565ª Seduta pubblica
Martedì 26 gennaio 2016 alle ore 16:31
L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 2195 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA, già approvato dalla Camera dei deputati
I relatori, sen. Camilla Fabbri (PD) e Laniece (Aut), hanno riferito sul provvedimento che è volto ad accelerare le procedure per la cessione a terzi dei complessi aziendali dell'ILVA, attualmente in amministrazione straordinaria, attraverso una stabilizzazione finanziaria, industriale e gestionale. Il decreto prevede le risorse necessarie per la bonifica e il risanamento ambientale; per gli stipendi dei dipendenti, con particolare attenzione ai lavoratori con contratto di solidarietà dello stabilimento di Genova Cornigliano; per i creditori dell'indotto, attraverso il Fondo di garanzia per le Pmi fornitrici di ILVA. Qualora si rendessero disponibili le risorse sequestrate alla famiglia Riva, inoltre, viene stabilito che esse siano destinate a un apposito fondo del Ministero dell'Ambiente per le bonifiche.
Alcune disposizioni riguardano l'individuazione, a trattativa privata, dell'affittuario o dell'acquirente: la rapidità ed efficienza dell'intervento è riferita anche ai profili di tutela ambientale. Si prevede poi che la perizia sul prezzo di mercato dei beni possa essere effettuata, oltre che da società finanziarie, anche da società di consulenza aziendale e si richiede che le offerte siano corredate da un piano industriale e finanziario. Il termine entro il quale i commissari del Gruppo ILVA devono espletare le procedure per il trasferimento dei complessi aziendali viene fissato al 30 giugno 2016. Si dispone l'erogazione in favore dell'amministrazione straordinaria della somma di 300 milioni di euro, che l'aggiudicatario dei beni aziendali provvederà a restituire allo Stato, maggiorata degli interessi, entro 60 giorni dal decreto di cessazione dell'esercizio dell'impresa. Si prevede che l'organo commissariale provveda con priorità al pagamento dei debiti prededucibili contratti nel corso dell'amministrazione straordinaria. La Camera dei deputati ha inserito ulteriori norme che autorizzano i commissari straordinari a contrarre finanziamenti statali per 800 milioni di euro (600 milioni nel 2016 e 200 milioni nel 2017), al fine esclusivo di realizzare il piano delle misure e delle attività di natura ambientale e sanitaria. Il termine ultimo per l'attuazione del piano è fissato al 30 giugno 2017. La Camera ha modificato, rendendoli più estensivi, i criteri per l'accesso alle risorse del Fondo di garanzia per le imprese creditrici dell'ILVA; ha previsto che per i lavoratori dello stabilimento di Genova Cornigliano inseriti in contratti di solidarietà prima dell'entrata in vigore del Jobs Act continui ad applicarsi l'aumento del 10 per cento; ha stabilito che, a seguito del trasferimento dei complessi aziendali, le somme eventualmente confiscate o comunque pervenute allo Stato all'esito di procedimenti penali siano versate per un massimo di 800 milioni di euro all'entrata del bilancio dello Stato a titolo di restituzione del prestito statale e, per la parte eccedente, sulla contabilità speciale dell'amministrazione straordinaria per finanziare interventi di risanamento e bonifica ambientale e, in via subordinata, la riqualificazione e riconversione produttiva dei siti contaminati, nei comuni di Taranto e Statte. E' stato introdotto l'obbligo per l'aggiudicatario di presentare al Parlamento, per almeno cinque anni, una relazione semestrale relativa allo stato di riconversione industriale e alle attività di tutela ambientale e sanitaria dello stabilimento ILVA di Taranto e si è infine previsto che i commissari inviino al Parlamento una relazione sull'attività posta in essere con riguardo al materiale presente nello stabilimento dell'ILVA di Taranto che possa contenere amianto o materiale radioattivo entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge.
Nella discussione generale hanno preso la parola i sen. Amidei, Zuffada, Scilipoti Isgrò, Piccoli (FI-PdL); Maurizio Rossi (Misto); Alessandra Bencini, Maurizio Romani (Misto-IdV); Girotto, Paola Nugnes, Martelli (M5S); Laura Puppato, Mucchetti, Caleo (PD); D'Anna (AL); Liuzzi (CR); Arrigoni (LN); Barozzino (SEL).
Secondo le opposizioni il nono decreto per l'Ilva di Taranto testimonia il fallimento del Governo e della gestione commissariale, che non ha elaborato un piano industriale. La Commissione europea ha aperto una procedura d'infrazione per aiuti di Stato, mentre il blocco in Svizzera delle risorse della famiglia Riva rende problematico il rientro nelle casse dello Stato dei finanziamenti erogati. Diverse le soluzioni prospettate: secondo Forza Italia sarà difficile trovare un acquirente per una società che ha perso valore e ha dimezzato la capacità produttiva; la divisione degli asset del gruppo desta inoltre preoccupazione per il mantenimento dei livelli occupazionali. Per rilanciare la produzione dell'acciaio occorrerebbe prevedere limiti specifici ai provvedimenti di blocco e sequestro della magistratura e rendere più graduale il rispetto dei parametri ambientali. Secondo Movimento 5 Stelle la priorità dovrebbe essere il risanamento ambientale: lo slittamento del piano ambientale e la possibilità di modificare l'autorizzazione integrata ambientale sono inaccettabili. La chiusura dello stabilimento di Taranto, il ricollocamento dei lavoratori, la salvaguardia dell'indotto e l'avvio di un piano di riconversione industriale costerebbero meno del rilancio della produzione di acciaio. Il Gruppo ha presentato emendamenti per la vendita ad evidenza pubblica, la pubblicazione del piano industriale, la responsabilità civile dei commissari e la mappatura dei rifiuti. La Lega Nord ha ricordato le responsabilità degli enti territoriali e degli organi di controllo rispetto alla situazione dell'Ilva di Taranto. Secondo il Gruppo bisogna garantire la continuità di impresa ed evitare la svendita del gruppo. L'errore originario è stato l'esproprio e il conseguente commissariamento dell'azienda: il Governo ha poi commesso altri due sbagli, modificando la norma che consentiva il rientro di beni sequestrati e sostituendo il commissario Bondi con Gnudi. SEL e il sen. Rossi (Misto) hanno espresso solidarietà ai lavoratori di Genova che difendono il posto di lavoro e chiedono la presenza del Governo all'incontro del prossimo 4 febbraio. Hanno rilevato, inoltre, che il decreto non dà sufficienti risposte: non chiarisce quali siano le clausole sociali e ambientali, se l'acquirente dovrà rispettare l'accordo di programma, se ci saranno risorse per il risanamento. Il Gruppo Conservatori e Riformisti ha posto l'accento sulla tutela delle imprese creditrici, la riduzione di emissioni di CO2, il ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga. Il sen. Mucchetti (PD) ha argomentato la necessità di associare al provvedimento un disegno di politica industriale, che coinvolga la Cassa depositi e prestiti, una società italiana che utilizza la tecnologia della preriduzione, la siderurgia privata del Nord e l'Eni. Diversamente, saranno cancellati i debiti pregressi per rendere più appetibile la vendita, ma non verrà salvata la siderurgia italiana.
Respinta la proposta di non passare all'esame degli articoli, avanzata dal sen. Martelli (M5S), si è passati all'esame degli emendamenti, che sono stati tutti respinti.
Le dichiarazioni e il voto finale sono state rinviate alla seduta di domani.