli affari esteri Gentiloni ha reso un'informativa sulla situazione in Libia. Il Ministro ha ricostruito la vicenda dei quattro connazionali sequestrati in Libia, che si è conclusa con l'uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano. Al momento non sono emerse responsabilità di Daesh: l'ipotesi più accreditata riconduce ad un gruppo criminale filo-islamico. Il Governo non ha pagato alcun riscatto per i due connazionali liberati. A cinque anni dalla caduta di Gheddafi, la Libia è un Paese frammentato e diviso: è interesse dell'Italia evitare il collasso, che trasformerebbe il Paese in una polveriera e provocherebbe una crisi umanitaria. Serve un Governo legittimo che riacquisti il controllo del territorio, contrasti la presenza di formazioni jihadiste e il traffico di migranti. L'Italia sosterrà dunque il processo iniziato con la conferenza di Roma e lavorerà per la sicurezza del Governo di Tobruk. Il Comitato parlamentare sulla sicurezza sarà costantemente informato. Un intervento militare contro Daesh non garantirebbe la stabilizzazione della Libia: il Paese va difeso dalla minaccia terroristica con risposte proporzionate e concordate tra gli alleati. Il Governo italiano non si farà trascinare in avventure inutili e pericolose per la sicurezza nazionale e agirà con fermezza, prudenza e responsabilità.
Nella successiva discussione il sen. Lucidi (M5S) ha evidenziato l'irrilevanza della politica italiana: il futuro della Libia è già scritto, il Paese sarà diviso in tre aree sotto l'influenza francese, britannica e italiana. Il sen. Compagna (CR) ha evidenziato la fragilità del percorso individuato dalla Conferenza di Roma e gli errori commessi dalle Nazioni Unite. Secondo il sen. Stucchi (LN) bisognerebbe percorrere in Libia una strada alternativa a quella dell'accordo per l'unità nazionale e valutare rapidamente l'ipotesi di un intervento militare contro Daesh. Il sen. Mario Mauro (GAL) ha sollecitato chiarimenti sulla strategia italiana e sui rapporti e gli impegni assunti con gli alleati. Il sen. Amoruso (AL) ha posto l'accento sugli errori commessi nella fase delle primavere arabe e ha auspicato una sorta di piano Marshall per il Mediterraneo. Secondo il sen. Napolitano (Aut) il Governo italiano è giustamente prudente ed è legittimo un intervento internazionale concordato contro il fondamentalismo islamico a tutela della sicurezza. Il sen. De Cristofaro (SI-SEL) ha criticato il Presidente del Consiglio per non aver informato il Parlamento sulle operazioni in Libia e per non aver escluso l'intervento militare ove non sia richiesto da un Governo libico legittimo. Una missione militare in Libia avrebbe effetti disastrosi: rafforzerebbe Daesh e aggraverebbe l'ondata migratoria. Secondo il sen. Casini (AP) la tripartizione della Libia non è decisa e l'Italia rivendica giustamente un ruolo guida nel futuro del Paese. La posizione del Governo italiano, che ha come interlocutore obbligato il Governo di Tobruk, è ragionevole: bisogna convincere gli alleati che un intervento militare di grandi proporzioni ricompatterebbe le diverse etnie contro l'Occidente, rafforzando Daesh. Sulla questione Regeni, infine, il sen. Casini ha invitato il Governo a tutelare il decoro e la dignità del Paese. Secondo il sen. Santangelo (M5S) la strategia italiana è decisa dagli Stati Uniti con i quali sono stati stretti accordi di cui il Parlamento è all'oscuro. Secondo il sen. Paolo Romani (FI-PdL) i concetti di fermezza, responsabilità e prudenza vanno declinati nell'ambito della normativa internazionale, che consente un intervento a tutela della sicurezza. Il Capogruppo di Forza Italia ha evidenziato il carattere multiforme di Daesh che in Iraq ha agito come una forza di liberazione e di organizzazione, mentre in Siria è un'organizzazione criminale. L'esperienza in Afghanistan dimostra che i corpi speciali consentono interventi mirati ed efficaci, ma la vicenda di Sabrata evidenzia che qualcosa non ha funzionato. Il sen. Zanda (PD) ha osservato che la Libia è già una polveriera e rischia di diventare una base di attacco contro l'Europa. La situazione è molto complessa: l'assenza di un governo autorevole rende impossibile la stabilizzazione, ma il mancato pronunciamento del Parlamento libico su una missione militare alimenterebbe sentimenti antioccidentali.